Paolo Grassino
Dal 22 Gennaio 2013 al 18 Febbraio 2013
Milano
Luogo: Museo Pecci Milano
Indirizzo: Ripa di Porta Ticinese 113
Orari: da martedì a sabato 15-19
Curatori: Stefano Pezzato, Spazioborgogno
Enti promotori:
- Regione Toscana
- Comune di Prato
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0574 531828
E-Mail info: i.aiazzi@centropecci.it
Sito ufficiale: http://www.centropecci.it
Il Museo Pecci Milano presenta un progetto di Paolo Grassino concepito appositamente per lo spazio espositivo distaccato del Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, promosso da Regione Toscana e Comune di Prato, realizzato in collaborazione con Spazioborgogno.
Scultura, installazione, video e pittura sono gli strumenti usati dall'artista, lungo un percorso di ricerca in tre atti a ritroso nel tempo, dal 2012 al 2008, per mostrare la sapienza e l'inquietudine, la tecnica e l'immaginazione, la composizione, l'evasione contenute e proposte in tre diverse opere.
Analgesia, 2012 (fusioni in alluminio, installazione ambiente)
Assenza totale di piacere e di dolore, proiezione in un futuro spazio-temporale sconosciuto, un mondo immaginario abitato da cani lupo, guardiani cyborg di una leggendaria terra sperduta da cui emergono spogli monumenti all'abitacolo umano. L'installazione, esposta sulla nuda spiaggia di Bredene/Ostenda in Belgio alla mostra Beaufort 04 e riproposta nello spazio bianco post-industriale del Museo Pecci Milano, fissa un istante di spaesamento, di sospensione, di ritorno all'istinto primordiale del branco, all'identità di un gruppo e all'appartenenza a un luogo. Le carcasse di automobili Fiat Uno (unico auto-riferimento dell'artista torinese) sono disposte come quinta scenica, mimesi urbana nel deserto dilatato del tempo a venire, del ritorno a una natura selvaggia, prossimo adattamento delle specie terrestri all'evoluzione in corso sul pianeta T.
La visione di Grassino appare estratta da un film, da un libro, come uno still di fantascienza, un frammento di storia, una preveggenza, un viaggio nella mente. La scena resta muta, immobile nella sua tensione vitale rappresa nella fusione d'alluminio, una campionatura spaziale di corpi animali, una composizione plastica e simbolica sull'ostilità e sulla vulnerabilità, sulla forza e sulla paura, sulla fierezza e sulla ferocia. All'uomo spetta il ruolo di spettatore, oltre che di artefice, di un'apparizione extra-ordinaria evocata dal subconscio, il lato oscuro della lotta per la vita.
Controllo del corpo, 2010 (videoproiezioni, dvd, 3 canali con sonoro)
Tre corpi appesi in tre diverse sequenze video, in tutto nove figure fuori dal tempo e dallo spazio, girano e rigirano su se stessi assecondando le torsioni dei cavi posti sulle loro teste. I movimenti plastici rivelano sembianze anonime di maschere o marionette, forme stilizzate di manichini o totem (nove artisti torinesi ridotti a una rappresentazione iconica di se stessi).
Il trittico video di Grassino riflette sul pubblico il moto virtuale di rotazione intorno ai corpi, come il moto apparente del Sole intorno ai pianeti. Il loop delle immagini configura al loro insieme una dimensione ciclica, cosmica.
Nella cornice del Museo Pecci Milano la triplice proiezione si estende lungo il lato inframezzato da colonne, trasformandosi in una visione lineare modulata dagli sfondamenti luminosi che stagliano i grandi bozzoli su tre pareti contigue, ostensione narrativa di una trinità umanoide articolata e perpetuata nel suo lento avvolgersi rituale, nel suo riprodursi circolare senza inizio e senza fine.
La capacità di mutare forma appartiene ai maestri dell'inganno, in grado di usare le arti per impersonare e replicare il regno illusorio delle ombre. La realtà esterna si ribalta nell'immaginazione mutante dell'artista, che diventa simultaneamente soggetto e oggetto dell'opera. Il riverbero sonoro metallico che accompagna i video amplifica il carattere artificiale, robotico dell'installazione e ritma la dinamica perenne della sua animazione.
Resa, 2008 (acrilico su carta, 4 dittici)
Abbandono manifesto, rinuncia volontaria, le mani in alto sono pittografate da Grassino a scala sovrumana, inermi radiografie di nervature e pelle stratificate, sedimentate, come impronte primitive positive e negative, simboli di lavoro e di potere, strumenti linguistici. Mano per mano è la legge del taglione. La forza, la tortura, la preghiera si concentrano nelle mani. Le mani aperte parlano, urlano la gioia e il dolore, oppure interrompono, impongono il silenzio, una pausa, lo stop!
Come foglie vibrano nell'aria e salutano, indicano una partenza o sanciscono un ritorno, aprono un incontro, chiedono la parola, un momento di attenzione.
L'arte di Grassino accarezza il visitatore, lo affabula con le sue forme, lo invita ad arrendersi al potere seduttivo della visione, macroscopia del mondo e della natura umana. Al Museo Pecci Milano i quattro dittici dipinti su carta sono esposti al fondo di un lungo box nero, versione aggiornata della caverna originaria, spazio intimo di autoriflessione.
Paolo Grassino (nato nel 1967 a Torino, dove vive e lavora)
Con le sue opere propone una riflessione sulle derive della società attuale, sospesa sul crinale tra naturale e artificiale, tra precarietà e mutazione. Nel 2012 ha presentato il progetto Analgesia in diverse versioni alla rassegna Beaufort 04 a Bredene/Ostenda in Belgio e alla galleria Rolando Anselmi di Berlino; ha esposto inoltre alla Fondazione 107 di Torino.
Nel 2011 ha presentato l’opera Madre al MACRO di Roma, partecipato alla Quarta Biennale di Mosca e tenuto personali alle gallerie Paola Verrengia di Salerno e Alessandro Bagnai di Firenze. Nello stesso anno ha partecipato a mostre in musei pubblici internazionali come il Frost Art Museum di Miami e il Loft Project ETAGI di San Pietroburgo. Nel 2010 ha tenuto una antologica al Castello di Rivalta (Torino) e una personale alla galleria Giorgio Persano di Torino. Nel 2009 ha partecipato alla mostra Essential Experience al museo RISO di Palermo. Nel 2008 ha tenuto una personale in Francia al Musée d'Art Moderne di Saint-Etienne e partecipato alla XV Quadriennale d’Arte di Roma. Nel 2005 ha realizzato una grande installazione sulla facciata della Fondazione Palazzo Bricherasio a Torino, mentre nel 2000 la Galleria d'Arte Moderna di Torino gli ha dedicato una personale.
Scultura, installazione, video e pittura sono gli strumenti usati dall'artista, lungo un percorso di ricerca in tre atti a ritroso nel tempo, dal 2012 al 2008, per mostrare la sapienza e l'inquietudine, la tecnica e l'immaginazione, la composizione, l'evasione contenute e proposte in tre diverse opere.
Analgesia, 2012 (fusioni in alluminio, installazione ambiente)
Assenza totale di piacere e di dolore, proiezione in un futuro spazio-temporale sconosciuto, un mondo immaginario abitato da cani lupo, guardiani cyborg di una leggendaria terra sperduta da cui emergono spogli monumenti all'abitacolo umano. L'installazione, esposta sulla nuda spiaggia di Bredene/Ostenda in Belgio alla mostra Beaufort 04 e riproposta nello spazio bianco post-industriale del Museo Pecci Milano, fissa un istante di spaesamento, di sospensione, di ritorno all'istinto primordiale del branco, all'identità di un gruppo e all'appartenenza a un luogo. Le carcasse di automobili Fiat Uno (unico auto-riferimento dell'artista torinese) sono disposte come quinta scenica, mimesi urbana nel deserto dilatato del tempo a venire, del ritorno a una natura selvaggia, prossimo adattamento delle specie terrestri all'evoluzione in corso sul pianeta T.
La visione di Grassino appare estratta da un film, da un libro, come uno still di fantascienza, un frammento di storia, una preveggenza, un viaggio nella mente. La scena resta muta, immobile nella sua tensione vitale rappresa nella fusione d'alluminio, una campionatura spaziale di corpi animali, una composizione plastica e simbolica sull'ostilità e sulla vulnerabilità, sulla forza e sulla paura, sulla fierezza e sulla ferocia. All'uomo spetta il ruolo di spettatore, oltre che di artefice, di un'apparizione extra-ordinaria evocata dal subconscio, il lato oscuro della lotta per la vita.
Controllo del corpo, 2010 (videoproiezioni, dvd, 3 canali con sonoro)
Tre corpi appesi in tre diverse sequenze video, in tutto nove figure fuori dal tempo e dallo spazio, girano e rigirano su se stessi assecondando le torsioni dei cavi posti sulle loro teste. I movimenti plastici rivelano sembianze anonime di maschere o marionette, forme stilizzate di manichini o totem (nove artisti torinesi ridotti a una rappresentazione iconica di se stessi).
Il trittico video di Grassino riflette sul pubblico il moto virtuale di rotazione intorno ai corpi, come il moto apparente del Sole intorno ai pianeti. Il loop delle immagini configura al loro insieme una dimensione ciclica, cosmica.
Nella cornice del Museo Pecci Milano la triplice proiezione si estende lungo il lato inframezzato da colonne, trasformandosi in una visione lineare modulata dagli sfondamenti luminosi che stagliano i grandi bozzoli su tre pareti contigue, ostensione narrativa di una trinità umanoide articolata e perpetuata nel suo lento avvolgersi rituale, nel suo riprodursi circolare senza inizio e senza fine.
La capacità di mutare forma appartiene ai maestri dell'inganno, in grado di usare le arti per impersonare e replicare il regno illusorio delle ombre. La realtà esterna si ribalta nell'immaginazione mutante dell'artista, che diventa simultaneamente soggetto e oggetto dell'opera. Il riverbero sonoro metallico che accompagna i video amplifica il carattere artificiale, robotico dell'installazione e ritma la dinamica perenne della sua animazione.
Resa, 2008 (acrilico su carta, 4 dittici)
Abbandono manifesto, rinuncia volontaria, le mani in alto sono pittografate da Grassino a scala sovrumana, inermi radiografie di nervature e pelle stratificate, sedimentate, come impronte primitive positive e negative, simboli di lavoro e di potere, strumenti linguistici. Mano per mano è la legge del taglione. La forza, la tortura, la preghiera si concentrano nelle mani. Le mani aperte parlano, urlano la gioia e il dolore, oppure interrompono, impongono il silenzio, una pausa, lo stop!
Come foglie vibrano nell'aria e salutano, indicano una partenza o sanciscono un ritorno, aprono un incontro, chiedono la parola, un momento di attenzione.
L'arte di Grassino accarezza il visitatore, lo affabula con le sue forme, lo invita ad arrendersi al potere seduttivo della visione, macroscopia del mondo e della natura umana. Al Museo Pecci Milano i quattro dittici dipinti su carta sono esposti al fondo di un lungo box nero, versione aggiornata della caverna originaria, spazio intimo di autoriflessione.
Paolo Grassino (nato nel 1967 a Torino, dove vive e lavora)
Con le sue opere propone una riflessione sulle derive della società attuale, sospesa sul crinale tra naturale e artificiale, tra precarietà e mutazione. Nel 2012 ha presentato il progetto Analgesia in diverse versioni alla rassegna Beaufort 04 a Bredene/Ostenda in Belgio e alla galleria Rolando Anselmi di Berlino; ha esposto inoltre alla Fondazione 107 di Torino.
Nel 2011 ha presentato l’opera Madre al MACRO di Roma, partecipato alla Quarta Biennale di Mosca e tenuto personali alle gallerie Paola Verrengia di Salerno e Alessandro Bagnai di Firenze. Nello stesso anno ha partecipato a mostre in musei pubblici internazionali come il Frost Art Museum di Miami e il Loft Project ETAGI di San Pietroburgo. Nel 2010 ha tenuto una antologica al Castello di Rivalta (Torino) e una personale alla galleria Giorgio Persano di Torino. Nel 2009 ha partecipato alla mostra Essential Experience al museo RISO di Palermo. Nel 2008 ha tenuto una personale in Francia al Musée d'Art Moderne di Saint-Etienne e partecipato alla XV Quadriennale d’Arte di Roma. Nel 2005 ha realizzato una grande installazione sulla facciata della Fondazione Palazzo Bricherasio a Torino, mentre nel 2000 la Galleria d'Arte Moderna di Torino gli ha dedicato una personale.
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