OSPITI beilòt, guest, wageni, hôte. Fotografie di Gianni Oliva
Dal 15 Febbraio 2019 al 09 Marzo 2019
Milano
Luogo: Spazio Aperto San Fedele
Indirizzo: via Hoepli 3/a
Orari: mart/sab 16.00-19.00 (al mattino su appuntamento, chiuso festivi)
Curatori: Tiziana Bonomo
Enti promotori:
- In collaborazione con AMMI - Associazione Multietnica dei Mediatori Interculturali e Centro Astalli - Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati in Italia
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 335 7815940
E-Mail info: info@artphotobonomo.it
Sito ufficiale: http://gianniolivaphoto.myportfolio.com
“Ospiti” è il titolo di un progetto fotografico, di una mostra, di un video e di un libro sui ritratti di alcune famiglie ospiti nella comunità di Mezzenile.
“Ospiti” nasce proprio dall'idea di fotografare alcuni migranti (famiglie, uomini, donne, bambin…) accolti e aiutati nell'inserimento in Italia, dalla comunità locale di Mezzenile in Val di Lanzo, non nella loro quotidianità ma cogliendoli in una giornata di festa, di gioia, con il vestito nuovo fatto su misura, una giornata con i figli e i propri cari, da ricordare e di cui conservare e spedire una foto ai genitori e parenti. Il progetto “Ospiti” si riesce a realizzare grazie all’aiuto dell’associazione Ammi (Associazione Multietnica dei Mediatori Interculturali).
Il progetto è iniziato a Mezzenile, il luogo di accoglienza di numerose famiglie provenienti dai paesi dell’Africa come Nigeria, Ghana e Mali e continuerà con un’indagine nelle abitazioni dei migranti sia nel loro paese d’origine sia in quello nuovo in Europa. Famiglie “Ospiti”. Lo stesso Gianni Oliva fotografo si considera Ospite come Ospiti sono i cittadini di Mezzenile, il Castello, il Municipio, il Centro d'Accoglienza e gli Operatori. Tutti ospiti della Montagna innevata che fa da sfondo ai ritratti dei protagonisti. “Il famoso “punctum” barthesiano che ospita i migranti protagonisti dell’immagine ma anche il fotografo, il paese e tutto il territorio circostante. La montagna, fondale naturale, ricco di forza che mai potrà svanire ma solamente lasciare spazio alla gente che camminerà in quella valle e che nelle fotografie di Gianni Oliva accentua il contrasto con le inusuali figure africane in posa davanti all’obiettivo. È un’operazione alla Malick Sedibè, non in studio ma all’aperto, non a Bamako ma a Mezzenile, non in bianco e nero ma a colori. In comune tra i due autori le generazioni di africani che continuano desiderose di farsi immortalare a oggetti-status symbol ‒ finti occhiali alla moda, finti orologi lussuosi, vestiti dal tipico sapore africano cuciti e realizzati da un sarto del gruppo ‒, emblema di una libertà, che nelle immagini di Sedibè era stata realmente conquistata e che in quelle di Oliva è la meta per la loro sopravvivenza.
Il fotografo non rinuncia alla passione per la spontaneità dei personaggi in posa e all’immediatezza dello sguardo che creano un contrasto magrittiano, surreale tra il luogo e l’essenza delle persone.
Nelle immagini di Gianni Oliva vince la personalità degli africani, fuori contesto, inaspettata, senza apparire vittime e naufraghi di un viaggio lungo e faticoso, vince la freschezza delle loro labbra, la giovinezza dei loro occhi, la bellezza dei loro abiti, vincono loro. Finalmente un’operazione contemporanea, senza retorica, che restituisce alla fotografia il compito di far pensare passando da quella sana spettacolarizzazione che in gergo viene chiamata Arte. La mostra desidera mettere in luce la generosità del fotografo a cui piace conoscere gli altri e questa curiosità verso il prossimo è per lui continua fonte di ispirazione.” (tratto dal testo di Tiziana Bonomo).
In un breve testo di presentazione, Domenico Quirico parla di “nuovi proletari” che vivono una condizione “di sospesi tra due mondi con i segni di ciò che probabbilmente non avranno mai, vestiti borsette camice inamidate orologi d'oro”.
La mostra inaugurale è stata fatta a Mezzenile proprio per condividerlo con tutti gli “Ospiti Africani”ma proseguirà in altre città italiane. La prima tappa del 2019: Milano, Centro Culturale San Fedele.
Testo Domenico Quirico
''I proletari non hanno patria'' assicurava Marx ed aveva ragione. Sì: da sempre nomadi, dalle campagne miserande alla città delle botteghe del Capitale. Oggi il filosofo tedesco li riconoscerebbe a prima vista, i suoi: i migranti proletari, come mai prima d'ora. Attraverso il mediterraneo , attraverso montagne e deserti, ai confini di frontiere senza pietà, il Texas e i Balcani, Melilla e Lampedusa, i nuovo proletari del ventunesimo secolo sono davanti a noi, in mezzo a noi, zoccolo duro della massa inesistente composta dagli ultimi arrivati. Queste foto li fissano, ironicamente o drammaticamente? nella loro condizione di sospesi tra due mondi. Su uno sfondo di monti innevati come nelle foto dell'ottocento si sistemavano dietro ai soggetti arcadie di cartapesta e giardini di carton gesso. In cromatico idillio con un altro mondo rispetto alle loro savane e deserti. Con i segni di ciò che probabilmente non avranno mai, vestiti borsette camice inamidate orologi d'oro. Non vediamo i graffi sulla loro pelle, e sono tanti se sono arrivati fin qui. Sorridono platealmente al nostro crucifige, nella mitezza fraterna dei loro giovani corpi ironicamente attendono che ci ricordiamo della nostra obliata santità del lavare i piedi al pellegrino.
Gianni Oliva (Torino 1964)
Gianni Oliva attualmente vive e lavora a Torino. Fotografo da sempre, ha iniziato con Beniamino Antonello che negli anni ‘80 lavorava con l’agenzia Armando Testa. Ha iniziato così anche Oliva a lavorare per campagne pubblicitarie, per prestigiosi marchi di società italiane e internazionali, per aziende, gallerie e per importanti riviste italiane e straniere. Nel tempo il fascino di altri paesi e situazioni ha preso il sopravvento e lo sguardo di Gianni Oliva si è sempre più rivolte alle persone, alle donne, agli uomini con culture e storie antiche. Un mestiere, quello del fotografo che lo spinge a ricercare e a viaggiare in tutto il mondo. Dai maestri come Dorothea Lange, Jean Loup Sieff, Steve Mc Curry e Natchway apprende l’arte del ritratto e nel ritratto si concentra.
Tante le immagini scattate in Lituania (anni 2008), in India (2014/15), in Patagonia (2017), a Cuba (2015) che hanno generato mostre ed esposizioni in gallerie e musei. Ritratti che rappresentano “la verità del momento”. Gianni Oliva è da scoprire leggendo nel colore inebriante delle sue immagini così come nel bianco e nero metafisico, quasi surreale di un mondo che fluttua nella ricerca perenne di una verità in continua mutazione.
Nel 2015 è stato il vincitore di "Photissima art prize" con l'opera "Siauliai, la collina delle croci" , nel 2016/17 ha esposto in tre personali : "Siauliai" evento organizzato in occasione di Photofestival a Milano e con il patrocinio dell'Ambasciata della Repubblica Lituana in Italia (spazio made4art milano). "Displayed works" mostra realizzata per Artissima off a Torino. "Indian frames" evento realizzato con il patrocinio dell' ambasciata indiana nella repubblica italiana a Milano (spazio made4art) - Photofestival 2017.
Domenico Quirico
E’ giornalista de La Stampa, responsabile degli esteri, corrispondente da Parigi e ora inviato. Ha seguito in particolare tutte le vicende africane degli ultimi venti anni dalla Somalia al Congo, dal Ruanda alla primavera araba. Nell'agosto 2011è stato rapito in Libiae liberato dopo due giorni. Il 9 aprile 2013, mentre si trovava in Siriacome inviato di guerra, di lui si perde ogni traccia. La prima notizia del suo rapimento giunge il 6 giugno quando viene diffusa la notizia che Quirico è ancora vivo. Viene infine liberato l'8 settembre 2013, dopo 5 mesi di sequestro, grazie ad un intervento dello Stato Italiano e infine riportato a casa.
È stato 22 ore in mare, gomito a gomito con 113 ragazzi tunisini stipati in una barca di 10 metri. Tutto per raccontare, «nella maniera più onesta possibile», l’odissea di questi giovani. «Siamo abituati ai silenzi di Domenico, che si ripetono quasi in ogni suo viaggio, tanto che l’ultima volta che era stato in Mali non lo avevamo sentito per sei giorni. Fanno parte del suo modo di muoversi e di lavorare... La sua strategia è viaggiare da solo, tenendo un profilo bassissimo e mimetizzandosi tra le popolazioni» (Mario Calabresi). Ha vinto i premi giornalistici Cutuli e Premiolino, nel 2013, il prestigioso Premio Indro Montanelli, nel 2017 il Premio per la letteratura Albatros, nel 2018 il Premio Terzani per la letteratura. Ha scritto quattro saggi storici per Mondadori: Adua, Squadrone bianco, Generali, Naja e Primavera Araba per Bollati Boringhieri. Presso Neri Pozza ha pubblicato: Ombre dal fondo, Esodo. Storia del nuovo millennio, Il Grande Califfato, Il paese del male e Gli Ultimi: la magnifica storia dei vinti. Ha scritto con Laterza Succede ad Aleppo.
Inaugurazione 15 febbraio 2019 h. 18.30-19.45
All’inaugurazione sarà presente il giornalista Domenico Quirico (in allegato un breve testo) che dialogherà con Gianni Oliva, Blenti Shehaj presidente dell’AMMI e p. Andrea Dall’Asta, direttore della Galleria San Fedele.
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