Be the poem. Architettura plastica di Marco Galofaro

Be the poem. Architettura plastica di Marco Galofaro, Fondazione Pastificio Cerere, Roma

 

Dal 27 Marzo 2014 al 11 Maggio 2014

Roma

Luogo: Fondazione Pastificio Cerere

Indirizzo: via degli Ausoni 7

Orari: 15/19 dal lunedì al venerdì, 16/20 il sabato

Curatori: Domitilla Dardi

Costo del biglietto: ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39 06 45422960

E-Mail info: info@pastificiocerere.it

Sito ufficiale: http://www.pastificiocerere.it


La Fondazione Pastificio Cerere di Roma presenta, mercoledì 26 marzo 2014, la mostra Be the poem. Architettura plastica di Marco Galofaro, a cura di Domitilla Dardi. L’esposizione propone per la prima volta al pubblico i modelli architettonici di Marco Galofaro – che con il suo studio ha recentemente realizzato il modello in resina per Alfredo Jaar all’ultima Biennale d’Arte di Venezia – ordinati secondo un percorso organico che illustra la complessità della visione architettonica contemporanea nel dialogo costante con le altre discipline. Con questa mostra la Fondazione Pastificio Cerere dimostra ancora una volta il proprio interesse nei confronti dell’architettura, in special modo quando si confronta con ambiti come quello dell’arte contemporanea, dello spazio pubblico o del design. Tutti luoghi del fare dove il passaggio dall’idea astratta alla materialità dell’oggetto diviene cruciale nella definizione dell’opera stessa. In occasione dell’inaugurazione si terrà una conversazione con l’autore, moderata da Domitilla Dardi, con interventi di Matteo Costanzo, co-fondatore dello studio di architettura 2a+p/a, e Marco Petroni, teorico e critico del design e Senior Curator della Fondazione Plart di Napoli. Il titolo della mostra si riferisce a una citazione di David Carradine che chiude una celebre sequenza del primo Kill Bill di Quentin Tarantino: “If you cannot be the poet, be the poem”. Il messaggio è chiaro: il racconto vince sul protagonismo, l’epica della storia è più forte del singolo eroe. Questo si adatta al modo corale di concepire l’architettura che Marco Galofaro ha portato nel suo lavoro: quello del costruire modelli plastici, attraverso un processo fatto di molti passaggi, materie, procedure, per andare dall’idea di spazio alla sua realizzazione fisica. Perché una mostra di modelli architettonici? Perché il modello non è mera architettura in piccola scala, ma un lungo viaggio con molti protagonisti di cui l’edificio rappresenta solo la punta emersa di un più esteso lavoro collettivo. La maquette, infatti, svolge un ruolo determinante nel progetto di architettura (e non solo), essendo prima concretizzazione fisica dell’idea. Galofaro fonda nel 2002 lo studio-laboratorio Modelab e, con Ilaria Benassi a cui si aggiungono nel tempo altri collaboratori, traduce la visione spaziale di architetti e artisti di fama internazionale (Eisenmann, Fuksas, Nouvel, Decq, IaN+, Benassi, Mochetti, Jaar), interpretandola secondo un pensiero fisico e concettuale al tempo stesso. Come per i migliori traduttori, anche in questo caso sono più gli elementi “found in translation” di quelli perduti tra le pieghe del riportare e trasferire. A questo atto interpretativo si affianca la sua personale immaginazione spaziale, quella delle architetture fantastiche che egli stesso progetta. Queste rendono evidente che la scala ridotta e la condizione in divenire della materia non tolgono nulla alla potenza del progetto; anzi, semmai la rafforzano. La mostra dei suoi modelli architettonici - sia quelli realizzati su commissione che quelli delle sue architetture fantastiche - è l’occasione per accedere alla varietà d’interpretazione dello spazio vivibile da un’angolazione privilegiata, quella delle prime e cruciali fasi di creazione. Biografia Marco Galofaro si è laureato in Architettura nel 1999 presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” con una tesi sulla ricostruzione del teatro La Fenice di Venezia, progetto pubblicato nel libro Riscatto virtuale. Una nuova Fenice a Venezia (Marsilio Editori, 2000). La prima importante esperienza come model maker è presso lo studio di Peter Eisenmann a New York, dove ha occasione di lavorare con Richard Serra per l’Holocaust Memorial di Berlino. Segue una lunga esperienza nello studio romano di Massimiliano Fuksas. Nel 2002 fonda il Modelab, laboratorio sperimentale per modelli e prototipi architettonici e di design, dove all’attività professionale affianca sin dall’inizio una personale ricerca in equilibrio tra arte e architettura. È del 2003 l’installazione Microutopias, ideata con lo studio IaN+ per la II Biennale di Valencia, che diviene parte della collezione permanente del FRAC Centre di Orléans. Negli anni continua il sodalizio con IaN+ come model maker per concorsi e mostre, e realizza plastici per architetti italiani e internazionali come Jean Nouvel, Ma0/emmeazero, Pedro Campos Costa, Odile Decq, Kengo Kuma, N!Studio, -scape, 2a+p/a, stARTT, Labics, João Nunes (PROAP). Con l’installazione No Direction Home (in collaborazione con Ilaria Benassi) partecipa alla mostra Appunti #1: Daily Life (CIAC di Genazzano, Roma 2008), a cura di Federica La Paglia. Nel 2007 inizia a lavorare per l’arte con committenti come Gagosian, Fondazione VOLUME!, e artisti quali Elisabetta Benassi, Maurizio Mochetti, Alessandro Piangiamore. Nel 2013 realizza un modello in resina di 25 mq per l’installazione Venezia, Venezia di Alfredo Jaar, presentata presso il Padiglione del Cile in occasione della 55° Mostra Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia. Ha svolto attività didattica presso la Facoltà di Architettura dell’Università Roma Tre, l’IN-ARCH di Roma e lo IAAC - Institute for Advanced Architecture of Catalonia di Barcellona. Attualmente è docente presso la sede romana dello IED - Istituto Europeo di Design. I suoi lavori sono presenti nelle più importanti pubblicazioni internazionali. Nel 2012 tiene una conferenza presso il MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma.

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