Gustavo Giovannoni. Tra Storia e Progetto
Dal 05 Febbraio 2016 al 15 Marzo 2016
Roma
Luogo: Museo Nazionale Romano - Terme di Diocleziano
Indirizzo: viale Enrico De Nicola 79
Orari: dalle 9 alle 19.30; chiuso il lunedì
Curatori: Centro di Studi per la Storia dell’Architettura
Enti promotori:
- Soprintendenza Speciale per il Colosseo il Museo Nazionale Romano e l’Area archeologica di Roma
Costo del biglietto: intero 7 €, ridotto 3,50 €
Telefono per informazioni: +39 06 477881
E-Mail info: http://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sito-MiBAC/Contenuti/MibacUnif/Eventi/ssba-rm@beniculturali.it
Sito ufficiale: http://www.archeoroma.beniculturali.it
Amava definirsi «ingegnere umanista» Gustavo Giovannoni (1873-1947), una delle figure centrali per l’urbanistica e l’architettura italiane nella prima metà del Novecento. Nel suo lavoro ha unito alla ricerca teorica e accademica, la creazione di piani urbanistici, la stesura e la realizzazione di progetti architettonici articolati, la cura per il restauro esteso dai monumenti alla città antica nel suo comples- so, l’attenzione all’ambiente naturale nel suo rapporto con la città.
La mostra “Tra storia e progetto” presenta, in larga parte per la prima volta al pubblico, una selezione ragionata del suo ricchissimo archivio conservato presso la Casa dei Crescenzi, sede del Centro di Studi per la Storia dell’Architettura fondato da Giovannoni stesso nel 1939.
I disegni, gli schizzi, le fotografie e gli altri documenti, testimoniano il respiro della produzione di studioso, teorico e progettista di Giovannoni negli anni 1895-1947. In questo arco di tempo lo studio- so informato e sensibile al contesto culturale di respiro europeo, recupera e metabolizza in chiave italiana gli apporti del dibattito internazionale nei diversi campi: della storia, del progetto a scala architettonica e urbana, del restauro e della tutela ambientale.
Curata dal Centro di Studi per la Storia dell’Architettura, la mostra è realizzata in collaborazione con la Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’Area Archeologica di Roma. Il progetto d’allestimento, di Massimo Zammerini, espone materiali oggetto di un accurato restauro, realizzato nell’ambito di una campagna per la tutela e la valorizzazione del patrimonio del Centro di Studi per la Storia dell’Architettura, con il contributo del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – Soprintendenza archivistica del Lazio.
L’esposizione è stata articolata in diverse sezioni –La storia e l’architettura, Architetture, città e paesag- gio, La scienza dei monumenti, Giovannoni e le istituzioni– ciascuna dedicata a illustrare un aspetto della multiforme biografia intellettuale dell’«ingegnere umanista»
SEZIONE I GIOVANNONI E LA STORIA DELL’ARCHITETTURA
(a cura di Piero Cimbolli Spagnesi, Augusto Roca De Amicis, Marisa Tabarrini)
La sezione illustra i più importanti studi dedicati da Giovannoni a monumenti dell’antichità romana, del medioevo e del classicismo. I disegni confermano la centralità assegnata alla storia dell’architettura, considerata uno strumento non solo didattico, ma imprescindibile per affrontare il progetto. Emerge la peculiare impostazione metodologica dello studioso che, rispetto all’estetica idealistica, (purovisibilismo e “studi di superficie”), si fonda su un approccio più articolato con ampio uso analitico del disegno, esteso a un attento rilievo grafico di strutture e materiali.
SEZIONE II ARCHITETTURE, CITTÀ, PAESAGGIO
(a cura di Simona Benedetti, Ilaria Delsere, Fabrizio Di Marco, Andrea Pane, Maria Piera Sette)
L’attività di progettista rappresenta l’aspetto meno conosciuto di Giovannoni che, non limitandosi allo studio alla ricerca teorici, spesso si misura direttamente con nuove opere edilizie, a diverse scale, e con piani urbanistici. La sezione è articolata in due parti, dedicate, rispettivamente, alle architetture progettate in prevalenza a Roma e nel Lazio, e agli interventi di trasformazione dell’ambiente urbano, ponendo in evidenza anche la sua attenzione all’analisi e alla tutela del paesaggio.
SEZIONE III LA SCIENZA DEI MONUMENTI (a cura di Maria Grazia Turco, Claudio Varagnoli)
Il restauro è per Giovannoni l’ambito in cui diverse competenze trovano una sintesi: storia, rilievo e progetto, conoscenze scientifiche, competenze tecniche e valenze estetiche. Il suo “metodo positivo” è articolato su due capisaldi: la storia analitica, che indirizza a preservare le tracce del passato, e la concezione dell’opera architettonica come organismo, che guida alla sua interpretazione unitaria e coerente. Più che i concreti interventi, criticamente controversi, sono gli strumenti concettuali approntati negli scritti, e in parte confluiti nella Carta del 1932, a costituire il suo lascito alla cultura del restauro nel panorama non solo nazionale.
SEZIONE IV GIOVANNONI E LE ISTITUZIONI (a cura di Marina Docci, Marina Magnani Cianetti)
La sezione conclusiva ricostruisce i rapporti con le istituzioni di Giovannoni, lungo principali tappe della sua carriera, dalla formazione ai diplomi accademici. Manoscritti, dattiloscritti, disegni, fotografie, mostrano Giovannoni impegnato su vari fronti: dalla riforma dell’insegnamento dell’architettura in Italia –risultando tra i promotori dell’istituzione nel 1919 della Regia Scuola Superiore di Architettura di Roma– all’informazione e divulgazione della conoscenza dell’architettura tramite il veicolo delle riviste («Architettura e Arti Decorative» e «Palladio»). Una testimonianza dell’ampiezza dei suoi interessi e del suo impegno.
Nato a Roma, si laurea in ingegneria civile nel 1895. Conseguita la laurea, frequenta un corso di storia dell’arte (1897-1899) tenuto da Adolfo Venturi e visita Francia, Germania e Inghilterra. Nel 1912 ottie- ne la cattedra di architettura generale alla Regia scuola di applicazione per ingegneri di Roma, dopo essere stato assistente di Enrico Guj e di Guglielmo Calderini. Fin dall’inizio l’attività di Giovannoni si distingue per la capacità di assumere e temperare in un quadro unitario riferimenti culturali, artisti- ci, tecnici e scientifici eterogenei. Protagonista della cultura architettonica in un periodo complesso della storia italiana che va dall’età liberale a quella fascista fino alla Repubblica, promuove studi in campo architettonico, di natura sia storica sia progettuale, e concepisce una nuova figura professio- nale, l’“architetto integrale”, in cui si fondono tecnica, arte e storia. Presidente dal 1910 dell’Aacar (Associazione artistica fra i cultori di architettura in Roma), partecipa alle numerose iniziative che l’associazione organizza sull’urbanistica di Roma.
Tra i fautori della riforma dell’insegnamento dell’architettura in Italia, nel 1919 [...] sostiene l’isti- tuzione della Regia Scuola superiore di Architettura della capitale, da lui diretta dal 1927 al 1935 e caratterizzata dagli insegnamenti di Storia dell’architettura e Restauro dei monumenti, cattedra che ricopre fino alla sua morte. Nel 1921 fonda con Marcello Piacentini, protagonista/antagonista della cultura architettonica romana, la rivista “Architettura e arti decorative”, e nel 1937 la rivista “Palla- dio”, primo periodico scientifico italiano di storia dell’architettura, edito ancora oggi. Tra il 1938 e il 1939 trasforma l’Aacar nel Centro di studi per la storia dell’architettura di Roma, dove ora è conser- vato il suo archivio.
La sua ricchissima produzione teorica, che consta di quasi cinquecento scritti, tocca la storia, il re- stauro, la tutela ambientale e l’urbanistica. Su questi ultimi temi i suoi contributi teorici, lungamente disattesi o equivocati, sono stati rivalutati criticamente solo agli inizi degli anni novanta da Françoise Choay. Attento alla storia della città e alle dottrine urbanistiche europee e americane, Giovannoni è tra i teorici dell’urbanistica del XX secolo (con Camillo Sitte e Charles Buls) che hanno attribuito alla dimensione estetica dell’insediamento umano un ruolo centrale. Già nel 1913, con il fortunato scritto Vecchie città ed edilizia nuova (comparso su “Nuova antologia” e riedito ampliato nel 1931), Giovannoni pone al centro delle sue riflessioni il cambiamento di scala che la modernità impone all’ambiente costruito. Conscio delle dinamiche tipiche dell’età della mobilità personale e collettiva, afferma l’im- portanza di realizzare un rapido sistema di circolazione. Nella città intesa come organismo sociale e “cinematico”, ma anche estetico, inserisce poi il concetto di “patrimonio urbano”, estendendo i criteri della conservazione dal monumento alla città storica, un principio determinante per lo sviluppo suc- cessivo della riflessione urbanistica.
Prefigura anche nuovi possibili modi di aggregarsi della città, basati su sistemi di “reti” e “infrastrut- ture”, che configurano quel decentramento da lui chiamato “deurbanizzazione” (tesi ripresa nel 1937 dal ministro Giuseppe Bottai nel Primo congresso nazionale di urbanistica, che si tradurrà nell’ideo- logia fascista dello “sfollare le città”). E qui Giovannoni inserisce il tema della dualità dei comporta- menti umani (il movimento e il riposo), riprendendo le teorie di Ildefonso Cerdà rielaborate secondo una propria visione. Superando le utopie urbane, opera una fondamentale sintesi: la pianificazione su una duplice scala d’intervento (reticoli “cinematici” territoriali e unità abitative di vita quotidiana) e una conseguente forte complementarietà fra città e campagna. Stabilisce così un’originale relazione tra assetto territoriale e patrimonio urbano, inteso come portatore di valori d’arte e di storia, ma anche come struttura vivente. Proprio riconoscendo l’attualità dei tessuti urbani antichi considera possibili gli interventi demolitori, coniando la formula operativa del “diradamento edilizio”, in sinto- nia con la coeva teoria della conservative surgery di Patrick Geddes. Giovannoni vedrà applicata la sua concezione, formulata nel 1913 e più volte ripresa, solo in segui- to, quando è utilizzata in alcune sistemazioni urbane a Roma, Bergamo alta, Siena e Bari vecchia. Contrario agli sventramenti, che avrebbero favorito la speculazione edilizia e distrutto il carattere storico-artistico della città, detta alcune regole per operare un giusto diradamento: non rettifili a sezione costante, ma allargamenti irregolari e tracciati coerenti con l’impianto storico del quartiere, e rispetto della vecchia morfologia edilizia nella concezione del nuovo. Non è però solo un teorico della città: egli contribuisce operativamente, anche se talvolta in modo discutibile, alla messa a punto di piani per diverse città italiane (Monterotondo, Bari, Cagliari, Pisa e Catania) oltre che per molte zone di Roma: i quartieri di piazza d’Armi-Flaminio e Ostia marittima, 1914-1916; la sistemazione del foro Boario-Velabro, 1914-1926; le città-giardino Aniene e Garbatella, 1920.
La sua opera di progettista (caratterizzata da ruoli di coordinatore e studioso piuttosto che di costrut- tore) si salda con l’attività di teorico della città e del restauro, oltre che di storico dell’architettura, anche se talvolta lo scarto esistente fra teoria e pratica conferma alcune incontestabili contraddizio- ni insite nel suo pensiero. I suoi progetti si basano sull’identificazione stilistica e su un’architettura modernamente storicista, in antitesi con la contemporanea esperienza razionalista. Partendo dall’i- dea che la città debba essere pensata nella sua qualità figurativa e quale organismo integrato con le sollecitazioni storiche ed estetiche che le sono proprie, essa può anche accogliere l’architettura d’i- mitazione stilistica, sperimentando diversi linguaggi desunti dalla tradizione. Mette così in atto una formula mimetica e costruisce un codice morfologico che, nelle diverse accezioni stilistiche, aspira a completare quanto la storia ha tramandato: contro le mode effimere e l’arbitrio individuale vuole costruire uno stile esteso alla città e a tutti comprensibile.
Un’altra innovazione introdotta da Giovannoni nella cultura urbanistica italiana riguarda la tutela del paesaggio, estendendo ulteriormente il concetto di conservazione applicato sino allora ai mo- numenti e a parti di città. Fin dal 1920 anche l’ambiente naturale è indicato come possibile oggetto di vincolo, la cui tutela sarà regolata dalla legge del 1922 e negli anni trenta inserita nelle direttive più generali dell’assetto territoriale, prefigurando un «vero e proprio piano regolatore paesistico che disciplini la conservazione e la mutazione». Tali proposte confluiscono, nel 1939, nella legge sulla protezione delle bellezze naturali, redatta da una commissione da lui stesso presieduta.
Accademico d’Italia dal 1934 e membro di commissioni – tra cui quella ministeriale per la legge urbanistica, con Alberto Calza Bini e Virgilio Testa, voluta da Araldo di Crollalanza tra la fine degli anni venti e l’inizio dei trenta, e quella per l’elaborazione del Piano regolatore di Roma del 1931 – Giovannoni promuove con vigore la tutela del patrimonio architettonico, stabilendo un preciso rap- porto metodologico fra rilevamento grafico, analisi storica e restauro. Sin dagli esordi è consapevole dell’importanza di unificare, sistematizzare e diffondere la scienza e la tecnica del restauro: un’intu- izione programmatica che informa tutta la sua azione di protagonista della cultura del restauro in Italia, con idee in parte confluite nella Carta del restauro (1932).
Iniziatore di un metodo storiografico che aspira alla coincidenza fra gli strumenti della storia e quel- li del progetto, impersona una linea teorica tendente a esaltare nazionalisticamente l’architettura italiana e ad affermare la validità degli studi stilistici e dei metodi compositivi del passato. Teso alla ricostruzione del procedimento progettuale, suggerisce uno studio su più fronti, da ricomporre poi organicamente secondo un criterio integrale che dall’analisi conduce alla sintesi. Il suo procedimento si stacca progressivamente dall’estetica purovisibilista degli storici dell’arte, per ridefinire, in archi- tettura, diversi e più complessi metodi d’indagine. Questo passaggio, reso esplicito tra il 1920 e il 1934, è definitivamente codificato nel 1938, con l’organizzazione dei congressi di storia dell’architettura e in aperta polemica con Adolfo Venturi. Anche grazie a Giovannoni, la storia dell’architettura diventa disciplina autonoma, con propri metodi e un oggetto d’indagine specifico che, per la sua complessità, richiede competenze diverse. A lui si deve anche il fondamentale studio su Antonio da Sangallo il gio- vane (edito postumo nel 1959), che costituisce ancora oggi un punto di riferimento importante nella storiografia architettonica italiana.
(tratto da M.L.Neri, Giovannoni Gustavo, voce biografica in Dizionario dell’architettura del XX secolo, a cura di C.Olmo, vol. III, Torino 2001, pp. 82-84).
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