Panta Rei. Vittoria Gerardi, Maria Laet, Lucas Simões, Rodrigo Torres
Dal 19 Novembre 2021 al 18 Dicembre 2021
Roma
Luogo: Galleria Anna Marra
Indirizzo: Via Sant’Angelo in Pescheria 32
Orari: lunedì – venerdì, 15.30 - 19.30 | sabato 10.00 – 14.00 | su appuntamento
Curatori: Marina Dacci
Telefono per informazioni: +39 06 97612389
E-Mail info: info@galleriaannamarra.it
Sito ufficiale: http://www.galleriaannamarra.it
Galleria Anna Marra è lieta di presentare la mostra collettiva Panta Rei. Vittoria Gerardi, Maria Laet, Lucas Simões e Rodrigo Torres sono stati invitati a esplorare l'idea di forma dell'opera tra memoria e percezione del reale, esaltandone gli aspetti di instabilità e cambiamento. Il reale spesso è uno strato profondo e sottostante, talvolta represso nella nostra esistenza.
Nei lavori esposti il processo di costruzione e decostruzione formale si confronta con lo spazio e il tempo concessi all'inatteso; un inatteso che nasce sia dal rapporto fisico con l'opera durante la sua realizzazione sia dall'apertura a uno scambio "sensibile" con il soggetto del lavoro che spesso afferisce a immagini archetipiche.
Sguardo e gesto modificano le traiettorie nella ricerca della forma.
Un'esperienza generativa è allo stesso tempo fisica e psichica. Nel processo di creazione delle opere si avverte, senza soluzione di continuità, uno slittamento fra psichico e fisico, talvolta carico di sensualità. Anche il tempo portato nell'opera assume una dimensione fisica, corporea, a volte performativa, nella temporalità dilatata dell'azione.
Ogni idea, ogni esperienza trovano così un loro corpo che evidenzia la fluidità nel cambiamento perpetuo dentro e fuori di noi.
L'immagine può reincarnarsi in differenti stati diventando visione, interrogandosi inevitabilmente sul rapporto con la materia impiegata, ma anche con quello del nostro sentire, della nostra identità. Per un artista ragionare sulla costruzione delle forme e sull'organizzazione dello spazio significa soprattutto questo.
Gerardi, Laet, Simões, Torres rappresentano ciò che accade in natura, l'entropia della materia durante il processo di lavoro, l'assorbimento del tempo con sovrapposizioni, ripensamenti, aggiustamenti formali legati a una memoria esperienziale, le sottrazioni/distorsioni di senso, frutto di cambiamenti culturali, la rigenerazione del soggetto dell'opera da consegnare allo sguardo e infine la possibilità, per il visitatore, di modificare la forma. Decostruire l'immagine tende a rompere uno sguardo egemone, spesso stereotipato. L’immagine diviene così portatrice di precise istanze identitarie e culturali, in cui l'opera è una soglia per accedere ad altri mondi.
Vittoria Gerardi (Padova, 1996) vive e lavora a Padova.
Ha iniziato a familiarizzare con la fotografia all’età di sedici anni. A New York frequenta l’International Centre of Photography. Nella serie Confine l’artista presenta la sua percezione del paesaggio come esperienza fisica, visiva e mentale. La luce accecante, e la difficoltà di vedere, è resa selezionando parti di negativo, estraendo frammenti del paesaggio per trasformarli in linee simboliche, in bilico tra inconsistenza e materialità. La serie Aletegrafia analizza la condizione latente della fotografia attraverso il mondo vegetale. Un filo d’erba sostituisce il negativo fotografico nell’ingranditore in camera oscura e viene proiettato sulla carta ai sali d’argento. Con un pennello imbevuto di liquido per sviluppo chimico, la complessa struttura filamentosa viene rivelata in una linea. L’artista abbandona il processo tradizionale che stabilizza la fotografia: la stampa continua ad assorbire la luce modificandosi nel tempo e mutandone la tonalità. Successive applicazioni di fili d’erba, argilla, cera e resina, paiono trasformare la fotografia in fotosintesi.
Maria Laet (Rio de Janeiro, 1982) vive e lavora a Rio de Janeiro.
Il suo lavoro è orientato prevalentemente al rapporto con la natura muovendosi all'unisono con acqua, aria, terra, luce. Il suo corpo performa queste trasmigrazioni di energia che avvengono in un tempo e in uno spazio dilatati. Le opere di Maria Laet spaziano dalla fotografia alle incisioni su vari materiali, dalle installazioni ai video. Il medium espressivo e i materiali sono particolarmente importanti nella sua ricerca. Vengono scelti con rigore e con cura per rendere esplicita la vibrante sensibilità della sua esperienza e per preservare memoria del contatto e accettare la fluidità del cambiamento.
Lucas Simões (Catanduva, 1980) vive e lavora a São Paulo.
L'esplorazione della materia come forma espressiva nel lavoro di Lucas Simões è una ricerca che mira a riempire di significato il supporto dell'oggetto artistico. La sua formazione da architetto, dove tecnica e poetica sono profondamente interconnesse, offre una delle possibili chiavi di lettura della sua produzione. Pittura, cartografia, libri, fotografia, cemento, acciaio, carta... sono stati oggetto della sua indagine. Attraverso la sperimentazione quotidiana di materiali e know-how, l'artista trova i mezzi espressivi necessari, come nelle sue più recenti sculture e installazioni in cemento legate a materiali fragili che accettano l'entropia, che riflettono la sua ricerca sull'architettura brutalista e il fallimento della sua utopia.
Rodrigo Torres (Rio de Janeiro, 1981) vive e lavora a Rio de Janeiro.
Nelle sue opere Rodrigo Torres trova un equilibrio tra il naturale e il fantastico, assumendo toni tautologici ed enigmatici. Le sue opere sono soprattutto sculture in ceramica, oggetti tridimensionali che si fondono con fotografie e dipinti, in una sorta di simbiosi: un'elaborazione di un linguaggio visivo dirompente. Infuse di slittamenti ottici e trasformazioni illusorie, forme e trame si intrecciano con la natura della materia. Torres mette in sfida il carattere decorativo contro quello museologico: le sue ceramiche infondono dubbi e aprono a svariati punti di vista, attraverso una tecnica iperdettagliata. Vasi, barattoli, frutta, verdura, piccoli oggetti, imballaggi protettivi, tra gli altri oggetti di scena e di uso quotidiano: tutti questi materiali mescolati sono ancora una volta in uno spazio di mimesi. L'artista coinvolge orizzonti e geometrie in sculture che sfidano lo spettatore in dicotomie tra realtà e finzione, tra le quali tutto questo prende forma.
Opening venerdì 19 novembre 2021 ore 18.00 – 21.00
Nei lavori esposti il processo di costruzione e decostruzione formale si confronta con lo spazio e il tempo concessi all'inatteso; un inatteso che nasce sia dal rapporto fisico con l'opera durante la sua realizzazione sia dall'apertura a uno scambio "sensibile" con il soggetto del lavoro che spesso afferisce a immagini archetipiche.
Sguardo e gesto modificano le traiettorie nella ricerca della forma.
Un'esperienza generativa è allo stesso tempo fisica e psichica. Nel processo di creazione delle opere si avverte, senza soluzione di continuità, uno slittamento fra psichico e fisico, talvolta carico di sensualità. Anche il tempo portato nell'opera assume una dimensione fisica, corporea, a volte performativa, nella temporalità dilatata dell'azione.
Ogni idea, ogni esperienza trovano così un loro corpo che evidenzia la fluidità nel cambiamento perpetuo dentro e fuori di noi.
L'immagine può reincarnarsi in differenti stati diventando visione, interrogandosi inevitabilmente sul rapporto con la materia impiegata, ma anche con quello del nostro sentire, della nostra identità. Per un artista ragionare sulla costruzione delle forme e sull'organizzazione dello spazio significa soprattutto questo.
Gerardi, Laet, Simões, Torres rappresentano ciò che accade in natura, l'entropia della materia durante il processo di lavoro, l'assorbimento del tempo con sovrapposizioni, ripensamenti, aggiustamenti formali legati a una memoria esperienziale, le sottrazioni/distorsioni di senso, frutto di cambiamenti culturali, la rigenerazione del soggetto dell'opera da consegnare allo sguardo e infine la possibilità, per il visitatore, di modificare la forma. Decostruire l'immagine tende a rompere uno sguardo egemone, spesso stereotipato. L’immagine diviene così portatrice di precise istanze identitarie e culturali, in cui l'opera è una soglia per accedere ad altri mondi.
Vittoria Gerardi (Padova, 1996) vive e lavora a Padova.
Ha iniziato a familiarizzare con la fotografia all’età di sedici anni. A New York frequenta l’International Centre of Photography. Nella serie Confine l’artista presenta la sua percezione del paesaggio come esperienza fisica, visiva e mentale. La luce accecante, e la difficoltà di vedere, è resa selezionando parti di negativo, estraendo frammenti del paesaggio per trasformarli in linee simboliche, in bilico tra inconsistenza e materialità. La serie Aletegrafia analizza la condizione latente della fotografia attraverso il mondo vegetale. Un filo d’erba sostituisce il negativo fotografico nell’ingranditore in camera oscura e viene proiettato sulla carta ai sali d’argento. Con un pennello imbevuto di liquido per sviluppo chimico, la complessa struttura filamentosa viene rivelata in una linea. L’artista abbandona il processo tradizionale che stabilizza la fotografia: la stampa continua ad assorbire la luce modificandosi nel tempo e mutandone la tonalità. Successive applicazioni di fili d’erba, argilla, cera e resina, paiono trasformare la fotografia in fotosintesi.
Maria Laet (Rio de Janeiro, 1982) vive e lavora a Rio de Janeiro.
Il suo lavoro è orientato prevalentemente al rapporto con la natura muovendosi all'unisono con acqua, aria, terra, luce. Il suo corpo performa queste trasmigrazioni di energia che avvengono in un tempo e in uno spazio dilatati. Le opere di Maria Laet spaziano dalla fotografia alle incisioni su vari materiali, dalle installazioni ai video. Il medium espressivo e i materiali sono particolarmente importanti nella sua ricerca. Vengono scelti con rigore e con cura per rendere esplicita la vibrante sensibilità della sua esperienza e per preservare memoria del contatto e accettare la fluidità del cambiamento.
Lucas Simões (Catanduva, 1980) vive e lavora a São Paulo.
L'esplorazione della materia come forma espressiva nel lavoro di Lucas Simões è una ricerca che mira a riempire di significato il supporto dell'oggetto artistico. La sua formazione da architetto, dove tecnica e poetica sono profondamente interconnesse, offre una delle possibili chiavi di lettura della sua produzione. Pittura, cartografia, libri, fotografia, cemento, acciaio, carta... sono stati oggetto della sua indagine. Attraverso la sperimentazione quotidiana di materiali e know-how, l'artista trova i mezzi espressivi necessari, come nelle sue più recenti sculture e installazioni in cemento legate a materiali fragili che accettano l'entropia, che riflettono la sua ricerca sull'architettura brutalista e il fallimento della sua utopia.
Rodrigo Torres (Rio de Janeiro, 1981) vive e lavora a Rio de Janeiro.
Nelle sue opere Rodrigo Torres trova un equilibrio tra il naturale e il fantastico, assumendo toni tautologici ed enigmatici. Le sue opere sono soprattutto sculture in ceramica, oggetti tridimensionali che si fondono con fotografie e dipinti, in una sorta di simbiosi: un'elaborazione di un linguaggio visivo dirompente. Infuse di slittamenti ottici e trasformazioni illusorie, forme e trame si intrecciano con la natura della materia. Torres mette in sfida il carattere decorativo contro quello museologico: le sue ceramiche infondono dubbi e aprono a svariati punti di vista, attraverso una tecnica iperdettagliata. Vasi, barattoli, frutta, verdura, piccoli oggetti, imballaggi protettivi, tra gli altri oggetti di scena e di uso quotidiano: tutti questi materiali mescolati sono ancora una volta in uno spazio di mimesi. L'artista coinvolge orizzonti e geometrie in sculture che sfidano lo spettatore in dicotomie tra realtà e finzione, tra le quali tutto questo prende forma.
Opening venerdì 19 novembre 2021 ore 18.00 – 21.00
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