Riccardo Licata e i maestri del mosaico
Dal 10 Febbraio 2013 al 26 Maggio 2013
Ravenna
Luogo: Museo Nazionale di Ravenna
Indirizzo: via Fiandrini
Orari: da martedì a domenica 8.30-19.30
Curatori: Giovanni Granzotto, Antonella Ranaldi
Enti promotori:
- Mibac
- Soprintendente per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le province di Ravenna Ferrara Forlì-Cesena
Costo del biglietto: intero € 5, ridotto € 2.50
Telefono per informazioni: +39 0544 543711
E-Mail info: museonaz.ravenna@novamusa.it
Sito ufficiale: http://www.soprintendenzaravenna.beniculturali.it/index.php?it/126/musei-e-monumenti
Il Museo Nazionale di Ravenna ospita dal 10 febbraio al 26 maggio 2013 la mostra dal titolo “Riccardo Licata e i maestri del mosaico”. La Soprintendente per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le province di Ravenna, Ferrara, Forlì-Cesena e Rimini, Antonella Ranaldi, invita all’inaugurazione dell’evento il 9 febbraio alle ore 17.30.
L’evento è organizzato da Il Cigno GG Edizioni in collaborazione con lo Studio d’Arte Gierre di Sacile e sponsorizzato dal Gruppo Euromobil.
Ravenna – crocevia di cultura e tradizioni tra Occidente e Oriente, Roma e Bisanzio – è celebre in tutto il mondo per i suoi mosaici per la maggior parte eredità della gloria dell’impero bizantino, del quale fu città protagonista. L’arte del mosaico ravennate che rifulge nei suoi monumenti, dichiarati dall’Unesco “Patrimonio dell'Umanità”, continua ancora oggi attraverso le opere contemporanee presenti in città e il contributo delle numerose botteghe artigianali del territorio.
L’intenzione dei curatori, Giovanni Granzotto e Antonella Ranaldi, è di far dialogare tradizione - nelle testimonianze conservate presso il Museo Nazionale di Ravenna – e arte contemporanea in un’esposizione che presenti al pubblico la voce degli artisti del XX e del XXI secolo che hanno fatto della tecnica del mosaico una delle massime espressioni della propria arte. In mostra, i mosaici di Riccardo Licata e le opere di Afro, Mirko Basaldella, Giuseppe Capogrossi, Giorgio Celiberti, Carlo Ciussi, Mario Deluigi, Piero Dorazio, Mimmo Paladino, Armando Pizzinato, Giuseppe Santomaso, Gino Severini, Emilio Vedova, Giuseppe Zigaina. In una sezione della mostra anche i mosaici di artisti dei nostri giorni, ravennati e non: Henry-Noël Aubry, Giuliano Babini, Vittorio Basaglia, Franco Batacchi, Marco Bravura, CaCo3, Marco De Luca, Ennio Finzi, Giovanna Galli, Verdiano Marzi, Paolo Racagni.
La rassegna ricostruisce l’esperienza artistica di Licata e il suo desiderio di trovare, con l’entusiasmo del novizio, un nuovo linguaggio, in grado di oltrepassare gli inquietanti estremismi dell’Informale. Rinunciando alla materia pittorica, l’artista cerca un suo varco nell’indeterminazione e decide di costituirlo sulla superficie, rifuggendo quasi totalmente anche dalla dimensione prospettica. Il suo linguaggio è quello inconfondibile della grafia automatica, della meta-scrittura che diventa segno, in una ricerca che, nel corso dei decenni, ha portato Licata ad elaborare un proprio alfabeto. Questi stessi segni rappresentano la materia dei suoi mosaici, nei quali il colore riesce attraverso il linguaggio a dare vita ad un logos artistico che attrae e induce alla riflessione.
In una recente intervista di Giovanni Granzotto a Licata, l’artista precisa di non fare distinzioni tra “arte maggiore o minore”: «dipinti e mosaici hanno la medesima importanza, così come gli acquarelli o le incisioni […]. I mosaici per me sono eccezionalmente interessanti». La tendenza degli ultimi anni nella produzione musiva licatiana segue una variazione cromatica indirizzata verso tinte accese e sgargianti, portando l’attenzione su una produzione di nicchia, e poco conosciuta dal grande pubblico, del maestro.
Per evidenziare il valore contemporaneo dell’arte musiva, l’opera di Licata dialoga con quella di altri grandi artisti contemporanei – i già citati Afro, Dorazio, Pizzinato, Santomaso, Severini e Vedova – affascinati dall’arte musiva, senza necessariamente averla praticata. In mostra anche alcuni cartoni preparatori presi a modello dai membri delle scuole di Ravenna e Spilimbergo per la creazione di diversi mosaici. Accanto alle opere dei maestri, quelle di mosaicisti più giovani, alcuni dei quali allievi diretti dello stesso Licata, o indiretti, formatisi attraverso la conoscenza delle sue opere.
Il percorso della mostra dialoga e prosegue nell’importante collezione permanente di mosaici contemporanei del Mar – Museo d’Arte della città di Ravenna.
L’evento è organizzato da Il Cigno GG Edizioni in collaborazione con lo Studio d’Arte Gierre di Sacile e sponsorizzato dal Gruppo Euromobil.
Ravenna – crocevia di cultura e tradizioni tra Occidente e Oriente, Roma e Bisanzio – è celebre in tutto il mondo per i suoi mosaici per la maggior parte eredità della gloria dell’impero bizantino, del quale fu città protagonista. L’arte del mosaico ravennate che rifulge nei suoi monumenti, dichiarati dall’Unesco “Patrimonio dell'Umanità”, continua ancora oggi attraverso le opere contemporanee presenti in città e il contributo delle numerose botteghe artigianali del territorio.
L’intenzione dei curatori, Giovanni Granzotto e Antonella Ranaldi, è di far dialogare tradizione - nelle testimonianze conservate presso il Museo Nazionale di Ravenna – e arte contemporanea in un’esposizione che presenti al pubblico la voce degli artisti del XX e del XXI secolo che hanno fatto della tecnica del mosaico una delle massime espressioni della propria arte. In mostra, i mosaici di Riccardo Licata e le opere di Afro, Mirko Basaldella, Giuseppe Capogrossi, Giorgio Celiberti, Carlo Ciussi, Mario Deluigi, Piero Dorazio, Mimmo Paladino, Armando Pizzinato, Giuseppe Santomaso, Gino Severini, Emilio Vedova, Giuseppe Zigaina. In una sezione della mostra anche i mosaici di artisti dei nostri giorni, ravennati e non: Henry-Noël Aubry, Giuliano Babini, Vittorio Basaglia, Franco Batacchi, Marco Bravura, CaCo3, Marco De Luca, Ennio Finzi, Giovanna Galli, Verdiano Marzi, Paolo Racagni.
La rassegna ricostruisce l’esperienza artistica di Licata e il suo desiderio di trovare, con l’entusiasmo del novizio, un nuovo linguaggio, in grado di oltrepassare gli inquietanti estremismi dell’Informale. Rinunciando alla materia pittorica, l’artista cerca un suo varco nell’indeterminazione e decide di costituirlo sulla superficie, rifuggendo quasi totalmente anche dalla dimensione prospettica. Il suo linguaggio è quello inconfondibile della grafia automatica, della meta-scrittura che diventa segno, in una ricerca che, nel corso dei decenni, ha portato Licata ad elaborare un proprio alfabeto. Questi stessi segni rappresentano la materia dei suoi mosaici, nei quali il colore riesce attraverso il linguaggio a dare vita ad un logos artistico che attrae e induce alla riflessione.
In una recente intervista di Giovanni Granzotto a Licata, l’artista precisa di non fare distinzioni tra “arte maggiore o minore”: «dipinti e mosaici hanno la medesima importanza, così come gli acquarelli o le incisioni […]. I mosaici per me sono eccezionalmente interessanti». La tendenza degli ultimi anni nella produzione musiva licatiana segue una variazione cromatica indirizzata verso tinte accese e sgargianti, portando l’attenzione su una produzione di nicchia, e poco conosciuta dal grande pubblico, del maestro.
Per evidenziare il valore contemporaneo dell’arte musiva, l’opera di Licata dialoga con quella di altri grandi artisti contemporanei – i già citati Afro, Dorazio, Pizzinato, Santomaso, Severini e Vedova – affascinati dall’arte musiva, senza necessariamente averla praticata. In mostra anche alcuni cartoni preparatori presi a modello dai membri delle scuole di Ravenna e Spilimbergo per la creazione di diversi mosaici. Accanto alle opere dei maestri, quelle di mosaicisti più giovani, alcuni dei quali allievi diretti dello stesso Licata, o indiretti, formatisi attraverso la conoscenza delle sue opere.
Il percorso della mostra dialoga e prosegue nell’importante collezione permanente di mosaici contemporanei del Mar – Museo d’Arte della città di Ravenna.
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