Lo sconfinato linguaggio delle forme e dei colori nelle tele di Irina Ojovan

Irina Ojovan, Pensiero quadrato, 2014

 

Dal 03 Maggio 2015 al 06 Giugno 2015

Modica | Ragusa

Luogo: Galleria Lo Magno

Indirizzo: via Risorgimento 91-93

Orari: martedì-sabato 10- 13 / 16-20

Curatori: Arianna Piermattei

Costo del biglietto: ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39 0932 763165

E-Mail info: gallerialomagno@virgilio.it

Sito ufficiale: http://www.gallerialomagno.it


Dal 3 maggio al 6 giugno la Galleria Lo Magno ospiterà una personale dell'artista moldava Irina Ojovan, a cura di Arianna Piermattei ("Irina Ojovan", vernissage domenica 3 ore 19,00; visite: da martedì al sabato, ore 10.00- 13.00 e 16.00-20.00.) Irina Ojovan (Chisinau, Moldavia 1988) si è formata artisticamente tra la sua terra natale e l'Italia, dove ha frequentato le Accademie di Belle Arti di Torino e Roma. Diverse le collettive in Russia, Romania, Germania, Francia e Italia cui ha preso parte. La sua prima personale nel nostro Paese è stata allestita a Comiso nel 2010. Attualmente vive e lavora a Monaco di Baviera. Nelle sue opere (circa venti quelle in mostra, tra oli su tela e serigrafie) la Ojovan costruisce spazi di colore, forme perfette, composizioni astratte, in cui si coglie il folklore stilizzato degli ornamenti della tradizione moldava, ma anche l'origine, il passato, la cultura e il contemporaneo dell'arte. «Ad osservare le opere della Ojovan – scrive Arianna Piermattei, critica d'arte, a proposito della mostra - non si può non passare per le reminescenze dell'Espressionismo astratto di Rothko o del movimento del Colorfield. La strada inaugurata dalla rivoluzione dell'astrazione e della liberazione dal legame oggetto-sua riconoscibilità […] si è mossa sulla linfa dilagante di quell'albero di mondrianiana memoria che si trasformava in composizione geometrico-cromatica, passando per il dinamismo potenziale di Malevic e le atmosfere oniriche di Kandisky e Klee». Se le campiture geometriche delle tele della Ojovan rappresentano uno spazio metafisico, «territori silenziosi o appena mossi da presenze geometriche che galleggiano o si manifestano improvvise sullo spazio in quiete, come a voler richiamare alla comunicazione in un'altra dimensione», c'è in esse, scrive la Piermattei, anche «il tentativo di misurare le sconfinate lande dell'anima, c'è il percorso "a passi tardi e lenti" per i sentieri del pensiero».

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