Arturo Vermi. Opere 1960-1975
Dal 21 Marzo 2024 al 11 Maggio 2024
Napoli
Luogo: JUS Museum | Palazzo Calabritto
Indirizzo: Via Calabritto 20
Orari: da martedì a venerdì: 10.00-13.00 / 15.00-19.00; sabato: 16.00-20.00; domenica, festivi ed altri orari previo appuntamento
Curatori: Marcello Palminteri
Telefono per informazioni: +39 081.17552994
E-Mail info: info@jusmuseum.com
Sito ufficiale: http://www.jusmuseum.com - t.
Giovedì 21 marzo 2024, dalle ore 18.30 alle ore 21.30, presso lo JUS Museum di Napoli (Palazzo Calabritto, Via Calabritto, 20, piano nobile, scala B) si inaugura la mostra “Arturo Vermi. Opere 1960-1975” a cura di Marcello Palminteri, in collaborazione con l’“Archivio Arturo Vermi”.
In esposizione venti opere che tracciano buona parte del percorso creativo dell’artista, dagli esperimenti informali della fine degli anni Cinquanta, sino alla conquista del segno, elemento caratterizzante delle sue opere e di quelle del “Gruppo del Cenobio”, che Arturo Vermi fonderà 1962 insieme ad Agostino Ferrari, Ugo La Pietra, Ettore Sordini e Angelo Verga, in opposizione sia alle tendenze nichilistiche e agli eccessi concettuali, sia all’invasione della cultura popartistica americana, muovendosi in direzione semantica in una rinnovata fedeltà all’astrazione e alla pittura, anticipando - senza tema di smentite - alcune delle ricerche successive. È lo stesso Arturo Vermi a ricordare come il “lavoro e la ricerca svolta dal Gruppo del Cenobio risultò essere importante e lo testimonia il fatto che altri operatori, anche illustri, dieci anni dopo fecero ricerche ed esperienze simili, riscuotendo notevole attenzione da parte della critica”.
Arturo Vermi (Bergamo, 1928 - Paderno d'Adda, 1988) definisce la sua poetica nell’estrema semplificazione del linguaggio che, soprattutto, nei “Diari” si caratterizza nell’evidenza di un segno sempre più sottile, più o meno fitto o regolare, trasformandosi in ipotesi di scrittura, grammatica del sentimento. Già nel 1964, Guido Ballo sottolineava come il ripetersi dei tratti “possa sembrare una formula ma, guardando più attentamente ci si accorge che in sostanza il segno di Arturo Vermi è sempre emotivo, è sempre legato, quasi, al variare degli stati d’animo: è, insomma, un segno di valore poetico”.
L’attenzione per le ricerche degli anni Sessanta e Settanta, pone Arturo Vermi tra i protagonisti di numerose mostre, tra le quali si ricordano: “Linee della ricerca artistica in Italia, 1960-1980”, Palazzo delle Esposizioni, Roma (1981); “Il segno della pittura e della scultura”, Palazzo della Permanente, Milano (1983); “Pittura-Scrittura-Pittura” (a cura di Filiberto Menna), Erice, Roma, Suzzara (1987); “Milano et Mitologia. I poli della ricerca visiva 1958-1964” (a cura di Angela Vettese), Centro Culturale Bellora, Milano (1989); “Nel segno del segno. Dopo L’Informale” (a cura di Luciano Caramel), Palazzo delle Stelline, Milano (2013); “1963 e dintorni. Nuovi segni, nuove forme, nuove immagini” (a cura di Francesco Tedeschi), Gallerie d’Italia, Milano; “Nati nel ’30. Milano e la generazione di Piero Manzoni” (a cura di Elena Pontiggia e Cristina Casero), Palazzo della Permanente, Milano (2014); “Italia Moderna 1945-1975” (a cura di Marco Meneguzzo), Palazzo Buontalenti, Pistoia Musei, Pistoia (2019); “Gruppo del Cenobio. Fontana, Manzoni and the Avant-Garde”, Brun Fine Art, Londra (2019).
Sue opere sono in importanti collezioni pubbliche e private, tra cui: Fondazione VAF Stiftung (Frankfurt am Main), Fondazione Biscozzi | Rimbaud ETS (Lecce), Gallerie d’Italia di Banca Intesa (Milano). Il Catalogo Ragionato dell’artista edito da Electa è curato da Luciano Caramel.
Durante il periodo della mostra sarà programmato un incontro con Anna Rizzo Vermi, vedova dell’artista e sarà presentato il catalogo con testi di Marcello Palminteri e Gabriele Perretta.
In esposizione venti opere che tracciano buona parte del percorso creativo dell’artista, dagli esperimenti informali della fine degli anni Cinquanta, sino alla conquista del segno, elemento caratterizzante delle sue opere e di quelle del “Gruppo del Cenobio”, che Arturo Vermi fonderà 1962 insieme ad Agostino Ferrari, Ugo La Pietra, Ettore Sordini e Angelo Verga, in opposizione sia alle tendenze nichilistiche e agli eccessi concettuali, sia all’invasione della cultura popartistica americana, muovendosi in direzione semantica in una rinnovata fedeltà all’astrazione e alla pittura, anticipando - senza tema di smentite - alcune delle ricerche successive. È lo stesso Arturo Vermi a ricordare come il “lavoro e la ricerca svolta dal Gruppo del Cenobio risultò essere importante e lo testimonia il fatto che altri operatori, anche illustri, dieci anni dopo fecero ricerche ed esperienze simili, riscuotendo notevole attenzione da parte della critica”.
Arturo Vermi (Bergamo, 1928 - Paderno d'Adda, 1988) definisce la sua poetica nell’estrema semplificazione del linguaggio che, soprattutto, nei “Diari” si caratterizza nell’evidenza di un segno sempre più sottile, più o meno fitto o regolare, trasformandosi in ipotesi di scrittura, grammatica del sentimento. Già nel 1964, Guido Ballo sottolineava come il ripetersi dei tratti “possa sembrare una formula ma, guardando più attentamente ci si accorge che in sostanza il segno di Arturo Vermi è sempre emotivo, è sempre legato, quasi, al variare degli stati d’animo: è, insomma, un segno di valore poetico”.
L’attenzione per le ricerche degli anni Sessanta e Settanta, pone Arturo Vermi tra i protagonisti di numerose mostre, tra le quali si ricordano: “Linee della ricerca artistica in Italia, 1960-1980”, Palazzo delle Esposizioni, Roma (1981); “Il segno della pittura e della scultura”, Palazzo della Permanente, Milano (1983); “Pittura-Scrittura-Pittura” (a cura di Filiberto Menna), Erice, Roma, Suzzara (1987); “Milano et Mitologia. I poli della ricerca visiva 1958-1964” (a cura di Angela Vettese), Centro Culturale Bellora, Milano (1989); “Nel segno del segno. Dopo L’Informale” (a cura di Luciano Caramel), Palazzo delle Stelline, Milano (2013); “1963 e dintorni. Nuovi segni, nuove forme, nuove immagini” (a cura di Francesco Tedeschi), Gallerie d’Italia, Milano; “Nati nel ’30. Milano e la generazione di Piero Manzoni” (a cura di Elena Pontiggia e Cristina Casero), Palazzo della Permanente, Milano (2014); “Italia Moderna 1945-1975” (a cura di Marco Meneguzzo), Palazzo Buontalenti, Pistoia Musei, Pistoia (2019); “Gruppo del Cenobio. Fontana, Manzoni and the Avant-Garde”, Brun Fine Art, Londra (2019).
Sue opere sono in importanti collezioni pubbliche e private, tra cui: Fondazione VAF Stiftung (Frankfurt am Main), Fondazione Biscozzi | Rimbaud ETS (Lecce), Gallerie d’Italia di Banca Intesa (Milano). Il Catalogo Ragionato dell’artista edito da Electa è curato da Luciano Caramel.
Durante il periodo della mostra sarà programmato un incontro con Anna Rizzo Vermi, vedova dell’artista e sarà presentato il catalogo con testi di Marcello Palminteri e Gabriele Perretta.
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