Grandi maestri, piccole sculture. Da Depero a Beverly Pepper
Dal 06 Aprile 2013 al 30 Giugno 2013
Pistoia
Luogo: Palazzo Sozzifanti
Indirizzo: vicolo dei Pedoni 1
Orari: da martedì a venerdì 14.30-19.30; sabato e domenica 10-18
Curatori: Lara-Vinca Masini
Enti promotori:
- Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia
Costo del biglietto: € 3
Telefono per informazioni: +39 0573 974226
E-Mail info: delos@delosrp.it
Sito ufficiale: http://met.provincia.fi.it/news.aspx?n=138961
Dal 6 aprile a Pistoia, a Palazzo Sozzifanti, apre al pubblico la mostra “Grandi maestri, piccole sculture. Da Depero a Beverly Pepper”, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e curata da Lara-Vinca Masini, con opere tratte dalla collezione di arte di Loriano Bertini.
In mostra la parte più recente della raccolta del collezionista: circa 200 opere, quasi tutte di piccole dimensioni, per un excursus lungo la storia dell’arte del XX secolo. Tra grandi maestri, predilezioni personali del collezionista e interessanti scoperte, l’esposizione raccoglie un numero notevole di testimonianze dell’arte scultorea internazionale del secolo scorso.
Ciascun movimento artistico è rappresentato da artisti emblematici del panorama mondiale: per l’Espressionismo storico, che ha interpretato le inquietudini e la crisi di una società che andava incontro alle catastrofi del XX secolo, in mostra, tra gli altri, Ernst Barlach e Rudolf Belling; per il Fauvismo, caratterizzato dalla resa della figura umana a stesure piatte, André Derain; per le Avanguardie storiche presenti il Cubismo (con anche opere di Pablo Picasso e Julio Gonzales), il Futurismo (con lavori di Fortunato Depero, Gino Severini e Mino Rosso), il Dada (con Man Ray) e il Surrealismo (tra gli artisti, Salvador Dalì e Giorgio De Chirico).
Si prosegue con l’esperienza razionale del Concretismo (rappresentato da esponenti quali Alexander Calder e Hans Arp); lo Spazialismo con Lucio Fontana, che ha scoperto un nuovo spazio mentale e concettuale oltre l’opera stessa; l’atteggiamento positivo verso le nuove tecnologie incarnato dal Neoconcretismo (Giuseppe Uncini e Agostino Bonalumi); l’Informale europeo e la sua concezione trasgressiva dell’arte attraverso le opere, ad esempio, di Jean Fautrier e Gastone Novelli; l’Action Painting, nato dalle catastrofi della depressione e della guerra mondiale e qui espresso da Herbert Ferber e Louise Nevelson.
Si esplora il Movimento Nucleare, molto sperimentale ed affidato alla gestualità e all’ironia dissacrante (con opere di Enrico Baj e Sergio Dangelo); il Nouveau Réalisme con nomi quali Christo e Yves Klein; il gruppo sperimentale Fluxus, che ha rifiutato il concetto stesso di “opera d’arte” utilizzando materiali insignificanti per le sue creazioni (con Joe Jones e Charlotte Moorman, tra gli altri); il ritorno all’oggetto dell’esperienza quotidiana del New Dada (con Robert Rauschenberg e Jasper Johns). Per la Pop Art ci sono esempi delle diverse sensibilità: quella inglese, dalla terra nativa del movimento che omaggiava la valenza kitch dell’oggetto (Joe Tilson); quella americana che ne riscopriva il valore positivo e utile nella società (Roy Lichtenstein e Tom Wesselman); quella italiana, più ironica e spregiudicata (tra i vari artisti, Luca Alinari e Gino Marotta).
Segue lettera
La scossa al linguaggio e alla lettura abituali vengono dalla Poesia visiva (in mostra, tra gli altri, Jiri Kolàr e Mirella Bentivoglio), mentre la Op Art (Op-tical Art) coinvolge lo spazio urbano, industriale e pubblicitario, riqualificandolo: in mostra anche opere di Bruno Munari e Jesus Raphael Soto.
Jannis Kounellis e Michelangelo Pistoletto sono gli artisti che nella mostra rappresentano il movimento italiano dell’Arte povera, che lavora alla scoperta del nocciolo delle cose e del valore magico e meravigliante dell’energia; per il Minimalismo, caratterizzato da sculture fredde e rigorosamente geometriche, in mostra Robert Morris e Sol LeWitt; per il Postconcettuale vari artisti tra cui Fernando Melani e Claudio Parmiggiani; per la Transavanguardia italiana Mimmo Paladino e Bruno Ceccobelli e per la nuova pittura tedesca, nata dal movimento italiano, Markus Lüpertz.
E ancora: i due settori più ricchi sono quelli della scultura tra le due guerre e della scultura Postbellica e Contemporanea, che si riferiscono in maniera più diretta al concetto di opera plastica, indipendentemente dalla successione dei vari movimenti che hanno percorso il XX secolo (tra gli altri, lavori di Leonardo Bistolfi, Libero Andreotti, Primo Conti, Francesco Ciusa, Henry Moore, Etienne Martin, Pietro Consagra, Andrea Cascella, Emil Gilioli).
Loriano Bertini vive a Prato, centro toscano che si distingue per il collezionismo di arte contemporanea. La sua vocazione di collezionista appassionato e insaziabile lo ha portato a raccogliere, nel corso degli anni, una collezione di oltre 600 opere, che spaziano dai disegni antichi alle maioliche d’altra epoca; dalle vedute di Firenze alla splendida collezione di libri di noti autori illustrati da artisti (per citarne solo alcuni: La tentation de Saint Antoine di Flaubert illustrato da Odilon Redon; Les fleurs du mal di Baudelaire con xilografie di Vollard; le opere di Luciano illustrate da Klimt; la Figlia di Jorio di d’Annunzio con xilografie di De Carolis e i libri d’artista di Gilbert & George, Parmiggiani, Nannucci, Agnetti e Boltanski, tra gli altri). Esiste una letteratura infinita sul significato del collezionismo, in particolare di quello privato d’arte. Molte possono essere le ragioni che stanno alla radice di una collezione: compensazione psicologica, prestigio personale, desiderio di possesso, volontà di capire la realtà contingente, desiderio di anticipare il futuro. Quella che le accomuna tutte è la passione che, come tale, è univoca e diversa in ogni situazione.
In mostra la parte più recente della raccolta del collezionista: circa 200 opere, quasi tutte di piccole dimensioni, per un excursus lungo la storia dell’arte del XX secolo. Tra grandi maestri, predilezioni personali del collezionista e interessanti scoperte, l’esposizione raccoglie un numero notevole di testimonianze dell’arte scultorea internazionale del secolo scorso.
Ciascun movimento artistico è rappresentato da artisti emblematici del panorama mondiale: per l’Espressionismo storico, che ha interpretato le inquietudini e la crisi di una società che andava incontro alle catastrofi del XX secolo, in mostra, tra gli altri, Ernst Barlach e Rudolf Belling; per il Fauvismo, caratterizzato dalla resa della figura umana a stesure piatte, André Derain; per le Avanguardie storiche presenti il Cubismo (con anche opere di Pablo Picasso e Julio Gonzales), il Futurismo (con lavori di Fortunato Depero, Gino Severini e Mino Rosso), il Dada (con Man Ray) e il Surrealismo (tra gli artisti, Salvador Dalì e Giorgio De Chirico).
Si prosegue con l’esperienza razionale del Concretismo (rappresentato da esponenti quali Alexander Calder e Hans Arp); lo Spazialismo con Lucio Fontana, che ha scoperto un nuovo spazio mentale e concettuale oltre l’opera stessa; l’atteggiamento positivo verso le nuove tecnologie incarnato dal Neoconcretismo (Giuseppe Uncini e Agostino Bonalumi); l’Informale europeo e la sua concezione trasgressiva dell’arte attraverso le opere, ad esempio, di Jean Fautrier e Gastone Novelli; l’Action Painting, nato dalle catastrofi della depressione e della guerra mondiale e qui espresso da Herbert Ferber e Louise Nevelson.
Si esplora il Movimento Nucleare, molto sperimentale ed affidato alla gestualità e all’ironia dissacrante (con opere di Enrico Baj e Sergio Dangelo); il Nouveau Réalisme con nomi quali Christo e Yves Klein; il gruppo sperimentale Fluxus, che ha rifiutato il concetto stesso di “opera d’arte” utilizzando materiali insignificanti per le sue creazioni (con Joe Jones e Charlotte Moorman, tra gli altri); il ritorno all’oggetto dell’esperienza quotidiana del New Dada (con Robert Rauschenberg e Jasper Johns). Per la Pop Art ci sono esempi delle diverse sensibilità: quella inglese, dalla terra nativa del movimento che omaggiava la valenza kitch dell’oggetto (Joe Tilson); quella americana che ne riscopriva il valore positivo e utile nella società (Roy Lichtenstein e Tom Wesselman); quella italiana, più ironica e spregiudicata (tra i vari artisti, Luca Alinari e Gino Marotta).
Segue lettera
La scossa al linguaggio e alla lettura abituali vengono dalla Poesia visiva (in mostra, tra gli altri, Jiri Kolàr e Mirella Bentivoglio), mentre la Op Art (Op-tical Art) coinvolge lo spazio urbano, industriale e pubblicitario, riqualificandolo: in mostra anche opere di Bruno Munari e Jesus Raphael Soto.
Jannis Kounellis e Michelangelo Pistoletto sono gli artisti che nella mostra rappresentano il movimento italiano dell’Arte povera, che lavora alla scoperta del nocciolo delle cose e del valore magico e meravigliante dell’energia; per il Minimalismo, caratterizzato da sculture fredde e rigorosamente geometriche, in mostra Robert Morris e Sol LeWitt; per il Postconcettuale vari artisti tra cui Fernando Melani e Claudio Parmiggiani; per la Transavanguardia italiana Mimmo Paladino e Bruno Ceccobelli e per la nuova pittura tedesca, nata dal movimento italiano, Markus Lüpertz.
E ancora: i due settori più ricchi sono quelli della scultura tra le due guerre e della scultura Postbellica e Contemporanea, che si riferiscono in maniera più diretta al concetto di opera plastica, indipendentemente dalla successione dei vari movimenti che hanno percorso il XX secolo (tra gli altri, lavori di Leonardo Bistolfi, Libero Andreotti, Primo Conti, Francesco Ciusa, Henry Moore, Etienne Martin, Pietro Consagra, Andrea Cascella, Emil Gilioli).
Loriano Bertini vive a Prato, centro toscano che si distingue per il collezionismo di arte contemporanea. La sua vocazione di collezionista appassionato e insaziabile lo ha portato a raccogliere, nel corso degli anni, una collezione di oltre 600 opere, che spaziano dai disegni antichi alle maioliche d’altra epoca; dalle vedute di Firenze alla splendida collezione di libri di noti autori illustrati da artisti (per citarne solo alcuni: La tentation de Saint Antoine di Flaubert illustrato da Odilon Redon; Les fleurs du mal di Baudelaire con xilografie di Vollard; le opere di Luciano illustrate da Klimt; la Figlia di Jorio di d’Annunzio con xilografie di De Carolis e i libri d’artista di Gilbert & George, Parmiggiani, Nannucci, Agnetti e Boltanski, tra gli altri). Esiste una letteratura infinita sul significato del collezionismo, in particolare di quello privato d’arte. Molte possono essere le ragioni che stanno alla radice di una collezione: compensazione psicologica, prestigio personale, desiderio di possesso, volontà di capire la realtà contingente, desiderio di anticipare il futuro. Quella che le accomuna tutte è la passione che, come tale, è univoca e diversa in ogni situazione.
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