La luce del nero

Alberto Burri, Cellotex, 1980. Cellotex, acrilico, vinavil su tavola 70,5 x 100,5 cm.

 

Dal 14 Aprile 2022 al 28 Agosto 2022

Città di Castello | Perugia

Luogo: Fondazione Burri

Indirizzo: Via Albizzini 1

Curatori: Bruno Corà

Telefono per informazioni: +39 075 855 46 49

E-Mail info: info@fondazioneburri.org

Sito ufficiale: http://www.fondazioneburri.org


“La luce del nero”, a cura di Bruno Corà, è il titolo della grande mostra che si potrà ammirare agli Ex Seccatoi del Tabacco, sede espositiva, con quella di Palazzo Albizzini, della Fondazione Burri, a Città di Castello.

Sono almeno tre i motivi che rendono questa rassegna realmente imperdibile. Il tema scelto dal curatore, innanzitutto: il nero che da buio, assenza, si rifà colore. Come evidenziano le opere di Burri ma anche di molti grandi artisti del Novecento riunite da Bruno Corà per la mostra. Altrettanto importante è la motivazione sociale che sottende a questa esposizione, che nasce dal progetto sociale europeo riservato all’arte contemporanea e alla disabilità visiva. Infine, il fatto che questa mostra coroni la riapertura degli spazi degli ex Seccatoi di Tabacco dopo 7 anni di lavori, e 10 milioni di investimento, che hanno integralmente riqualificato questi ambienti.

Ma veniamo alla mostra: Bruno Corà, annunciandola, sottolinea come il nero “tra la fine del Medioevo e il XVII secolo avesse perso il suo statuto di colore. Com’era prevedibile, sono stati gli artisti a riconferire al Nero la sua valenza cromatica e in particolare, tra loro, appare essenziale l’azione di Kazimir Malevič esponente di punta della corrente suprematista russa e autore del celebre “Quadrato nero su fondo bianco”(1915), opera presente in questa mostra mediante una stampa che ne riproduce l’immagine.

Nella religione, nella mitologia e nell’astrofisica il nero è stato l’immagine originaria di un mondo precedente alla manifestazione della luce e la sua tenebra si è estesa fino al concetto di “materia oscura”, di cui tuttora sembra sia costituito tutto l’universo”.
Tra gli artisti del XX secolo, dopo il secondo conflitto mondiale, Burri è colui che più di ogni altro ha usato il Nero nelle sue opere, soprattutto con un’intensità crescente a partire dagli anni ’70-’80, giungendo perfino a dipingere totalmente di nero anche gli Ex Seccatoi del Tabacco di Città di Castello, edifici industriali diventati sedi museali dei suoi grandi cicli pittorici.

Insieme a Burri hanno realizzato opere dominate dal nero anche artisti documentati in mostra, come Agnetti, Bassiri, Bendini, Castellani, Fontana, Hartung, Kounellis, Lo Savio, Morris, Nevelson, Nunzio, Parmiggiani, Schifano, Soulages, Tàpies.
Ciascuno con modalità, intenzioni e valenze diverse, tutti purtuttavia capaci di suscitare nel visitatore stati d’animo, percezioni e sensazioni differenti. Infine all’insegna del Nero e della caecitas è rivolto anche il sentimento dei poeti per significare lo sguardo interiore della “veggenza” psichica e poetica all’opposto di quella fisica”.
Burri e altri grandissimi interpreti del secondo Novecento internazionale, quindi, riuniti agli ex Seccatoi per una mostra che non ha precedenti.

Ma non meno importante il “perché” di questa grandiosa rassegna. A chiarirlo è sempre il professor Corà in veste di Presidente della Fondazione Burri: “la mostra “La luce del Nero” è stata realizzata – annota lo studioso – nell’ambito del programma “Europa Creativa 2020” con il progetto “Beam Up” (Blind Engagement In Accessible Museum Projects 2020-2023), uno dei 93 progetti cofinanziati tra i 380 presentati dai 34 Paesi europei aderenti. Al progetto, oltre alla Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri ed Atlante Servizi Culturali, hanno inoltre collaborato come partner la Fondazione Istituto dei Ciechi di Milano per tutti gli aspetti inerenti alla disabilità visiva; The Glucksman – museo di arte contemporanea nel campus dell’Università di Cork (Irlanda) e il MSU Muzej Suvremene Umjetnosti – Museo di Arte Contemporanea di Zagabria – per il settore museale.

La mostra propone un’esperienza percettiva del Nero al vasto pubblico sia dei vedenti che dei non-vedenti, fornendo in taluni casi esempi pressoché mimetici (Burri) e, in altri, forme, materiali e tecniche usate dagli artisti. In tal modo, nel percorso fruitivo della mostra avverranno processi cognitivi idonei a partecipare ad un’esperienza, per molti versi, immediata e fortemente stimolante”.

“La luce del nero” è accolta dagli ex Seccatoi del Tabacco, contesto di origine manifatturiera acquistato e trasformato da Alberto Burri per accogliervi le proprie opere, in particolare i suoi grandi cicli.
Questi ampi locali, straordinariamente affascinanti, richiedevano importanti interventi di messa a norma, oltre che il recupero funzionale di ampie parti prima non utilizzate.

“Sono veramente pochissimi nel mondo i musei d’artista, cioè dedicati ad un solo artista, in una città: e Città di Castello può vantare un percorso museale che inizia da Palazzo Albizzini e si compie agli ex Seccatoi che non teme paragoni con nessuno”.

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