Vincenzo Agnetti. Autoritratti Ritratti - Scrivere. Enrico Castellani Piero Manzoni

© Archivio Agnett / BUILDING, Milano | Vincenzo Agnetti, Autoritratto, 1971. Feltro grigio con scritta dipinta di grigio, 120 x 80 cm.
Dal 23 October 2019 al 8 March 2020
Milano
Luogo: Building
Indirizzo: via Monte di Pietà 23
Orari: da martedì a sabato 10-19
Curatori: Giovanni Iovane
Prolungata: fino all'8 marzo
Sito ufficiale: http://www.building-gallery.com
“Io scrivo delle cose dalle quali ricavo i miei quadri che a loro volta sono di stimolo per altri scritti...”.
Vincenzo Agnetti, Corriere della Sera, febbraio 1972
Dal 23 ottobre 2019 al 18 gennaio 2020, BUILDING presenta la mostra Vincenzo Agnetti – Autoritratti Ritratti, Scrivere – Enrico Castellani Piero Manzoni a cura di Giovanni Iovane.
La mostra, articolata nelle due sezioni Autoritratti Ritratti e Scrivere, si concentra su una selezione di opere dell’artista che comprendono non soltanto i suoi celebri “feltri”, ma anche molti altri lavori tra cui Identikit (1973), Autotelefonata (No) (1972) e Elisabetta d’Inghilterra (1976) - in cui l’artista sperimenta in maniera originale il genere del ritratto – e il celebre Quando mi vidi non c’ero (1971), dedicato al tema dell’autoritratto con Il suonatore di fiori (1982), ultima sua opera rimasta incompiuta.
Agnetti aveva stretto un sodalizio culturale con Enrico Castellani e Piero Manzoni, contribuendo, sin dagli anni Sessanta, all’indagine critica sul loro operato artistico con testi caratterizzati dal suo peculiare stile di scrittura, a metà fra analisi critica e poesia.
Nella sezione intitolata Scrivere, vengono dunque presentate una selezione di opere di Castellani e Manzoni legate alla ricerca di Agnetti, a partire da Litografia originale (1968), in cui da un lato (recto) c’è l’opera di Castellani e dall’altro (verso) un testo con diagramma di Vincenzo Agnetti. Di Piero Manzoni troviamo invece le “tavole di accertamento” e le “linee”, oltre a opere attinenti al tema del ritratto, fra cui la Base magica (1961), modello di “scultura vivente” dall’evidente carattere performativo.
Parte del progetto espositivo sono anche le performances di Italo Zuffi, create dall’artista in occasione di questa mostra, per attivare, sottolineando l’aspetto performativo dell’opera di Agnetti, una riflessione contemporanea sui concetti di ritratto e traduzione.
Anche per questo progetto BUILDING propone un’estensione pubblica della mostra nella città di Milano. Alcune opere fra le più mistiche di Vincenzo Agnetti, come Ritratto di Dio (1970) o Apocalisse (1974), verranno esposte in alcuni ambienti dei Chiostri di Sant’Eustorgio.
Fino a domenica 8 marzo 2020 sarà possibile visitare la Sala Capitolare, la Cappella Portinari e il Cimitero Paleocristiano, rispettivamente sedi delle opere XIV-XX secolo, Ritratto di Dio e Apocalisse, di Vincenzo Agnetti.
Un calendario di lectures e seminari di approfondimento accompagnerà lo svolgimento della mostra.
Il catalogo, edito da BUILDING, comprenderà testi, fra gli altri, di Giovanni Iovane, curatore della mostra, Marco Meneguzzo, Gaspare Luigi Marcone, Rosalia Pasqualino di Marineo, Federico Sardella, Marco Senaldi e un’intervista inedita di Tommaso Trini all’artista, risalente agli anni Settanta.
La mostra è stata realizzata in collaborazione con l’Archivio Vincenzo Agnetti, la Fondazione Enrico Castellani, la Fondazione Piero Manzoni e con il supporto della galleria Osart, della Collezione La Gaia e di collezioni private.
La figura di Vincenzo Agnetti (Milano, 1926-1981) è centrale nel panorama internazionale dell’arte concettuale degli anni Settanta; poeta, critico, “dicitore”, ha maturato il suo autonomo percorso sin dai tempi dell’amicizia con Enrico Castellani e Piero Manzoni, ma è col 1966-1967 che si indirizza alla produzione di opere – come gli “assiomi” in bachelite o i “ritratti” in feltro – e di azioni in cui fondamentali sono i concetti di parola, territorio, “traduzione”, relazione, singolarità e universalità della comunicazione.
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