Leonardo Bellandi De Clemente. Identità multiple
Dal 25 Marzo 2014 al 12 Aprile 2014
Milano
Luogo: Associazione Culturale Renzo Cortina
Indirizzo: via Mac Mahon 14/7
Orari: 10-12.30 / 16.30-19.30; chiuso lunedì mattina e domenica
Curatori: Giovanni Cerri
Telefono per informazioni: +39 02 33607236
E-Mail info: artecortina@artecortina.it
Sito ufficiale: http://www.cortinaarte.it/
Leonardo Bellandi De Clementeè nato a Milano nel 1962. Dopo gli studi musicali, dai 17 ai 24 anni, nel 1986 comincia a lavorare come fotografo a concerti di musica jazz, spettacoli teatrali e ritratti ad attori. Negli anni ‘90 è co-fondatore e assistente regista di una compagnia teatrale che propone spettacoli sperimentali che si rifanno all'opera di Antonin Artaud. Successivamente, lavora nell'ambito della moda e dello still-life come fotografo, ma nel 2001 abbandona la professione e comincia una ricerca sperimentale nell'ambito della fotografia. Dal 2010 in poi esegue foto di reportage sociale nelle città di Milano e Parigi e prosegue la sperimentazione fotografica, avvalendosi delle tecniche digitali ma scattando prevalentemente in analogico. Tra i suoi fotografi di riferimento citiamo Atget, Walker Evans, Robert Frank, Mario Giacomelli, Gabriele Basilico, Josef Koudelka.
In questa mostra è presentato un nucleo di fotografie basato sul tema dell’habitat urbano e del nostro vivere la quotidianità; gli atti più comuni come il semplice passeggiare, deambulare, recarsi al lavoro prendendo i mezzi pubblici o i treni, o anche – purtroppo – esser fermi a chiedere elemosina, essere senza meta. Il tutto – siano immagini con presenza umana o senza – è “replicato”, moltiplicato, ogni fatto è molteplice, e quindi per contrasto quasi “azzerato” nel suo significato. Un edificio, o le persone che camminano, diventano elementi, luoghi e spazi astratti. Una metafora dell’estraniamento sociale ed esistenziale al quale stiamo assistendo nell’epoca più recente. La solitudine che annulla l’identità collettiva. Ogni cittadino diventa uno stato a parte, ma in questa estremo individualismo tutto appare perdere consistenza umana, in una raggelante omologazione.
In questa mostra è presentato un nucleo di fotografie basato sul tema dell’habitat urbano e del nostro vivere la quotidianità; gli atti più comuni come il semplice passeggiare, deambulare, recarsi al lavoro prendendo i mezzi pubblici o i treni, o anche – purtroppo – esser fermi a chiedere elemosina, essere senza meta. Il tutto – siano immagini con presenza umana o senza – è “replicato”, moltiplicato, ogni fatto è molteplice, e quindi per contrasto quasi “azzerato” nel suo significato. Un edificio, o le persone che camminano, diventano elementi, luoghi e spazi astratti. Una metafora dell’estraniamento sociale ed esistenziale al quale stiamo assistendo nell’epoca più recente. La solitudine che annulla l’identità collettiva. Ogni cittadino diventa uno stato a parte, ma in questa estremo individualismo tutto appare perdere consistenza umana, in una raggelante omologazione.
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