Mario Scudeletti. Aperta a Santi e Cavalieri

Dal 21 Maggio 2015 al 04 Luglio 2015
Monza | Milano
Luogo: Villa Contemporanea
Indirizzo: via Bergamo 20
Orari: da martedì a sabato 15-19
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 039 384963
E-Mail info: info@villacontemporanea.it
Sito ufficiale: http://villacontemporanea.it
Villa Contemporanea è lieta di presentare “Aperta a Santi e Cavalieri” personale di Mario Scudeletti. L’artista già presente a Monza alla Biennale Giovani, selezionato da Anna Bernardini, ha realizzato un'opera site-specific per la città: l'Orifiamma, una bandiera in metallo su cui sta crescendo una pianta rampicante. L’Orifiamma (fiamma d’oro) era lo stendardo reale medievale dei Re di Francia e veniva portato in testa alle truppe ogni volta che incontravano il nemico; a rischio della propria vita, il portatore dell’Orifiamma doveva tenere alto il vessillo in battaglia.
La bandiera di Scudeletti, sebbene mantenga la foggia dell’originale, subisce una profonda trasformazione, si spoglia della sua ideologia e si fa vessillo della natura; addirittura soccombe ad essa, diventando scheletro simbolico per una nuova rinascita. L’opera si traduce in sintesi perfetta tra incuria e cura, tra ruggine e fioritura rigogliosa.
Tutta l’opera di Scudeletti riflette sulla contraddizione e in questa mostra l’artista arriva ad esprimere in maniera completa i suoi temi più cari con uno sguardo rivolto in particolare al dualismo sacro-contingente. La sacralità, suggerita dall’uso dell’oro, si contrappone alle questioni terrene e ad un’analisi cruda e diretta della nostra società. Ritornano le bandiere, questa volta stese a terra ma anche chiuse da elementi acuminati nell’evidente impossibilità di essere aperte.
Con “Verso Occidente”, l’installazione al centro della galleria, il “circolo-stella” di bandiere forma un cerchio perfetto: da dorate, le bandiere, si fanno via via sempre più nere fino al nero sacco della spazzatura. Non è un caso che al centro l’artista abbia posizionato un teschio, moderna “Vanitas”, emblema di caducità e decadenza oltre che fisica anche ideologica.
L’analisi si completa e si rafforza con la stanza-nicchia che l’artista ha allestito nel secondo spazio della galleria: qui le pareti sono interamente rivestite da una tappezzeria decorativa sulla quale campeggiano tre fotografie di “santi”. Aleggia il richiamo a qualcosa di prezioso ma nello stesso tempo avvertiamo un turbamento percettivo. Ad un più attento sguardo, infatti, il motivo decorativo della tappezzeria murale si rivela essere una pianta carnivora immortalata mentre, catturato un insetto, lo assorbe. Anche i “santi” ci appaiono insoliti, le loro aureole sono fatte di elementi naturali: sale, trucioli e foglie. Non c’è più sacralità, i “santi” sono persone comuni non più legate ad un concetto divino, bensì icone dell’elemento naturale. Ogni giorno la scienza ci svela che siamo più legati alla polvere di una cometa che a un mondo divino.
Ecco allora che tappezzeria e “santi” si assomigliano: la pianta si fa carnefice e l’uomo mortale portavoce di un mondo ultraterreno.
La mostra sarà accompagnata da un testo critico di Pietro Di Lecce.
Mario Scudeletti (Treviglio,1980) vive e lavora a Torino. Laureato all’Accademia Carrara di Belle Arti, Bergamo dove ha frequentato il corso di Arti Visive prima con Adrian Paci, poi con Eva Marisaldi.
Ha esposto in spazi pubblici e privati. Tra le sue partecipazioni segnaliamo: Biennale Giovani Monza 2015; Premio Città di Treviglio 2014; Premio San Fedele, Milano 2013 (secondo classificato).
Di lui hanno scritto: Daniele Astrologo, Pietro Di Lecce, Elio Grazioli, Eva Marisaldi.
La bandiera di Scudeletti, sebbene mantenga la foggia dell’originale, subisce una profonda trasformazione, si spoglia della sua ideologia e si fa vessillo della natura; addirittura soccombe ad essa, diventando scheletro simbolico per una nuova rinascita. L’opera si traduce in sintesi perfetta tra incuria e cura, tra ruggine e fioritura rigogliosa.
Tutta l’opera di Scudeletti riflette sulla contraddizione e in questa mostra l’artista arriva ad esprimere in maniera completa i suoi temi più cari con uno sguardo rivolto in particolare al dualismo sacro-contingente. La sacralità, suggerita dall’uso dell’oro, si contrappone alle questioni terrene e ad un’analisi cruda e diretta della nostra società. Ritornano le bandiere, questa volta stese a terra ma anche chiuse da elementi acuminati nell’evidente impossibilità di essere aperte.
Con “Verso Occidente”, l’installazione al centro della galleria, il “circolo-stella” di bandiere forma un cerchio perfetto: da dorate, le bandiere, si fanno via via sempre più nere fino al nero sacco della spazzatura. Non è un caso che al centro l’artista abbia posizionato un teschio, moderna “Vanitas”, emblema di caducità e decadenza oltre che fisica anche ideologica.
L’analisi si completa e si rafforza con la stanza-nicchia che l’artista ha allestito nel secondo spazio della galleria: qui le pareti sono interamente rivestite da una tappezzeria decorativa sulla quale campeggiano tre fotografie di “santi”. Aleggia il richiamo a qualcosa di prezioso ma nello stesso tempo avvertiamo un turbamento percettivo. Ad un più attento sguardo, infatti, il motivo decorativo della tappezzeria murale si rivela essere una pianta carnivora immortalata mentre, catturato un insetto, lo assorbe. Anche i “santi” ci appaiono insoliti, le loro aureole sono fatte di elementi naturali: sale, trucioli e foglie. Non c’è più sacralità, i “santi” sono persone comuni non più legate ad un concetto divino, bensì icone dell’elemento naturale. Ogni giorno la scienza ci svela che siamo più legati alla polvere di una cometa che a un mondo divino.
Ecco allora che tappezzeria e “santi” si assomigliano: la pianta si fa carnefice e l’uomo mortale portavoce di un mondo ultraterreno.
La mostra sarà accompagnata da un testo critico di Pietro Di Lecce.
Mario Scudeletti (Treviglio,1980) vive e lavora a Torino. Laureato all’Accademia Carrara di Belle Arti, Bergamo dove ha frequentato il corso di Arti Visive prima con Adrian Paci, poi con Eva Marisaldi.
Ha esposto in spazi pubblici e privati. Tra le sue partecipazioni segnaliamo: Biennale Giovani Monza 2015; Premio Città di Treviglio 2014; Premio San Fedele, Milano 2013 (secondo classificato).
Di lui hanno scritto: Daniele Astrologo, Pietro Di Lecce, Elio Grazioli, Eva Marisaldi.
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