Mappe. Sguardi sui confini
Dal 20 Giugno 2018 al 15 Luglio 2018
Milano
Luogo: Triennale di Milano
Indirizzo: viale Alemagna 6
Orari: Martedì - Domenica 10.30 - 20.30. La biglietteria chiude un'ora prima
Curatori: Maria Paola Zedda, MIA Photo Fair Projects
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39.02.724341
E-Mail info: info@triennale.org
Sito ufficiale: http://www.triennale.org
Mappe. Sguardi sui confini mette a fuoco la produzione artistica dei territori di Usa/Messico, Ucraina, Iran e Turchia, luoghi dove i fermenti del contemporaneo si fanno sentire in modo acceso, sia sulla scena artistica sia su quella sociale e geopolitica, in cui l’attualità, i rivolgimenti economici, le pulsioni sociali attirano l’attenzione mondiale. Sono luoghi di limen, come suggerisce il nome della stessa Ucraina, il cui significato dallo slavo antico è sul confine.
La mostra è stata precedentemente presentata all’interno del progetto Mappe di Palazzo Litta Cultura, ideato dal Segretariato Regionale del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (MiBACT) per la Lombardia e da MoscaPartners, e, grazie alla partnership tra le due istituzioni culturali, prosegue alla Triennale di Milano dal 20 giugno al 15 luglio.
La sezione di arti visive, curata da Maria Paola Zedda e organizzata da Zeit, porta a Milano artisti provenienti dalle aree geografie a cui la mostra dedica il focus, al fine di realizzare un’indagine sulle scene artistiche di quelle zone. Sono in mostra le opere di Andreco e l’intervento performativo di Irwin (Prologo), i lavori di Martin Kollar e Anna Zvyagintseva (Ucraina), Daniel Monroy Cuevas (USA/Messico), Simin Keramati (Iran) e Halil Altindere (Turchia).
La sezione di fotografia, curata da MIA Photo Fair Projects, offre uno sguardo sulle condizioni e problematiche dei quattro Paesi attraverso la selezione di opere degli artisti Manu Brabo (Ucraina), Alejandro Cartagena (USA/Messico), Shadi Ghadirian (Iran) e Servet Koçyiğit (Turchia).
La mostra si apre con il prologo affidato ad Andreco, che presenta le due opere Between Nations – vincitore del Talent Prize 2017 Premio Speciale Fondazione Terzo Pilastro – e One and Only, video documento del lavoro performativo e installativo realizzato al confine tra Italia e Austria.
I quattro focus sono introdotti dal collettivo Irwin che, con i performer Gledališče Sester Scipion Nasice e il gruppo musicale Laibach e con il dipartimento di design Novi Kolektivizem, costituisce l’NSK. Il collettivo apre il Consolato di NSK dove sarà possibile richiedere il passaporto di NSK State in Time dello Stato utopico e distopico NSK State in Time, una nuova cittadinanza ispirata ai valori dell’uguaglianza etnica, nazionale, sessuale, religiosa.
Tra gli artisti più rappresentativi della Turchia contemporanea, Halil Altindere esplora i codici politici, culturali e sociali, focalizzandosi sulla rappresentazione della marginalizzazione e della resistenza ai sistemi oppressivi. Servet Koçyiğit, nato in Turchia e trasferito in Olanda, affronta nelle sue fotografie i temi della mobilità, apolidia, identità e appartenenza e presenta a Palazzo Litta Cultura la serie My Heart is not made from stone, realizzata nel 2016.
L’Ucraina è filtrata dallo sguardo complementare di Martin Kollar e Anna Zvyagintseva, con una riflessione sui sistemi repressivi del Paese. Martin Kollar utilizza l’obiettivo fotografico per osservare il sistema delle prigioni ucraine; Anna Zvyagintseva, con una visione simbolica, restituisce la contraddizione tra libertà e prigionia presente nell’Ucraina contemporanea. L’artista spagnolo Manu Brabo, vincitore del Premio Pulitzer, presenta il suo reportage sulla guerra in Ucraina nel 2014, spazio di frontiera, sempre conteso e conquistato dai potenti vicini.
A rappresentare uno dei confini più tesi e drammatici del pianeta è l’opera del messicano Daniel Monroy Cuevas e il suo recente lavoro New Frontier, un viaggio tra i drive-in abbandonati nella frontiera tra il Messico e gli Stati Uniti. Il fotografo Alejandro Cartagenaespone il progetto The Car Poolers sui lavoratori precari messicani in viaggio verso i posti di lavoro, attraverso cui viene raccontata la vita trascorsa sul retro dei pickup tipicamente sudamericani.
L’artista iraniana Simin Keramati riflette nell’opera The space in between all physical objects, sulla diaspora che vede protagoniste le sponde Sud ed Est del Mediterraneo, raccontate attraverso il corpo femminile e la sua condizione di esule. La fotografa Shadi Ghadirian incentra dalla fine degli anni Novanta la sua ricerca sulla condizione femminile e il suo ruolo in una società prevalentemente maschile.
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