PrimeDonne. Le Donne di Puccini
Dal 18 Dicembre 2012 al 31 Marzo 2013
Milano
Luogo: Centro Diagnostico Italiano
Indirizzo: via Simone Saint Bon 20
Orari: da lunedì a venerdì 7-19; sabato 7-12
Enti promotori:
- Fondazione Bracco
- Accademia Teatro alla Scala
- Centro Diagnostico Italiano (CDI)
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 48317444
E-Mail info: elena.gavardi@cdi.it
Sito ufficiale: http://www.cdi.it
Le sete leggere di Manon Lescaut, la povera lanetta di Mimì, il provocante raso rosso di Musetta, lo sfarzoso tulle ricamato a fiori di Tosca: attraverso la ricostruzione, accurata nei più piccoli e preziosi dettagli, dei loro costumi storici da parte degli allievi dell’Accademia Teatro alla Scala, le eroine di Giacomo Puccini tornano alla vita all’interno della mostra "PrimeDonne - le donne di Puccini", visitabile da martedì 18 dicembre presso il Centro Diagnostico Italiano a Milano.
L’esposizione, promossa da Fondazione Bracco in collaborazione con l’Accademia Teatro alla Scala e il Centro Diagnostico Italiano (CDI), è il frutto di un progetto che ha coinvolto per un anno, sotto la guida di Maria Chiara Donato, oltre 40 allievi di alcuni corsi dell’Accademia, provenienti da Europa e Asia: i sarti, che hanno ripreso i figurini delle prime rappresentazioni, gli allievi del corso di effetti speciali per l’elaborazione dei manichini, i fotografi di scena per le immagini del backstage e gli scenografi, che hanno disegnato i costumi di diverse eroine pucciniane, da Magda a Minnie, da Suor Angelica a Madama Butterfly, fino alla principessa Turandot.
“Questa mostra”, afferma Diana Bracco, Presidente della Fondazione Bracco, “è parte di un progetto pluriennale di collaborazione tra la nostra Fondazione e l’Accademia Teatro alla Scala che mira, come l’intero Progetto Diventerò - Fondazione Bracco per i giovani, alla valorizzazione delle nuove generazioni e dei loro talenti. Dopo gli scenografi e i fotografi di scena, cui abbiamo dedicato edizioni precedenti, quest’anno abbiamo voluto accendere i riflettori sulla grande tradizione italiana dell’alto artigianato, che è una vera eccellenza del made in Italy. Da sempre”, conclude Diana Bracco, “i costumi di scena mi affascinano, e sono davvero impaziente di poter ammirare queste creazioni in compagnia della nipote del grande Puccini che ci onora della sua presenza”.
Sottolinea Giuseppe Fraizzoli, consigliere delegato del Centro Diagnostico Italiano: “Oltre a promuovere la professionalità di giovani artisti, con questa e con le precedenti mostre ospitate al CDI intendiamo essere più vicini ai nostri pazienti, non solo offrendo le migliori cure ma anche aprendo i nostri spazi alla comunità e a iniziative culturali di valore. Crediamo, infatti, che anche la bellezza sia parte di quel benessere e salute che, nella nostra mission, ci prefiggiamo di trasferire loro”.
Dal “taglio storico” ai nuovi figurini
Gli allievi del Corso per sarti teatrali sono stati coinvolti in un articolato lavoro di restituzione storica partendo dai figurini originali, oggi conservati presso l’Archivio Ricordi e riprodotti in mostra, che Adolf Hohenstein aveva disegnato per le prime rappresentazioni di Manon Lescaut (1893), La bohème (1896) e Tosca (1900). Com’era consuetudine ancora diffusa all’epoca di Hohenstein, i diversi momenti storici in cui si muovevano i personaggi dell’opera venivano interpretati secondo il gusto contemporaneo: così, ad esempio, l’abito in stile impero (primo ‘800) di Tosca era realizzato attraverso lo sguardo estetico del primo ‘900; i giovani sarti dell’Accademia hanno compiuto un’accurata ricostruzione storica confezionando dei costumi che, seppur nelle fogge e nei colori riproducono quelli di Hohenstein, restituiscono fedelmente la moda dell’epoca in cui le opere si svolgono.
Particolarmente scrupolosa la manifattura di quegli elementi, solitamente celati alla vista, che i visitatori potranno scoprire attraverso le immagini degli allievi del Corso per fotografi di scena: sarà così possibile ammirare tutto ciò che normalmente gli abiti non consentono di vedere - corsetti, corpini, sottogonne.
Altrettanto interessante il lavoro compiuto dai truccatori e parrucchieri e dagli esperti in special make up che hanno reso ancora più realistici i manichini dei costumi, dotandoli di visi, braccia, acconciature e trucco. In mostra le foto che ne ripercorrono tutte le fasi di realizzazione.
Piena libertà, infine, è stata data agli otto allievi scenografi che hanno scelto ciascuno un’eroina pucciniana per la quale disegnare i costumi: oltre a Mimì, Musetta, Tosca e Manon, Suor Angelica Magda (La Rondine), Minnie (La fanciulla del West) e Cio-Cio-San (Madama Butterfly), per confrontarsi quindi tutti con Turandot, la “donna di gelo”, come la definisce in catalogo Fabio Sartorelli, musicologo che ha condotto tutti gli allievi alla scoperta del mondo musicale del compositore toscano.
“Questo progetto – sottolinea il direttore generale dell’Accademia Teatro alla Scala Luisa Vinci - ha permesso ai ragazzi di vivere un’esperienza diretta ‘sul campo’, dando loro la possibilità di sperimentare in prima persona il lavoro in equipe che costituisce la base dell’attività in campo teatrale, dove ciascun professionista contribuisce alla migliore riuscita della messa in scena”.
L’esposizione, promossa da Fondazione Bracco in collaborazione con l’Accademia Teatro alla Scala e il Centro Diagnostico Italiano (CDI), è il frutto di un progetto che ha coinvolto per un anno, sotto la guida di Maria Chiara Donato, oltre 40 allievi di alcuni corsi dell’Accademia, provenienti da Europa e Asia: i sarti, che hanno ripreso i figurini delle prime rappresentazioni, gli allievi del corso di effetti speciali per l’elaborazione dei manichini, i fotografi di scena per le immagini del backstage e gli scenografi, che hanno disegnato i costumi di diverse eroine pucciniane, da Magda a Minnie, da Suor Angelica a Madama Butterfly, fino alla principessa Turandot.
“Questa mostra”, afferma Diana Bracco, Presidente della Fondazione Bracco, “è parte di un progetto pluriennale di collaborazione tra la nostra Fondazione e l’Accademia Teatro alla Scala che mira, come l’intero Progetto Diventerò - Fondazione Bracco per i giovani, alla valorizzazione delle nuove generazioni e dei loro talenti. Dopo gli scenografi e i fotografi di scena, cui abbiamo dedicato edizioni precedenti, quest’anno abbiamo voluto accendere i riflettori sulla grande tradizione italiana dell’alto artigianato, che è una vera eccellenza del made in Italy. Da sempre”, conclude Diana Bracco, “i costumi di scena mi affascinano, e sono davvero impaziente di poter ammirare queste creazioni in compagnia della nipote del grande Puccini che ci onora della sua presenza”.
Sottolinea Giuseppe Fraizzoli, consigliere delegato del Centro Diagnostico Italiano: “Oltre a promuovere la professionalità di giovani artisti, con questa e con le precedenti mostre ospitate al CDI intendiamo essere più vicini ai nostri pazienti, non solo offrendo le migliori cure ma anche aprendo i nostri spazi alla comunità e a iniziative culturali di valore. Crediamo, infatti, che anche la bellezza sia parte di quel benessere e salute che, nella nostra mission, ci prefiggiamo di trasferire loro”.
Dal “taglio storico” ai nuovi figurini
Gli allievi del Corso per sarti teatrali sono stati coinvolti in un articolato lavoro di restituzione storica partendo dai figurini originali, oggi conservati presso l’Archivio Ricordi e riprodotti in mostra, che Adolf Hohenstein aveva disegnato per le prime rappresentazioni di Manon Lescaut (1893), La bohème (1896) e Tosca (1900). Com’era consuetudine ancora diffusa all’epoca di Hohenstein, i diversi momenti storici in cui si muovevano i personaggi dell’opera venivano interpretati secondo il gusto contemporaneo: così, ad esempio, l’abito in stile impero (primo ‘800) di Tosca era realizzato attraverso lo sguardo estetico del primo ‘900; i giovani sarti dell’Accademia hanno compiuto un’accurata ricostruzione storica confezionando dei costumi che, seppur nelle fogge e nei colori riproducono quelli di Hohenstein, restituiscono fedelmente la moda dell’epoca in cui le opere si svolgono.
Particolarmente scrupolosa la manifattura di quegli elementi, solitamente celati alla vista, che i visitatori potranno scoprire attraverso le immagini degli allievi del Corso per fotografi di scena: sarà così possibile ammirare tutto ciò che normalmente gli abiti non consentono di vedere - corsetti, corpini, sottogonne.
Altrettanto interessante il lavoro compiuto dai truccatori e parrucchieri e dagli esperti in special make up che hanno reso ancora più realistici i manichini dei costumi, dotandoli di visi, braccia, acconciature e trucco. In mostra le foto che ne ripercorrono tutte le fasi di realizzazione.
Piena libertà, infine, è stata data agli otto allievi scenografi che hanno scelto ciascuno un’eroina pucciniana per la quale disegnare i costumi: oltre a Mimì, Musetta, Tosca e Manon, Suor Angelica Magda (La Rondine), Minnie (La fanciulla del West) e Cio-Cio-San (Madama Butterfly), per confrontarsi quindi tutti con Turandot, la “donna di gelo”, come la definisce in catalogo Fabio Sartorelli, musicologo che ha condotto tutti gli allievi alla scoperta del mondo musicale del compositore toscano.
“Questo progetto – sottolinea il direttore generale dell’Accademia Teatro alla Scala Luisa Vinci - ha permesso ai ragazzi di vivere un’esperienza diretta ‘sul campo’, dando loro la possibilità di sperimentare in prima persona il lavoro in equipe che costituisce la base dell’attività in campo teatrale, dove ciascun professionista contribuisce alla migliore riuscita della messa in scena”.
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