Out of Frames. Bergamaschi, Calori&Maillard, Cumia, Hell, Spera

Silvia Hell, Markgraf II - A Form of History, 2011, alluminio

 

Dal 13 Dicembre 2014 al 15 Febbraio 2015

Lissone | Milano

Luogo: Museo d’Arte Contemporanea

Indirizzo: viale Padania 6

Orari: mercoledì e venerdì 10-13; giovedì 16-23; sabato e domenica 10-12 / 15-19

Curatori: Alberto Zanchetta

Telefono per informazioni: +39 039 7397368 / 039 2145174

E-Mail info: museo@comune.lissone.mb.it

Sito ufficiale: http://www.museolissone.it


Dopo la “pittura espansa”, tema che ha rinnovato la formula del Premio Lissone 2014, è ora la volta delle opere “fuori cornice” di Agostino Bergamaschi (Milano, 1990), Calori&Maillard (Bologna, 1986 - Bourg La Reine, 1984), Stefano Cumia (Palermo, 1980), Silvia Hell (Bolzano, 1983), Stefano Spera (Monza, 1983). Apprezzati dalla giuria del premio appena concluso, i cinque finalisti sono stati invitati a esporre nuovamente al museo di Lissone, dando così seguito alle loro ricerche individuali. 
Come recita il titolo dell’installazione di Agostino Bergamaschi, Un gesto originario è «un'azione infinitamente originata, un fascio di luce che diviene forma nello spazio e che vuole essere percepito sensibilmente in una nuova materia, in una superficie mutevole, leggera e visibile, ma allo stesso tempo pesante e percepibile». Una fotografia, che da terra viene spinta verso l'alto, ritrae il momento in cui dei pulviscoli di polvere attraversano un fascio luminoso; la luce si rifrange su di essi e illuminandoli dà vita a un vortice che sembra concentrarsi in un punto, come se ad attirarli fosse un'energia che li trasforma in materia. Viceversa, un elemento in marmo raccoglie questa energia e la attrae a sé per allungarsi nello spazio, fino a diventare leggero, quasi impercettibile.
LAMPS #2 (SCP-trittico GBR) di Stefano Cumia è il risultato di una serie di azioni rituali che ribaltano e mettono in discussione l'ordine interno del “discorso sulla pittura”, riorganizzandone la sintassi. Il disegno si definisce a partire dalla traccia della struttura del telaio che affiora sulla tela ribaltata, diventando elemento portante che viene rei-terato con minime variazioni. La gamma cromatica è limitata ai tre colori primari che si alternano in altrettante combinazioni, sia per quanto riguarda la posizione che occupano sulla superficie, sia per la scelta dei materiali connessi alle diverse fasi del lavoro.
Le sculture di Silvia Hell sono parte di due progetti basati su un processo di codifica che intende far confluire in una forma estetica una gamma di valori multidimensionali. 
In A Form of History il focus è posto sulle complesse riconfigurazioni della fisionomia dell’Europa; i diversi diametri di ogni scultura corrispondono agli anni, dal 1861 al 2011, in cui il confine di uno stato è cambiato. In Cosa accade quando si dice: ‘ecco, ho un’idea’?, citazione di Deleuze tratta da Cos'è l'atto di creazione, vi è una corrispondenza tra titolo e forma. Il processo di sostituzione dal testo al volume si attua in due fasi, la prima è l’abc, cioè la traduzione delle lettere, per altezza e larghezza, in solidi; la seconda riguarda il si-gnificato dell’enunciato, rispetto al quale si delinea la scultura.
Calori & Maillard, che al Premio Lissone avevano partecipato con una Chaise lounge costruita con semplici telai da pittura e tela dipinta, presentano ora una variante dello stesso ciclo: Study on painting n9 (Henri). «Henri», spiegano le artiste, «era un amico caro che ogni giorno guardava le montagne per riprodurle. Henri era un amico caro che ogni giorno seguiva l'andamento in borsa. Henri era un amico caro che stringeva sempre gli occhi per vedere il doppio delle cose. Henri si perdeva nel disegno del tappeto che diventava un mondo».
Il tema indagato da Stefano Spera è il rapporto tra uomo-spazio-opera rispetto al concetto di reale/virtuale. Il vero protagonista di questi dipinti è lo spazio, che il world wide web distorce e altera; la pittura diventa quindi rideterminazione e appropriazione di immagini legate agli spazi museali. L’opera rappresenta una raccolta di esperienze frammentarie (con annesse distorsioni) attinte dalla rete che, come dice Jean Baudrillard, diventa il nostro terzo occhio, o forse un’altra dimensione tra il reale, il virtuale e l’immaginazione.

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