Andy Warhol. Vetrine

Andy Warhol, Liz #5 (Early Colored Liz), 1963. Courtesy The Brant Foundation, Greenwich, CT, USA. © The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts Inc. by SIAE 2013

 

Dal 18 Aprile 2014 al 20 Luglio 2014

Napoli

Luogo: Pan | Palazzo delle Arti di Napoli

Indirizzo: via dei Mille 60

Orari: da lunedì a sabato 9.30-19.30; domenica 9.30-14.30. Martedì sono chiuse le sale espositive del I e del II piano

Curatori: Achille Bonito Oliva

Costo del biglietto: intero € 8, ridotto € 4, studenti € 5, gratuito bambini fino a 5 anni, famiglia 4 ingressi € 17

Telefono per informazioni: +39 081 7958604

E-Mail info: ufficio.stampa@comune.napoli.it

Sito ufficiale: http://www.palazzoartinapoli.net


Dal 18 aprile al 20 luglio 2014, il Pan | Palazzo delle Arti di Napoli ospita la mostra Andy Warhol. Vetrine, curata da Achille Bonito Oliva e organizzata da Spirale d’idee in collaborazione con l'Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli.
Il titolo della mostra, Vetrine, nasce dall’esposizione al pianterreno di Palazzo Roccella di un nutrito gruppo di opere su carta tratto dalla serie Golden Shoes, realizzata da Warhol all’inizio della sua carriera nella Grande Mela quando, a metà degli anni 50, lavorava come grafico pubblicitario e vetrinista per i negozi di Madison Avenue. Analogamente, chiude  la mostra la presentazione di serigrafie delle Campbell’s soup e dei Camoufflage, “scatole-scultura” e t-shirt realizzate dalla Andy Warhol Foundation for the Visual Arts in sintonia con la volontà dell’artista, che aveva inseguito il suo sogno di popolarità attraverso la moltiplicazione seriale delle proprie opere, in un’inedita competizione con le tecniche di produzione industriale e le regole della grande distribuzione.
La rassegna raccoglie 150 opere e rivolge particolare attenzione al rapporto che legava Andy Warhol a Napoli, nato a metà degli anni 70 grazie all’amicizia con il gallerista Lucio Amelio. Il percorso espositivo si snoda, infatti, attraverso i ritratti dei personaggi noti della città, che l’artista ebbe modo di conoscere durante le sue visite in Italia, quali Graziella Lonardi Buontempo, Ernesto Esposito, Peppino di Bernardo e naturalmente Joseph Beuys, oltre alle vedute partenopee delle sue Napoliroid. Proprio all’amicizia con Lucio Amelio si deve la nascita del suo più noto e monumentale headline work, Fate presto, basato sulla prima pagina del Mattino del 23 novembre 1980, il cui strillo trasformava in notizia l’evento drammatico del terremoto d’Irpinia, che per la sua distruttiva violenza impressionò l’artista, tanto da ispiragli, qualche anno più tardi, una nuova serie di lavori, Vesuvius, in cui l’immagine del vulcano, uno dei temi classici dell’iconografia locale, viene replicata ossessivamente in colori diversi. «Per me l’eruzione – spiegò infatti Andy Warhol - è un’immagine sconvolgente, un avvenimento straordinario e anche un grande pezzo di scultura… Il Vesuvio per me è molto più grande di un mito: è una cosa terribilmente reale». Adombrando fenomeni caratteristici di Napoli come i “femminielli”, la produzione dei falsi o la tradizione canora, la mostra propone la serie Ledies and Gentlemen del 1975 (con relativi acetati e polaroid) e i disegni realizzati dall’artista a partire dalle fotografie di Wilhelm von Gloeden (1978) acquistate da Lucio Amelio; la storica serie Marilyn del 1967 e quella firmata nel 1985 da Warhol con la scritta «questa non è mia» (Marilyn this is not by me); le numerose collaborazioni avute dall’artista con case discografiche, cantanti e gruppi musicali, firmando coverassolutamente rare già alla fine degli anni degli anni 40 e altre presto entrate nella storia del rock.
Seguendo la liaison imaginaire tra Napoli e New York cercata a suo tempo da Amelio, la mostra rintraccia i nodi di una sotterranea empatia tra l’underground promiscuo e multirazziale, bello e dannato della metropoli statunitense e la magmatica creatività popolare della capitale storica del Mediterraneo. Un territorio sempre in bilico tra morte e rinascita, dramma e commedia, ricchezze artistico-culturali e paccottiglia kitsch, che ancora una volta si manifesta quale sipario strappato sulla scena interiore della contemporaneità.

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