Maurizio Godot Villani. Antropologia visiva
Dal 10 Aprile 2014 al 10 Maggio 2014
Milano
Luogo: Galleria Artespressione
Indirizzo: via della Palla 3
Orari: da martedì a sabato 12-20
Curatori: Matteo Pacini
Telefono per informazioni: +39 329 9648086
E-Mail info: pnseegy@artespressione.com
Sito ufficiale: http://www.artespressione.com
Dal 10 aprile al 10 maggio 2014, presso la galleria Artespressione di Milano diretta da Paula Nora Seegy, prenderà il via la mostra fotografica “Antropologia visiva”, personale dedicata dell’artista Maurizio Godot Villani.
La mostra, curata da Matteo Pacini e inserita nell’ambito delle 140 esposizioni fotografiche di PHOTOFESTIVAL 2014 (28 aprile – 16 giugno 2014, Milano sedi varie), riporta sulla scena l’artista toscano Maurizio Godot Villani, che riprende a comunicare con pure testimonianze fotografiche, capaci di esaltare il valore mentale del fermo immagine, che diventa così il vero evento artistico. Attraverso geometrie razionali e rigorose, Godot ordina lo spazio inquadrandolo. Oggetti inanimati assumono significati nuovi, soddisfacendo la tendenza compulsiva dell’autore a cambiare la natura delle cose, scovandone l’ambiguità interpretativa a seconda del punto di vista dal quale le si osserva.
Tramite il filtro del medium fotografico, Godot assembla oggetti trovati durante i suoi viaggi, sciogliendo la fissità dei codici comunicativi ed estrapolando il latente surrealismo insito nella realtà quotidiana.
Godot esalta i profili dei suoi soggetti, ritagliandone le forme e conferendo loro dignità estetica. I suoi racconti fotografici, pur sviluppandosi nella totale assenza fisica dell’uomo, si presentano come manifestazioni visive del comportamento umano richiamandone la costante presenza attraverso le azioni da esso compiute su ambiente e oggetti.
“A dispetto della purezza geometrica che Godot celebra nei suoi lavori fotografici, il suo sguardo d'artista è attratto dall'infrazione inattesa. La regolarità formale consegna infatti un oggetto nel suo sembiante, ma lo scarto che vi si aggancia per caso - la ragnatela intorno alla statua del vescovo, la palla intrappolata tra San Nicola e la nicchia, l'apparizione di una colomba nel vuoto di San Galgano - apre a invenzioni narrative che vanno ben oltre il dato. Così, quanto si immagina si sovrappone a ciò che si vede, il limite visivo è sempre superabile e superato”.
(Da un testo di Silvia Ferrari Lilienau)
La stampa di tutti i lavori è realizzata in Diasec®, supporto di altissima qualità che,oltre a garantire durata e stabilità nel tempo, esalta il contrasto cromatico e valorizza i dettagli più impercettibili, conferendo alle immagini profondità, trasparenza e intensità.
Al vernissage, che si svolgerà giovedì 10 aprile 2014 alle ore 18 presso la galleria Artespressione in via della Palla 3 a Milano, sarà presente l’artista.
BIOGRAFIA DELL’ARTISTA
Godot si divide tra la ricerca artistica e il mare, ora concentrandosi sull’una, ora sull’altro, senza mai rinunciare a uno dei due estremi della sua oscillazione. Espone dal 1985. Partito dalla poetica dell’objettrouvé, è poi approdato a racconti fotografici che a quella poetica si ricollegano pur nella rarefazione concettuale. L’esperienza più recente cuce tra loro le due fasi creative, vedendolo impegnato in assemblaggi di immagini e oggetti. Ha base in Toscana, ma è più spesso in viaggio che stanziale.
Maurizio Godot Villani: riflessione biografica
“Ho vissuto l'infanzia in Lombardia, un anno in Liguria e poi mi trasferisco in Toscana, dove mi fermo per studi, lavori, passioni, metto radici e creo il centro dei miei interessi. Ho fatto un paio di anni di medicina, poi ho strambato verso il DAMS di Bologna dove ho avuto la fortuna di respirare le lezioni di Eco, Squarzina, Barilli, Nanni, Calabrese, Zannier, Marra, Alinovi etc. Sono gli anni d'oro di Bologna, il primo Dams, che ti propone stimoli ed acquisizioni culturali di confine. Non hai chiara la strada dei percorsi ma ben chiara la strada del metodo. Si vive con piena passione questo scambio di conoscenze e poi si farà quel che si sarà, ammesso si abbia qualcosa da raccontar. La strada dello "studiare per diventare" è già abbandonata. La Francesca Alinovi, assistente di Barilli, e relatrice della mia tesi sulle performance d'avanguardia, mi manda al MOMA di New York a studiare, poi 44 coltellate di un suo scellerato amante le fermano la vita.
Io inizio a fare. I miei primi lavori escono subito dalla tela e dalla bidimensionalità. La mia tavolozza si rompe e si riempie di colori dal mondo, di oggetti recuperati, di mie fantasie. Delimito tutte queste in teche, e un abile e paziente corniciaio le chiude. Poi comincio a trasportarle per gallerie. Il terzo occhio, la macchina fotografica, mi accompagna sempre, già dall'adolescenza. Mi guadagno da vivere, durante i primi anni, con musica e fotografia. Poi arriva l'emisfero vela e mare, la foto rimane, la vela prende il sopravvento, da passione si trasforma in lavoro ma rimane necessità, bisogno di navigare. Navigo tanto, a mo’ di Caronte. Alterno mare e lavoro di comunicazione concettuale, è un periodo con numerose personali, sono presente consecutivamente per anni ad Arte Fiera Bologna. Il mio impegno, nella mia testa, è cercare di essere testimone del tempo che vivo, per me stesso prima di tutto, provo a desumere quel che recepisco, ma non so se riesco a collegare pensieri a produzioni. Questo lavoro di antropologo visivo viene oscurato bellamente alla fine del secolo, quando mi dedico ad un progetto di portualità in Toscana. Questo impegno mi prende in maniera totale fino al duemila dodici, quando ricomincio a lavorare, con linguaggi nuovi e torno ad esporre a Torino, a Pietrasanta, a Verona. Poi, siamo giunti ad ora e ad oggi, vediamo quel che sarà...”
La mostra, curata da Matteo Pacini e inserita nell’ambito delle 140 esposizioni fotografiche di PHOTOFESTIVAL 2014 (28 aprile – 16 giugno 2014, Milano sedi varie), riporta sulla scena l’artista toscano Maurizio Godot Villani, che riprende a comunicare con pure testimonianze fotografiche, capaci di esaltare il valore mentale del fermo immagine, che diventa così il vero evento artistico. Attraverso geometrie razionali e rigorose, Godot ordina lo spazio inquadrandolo. Oggetti inanimati assumono significati nuovi, soddisfacendo la tendenza compulsiva dell’autore a cambiare la natura delle cose, scovandone l’ambiguità interpretativa a seconda del punto di vista dal quale le si osserva.
Tramite il filtro del medium fotografico, Godot assembla oggetti trovati durante i suoi viaggi, sciogliendo la fissità dei codici comunicativi ed estrapolando il latente surrealismo insito nella realtà quotidiana.
Godot esalta i profili dei suoi soggetti, ritagliandone le forme e conferendo loro dignità estetica. I suoi racconti fotografici, pur sviluppandosi nella totale assenza fisica dell’uomo, si presentano come manifestazioni visive del comportamento umano richiamandone la costante presenza attraverso le azioni da esso compiute su ambiente e oggetti.
“A dispetto della purezza geometrica che Godot celebra nei suoi lavori fotografici, il suo sguardo d'artista è attratto dall'infrazione inattesa. La regolarità formale consegna infatti un oggetto nel suo sembiante, ma lo scarto che vi si aggancia per caso - la ragnatela intorno alla statua del vescovo, la palla intrappolata tra San Nicola e la nicchia, l'apparizione di una colomba nel vuoto di San Galgano - apre a invenzioni narrative che vanno ben oltre il dato. Così, quanto si immagina si sovrappone a ciò che si vede, il limite visivo è sempre superabile e superato”.
(Da un testo di Silvia Ferrari Lilienau)
La stampa di tutti i lavori è realizzata in Diasec®, supporto di altissima qualità che,oltre a garantire durata e stabilità nel tempo, esalta il contrasto cromatico e valorizza i dettagli più impercettibili, conferendo alle immagini profondità, trasparenza e intensità.
Al vernissage, che si svolgerà giovedì 10 aprile 2014 alle ore 18 presso la galleria Artespressione in via della Palla 3 a Milano, sarà presente l’artista.
BIOGRAFIA DELL’ARTISTA
Godot si divide tra la ricerca artistica e il mare, ora concentrandosi sull’una, ora sull’altro, senza mai rinunciare a uno dei due estremi della sua oscillazione. Espone dal 1985. Partito dalla poetica dell’objettrouvé, è poi approdato a racconti fotografici che a quella poetica si ricollegano pur nella rarefazione concettuale. L’esperienza più recente cuce tra loro le due fasi creative, vedendolo impegnato in assemblaggi di immagini e oggetti. Ha base in Toscana, ma è più spesso in viaggio che stanziale.
Maurizio Godot Villani: riflessione biografica
“Ho vissuto l'infanzia in Lombardia, un anno in Liguria e poi mi trasferisco in Toscana, dove mi fermo per studi, lavori, passioni, metto radici e creo il centro dei miei interessi. Ho fatto un paio di anni di medicina, poi ho strambato verso il DAMS di Bologna dove ho avuto la fortuna di respirare le lezioni di Eco, Squarzina, Barilli, Nanni, Calabrese, Zannier, Marra, Alinovi etc. Sono gli anni d'oro di Bologna, il primo Dams, che ti propone stimoli ed acquisizioni culturali di confine. Non hai chiara la strada dei percorsi ma ben chiara la strada del metodo. Si vive con piena passione questo scambio di conoscenze e poi si farà quel che si sarà, ammesso si abbia qualcosa da raccontar. La strada dello "studiare per diventare" è già abbandonata. La Francesca Alinovi, assistente di Barilli, e relatrice della mia tesi sulle performance d'avanguardia, mi manda al MOMA di New York a studiare, poi 44 coltellate di un suo scellerato amante le fermano la vita.
Io inizio a fare. I miei primi lavori escono subito dalla tela e dalla bidimensionalità. La mia tavolozza si rompe e si riempie di colori dal mondo, di oggetti recuperati, di mie fantasie. Delimito tutte queste in teche, e un abile e paziente corniciaio le chiude. Poi comincio a trasportarle per gallerie. Il terzo occhio, la macchina fotografica, mi accompagna sempre, già dall'adolescenza. Mi guadagno da vivere, durante i primi anni, con musica e fotografia. Poi arriva l'emisfero vela e mare, la foto rimane, la vela prende il sopravvento, da passione si trasforma in lavoro ma rimane necessità, bisogno di navigare. Navigo tanto, a mo’ di Caronte. Alterno mare e lavoro di comunicazione concettuale, è un periodo con numerose personali, sono presente consecutivamente per anni ad Arte Fiera Bologna. Il mio impegno, nella mia testa, è cercare di essere testimone del tempo che vivo, per me stesso prima di tutto, provo a desumere quel che recepisco, ma non so se riesco a collegare pensieri a produzioni. Questo lavoro di antropologo visivo viene oscurato bellamente alla fine del secolo, quando mi dedico ad un progetto di portualità in Toscana. Questo impegno mi prende in maniera totale fino al duemila dodici, quando ricomincio a lavorare, con linguaggi nuovi e torno ad esporre a Torino, a Pietrasanta, a Verona. Poi, siamo giunti ad ora e ad oggi, vediamo quel che sarà...”
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