Rosa Spina. Schire est Meminisse
Dal 25 Giugno 2014 al 30 Giugno 2014
Roma
Luogo: Galleria Nazionale d'Arte Antica di Palazzo Barberini
Indirizzo: via delle Quattro Fontane 13
Orari: da martedì a domenica 8.30-19
Costo del biglietto: intero € 7, ridotto € 3,50
Telefono per informazioni: +39 06 4814591 / 335 81829911
E-Mail info: artespina@libero.it
Sito ufficiale: http://galleriabarberini.beniculturali.it
Opere Fiber Art, 20 tele di varie dimensioni dipinti e soft sculpiture dove colori e fili si stendono sulle tele per raccontare ciò che può essere intravisto creato con l’illusione.
Opere di Rosa Spina Artista Pioniera in Italia della corrente d'Arte Contemporanea, nata intorno agli anni ^60 negli Stati Uniti e nel nord Europa. Il 25 giugno alle ore 18,30 si apre la mostra con l'intervento poetico di Carmela Costanzo, Nuccia Martire e Mirko Baldasssare Storico dell'Arte. Seguirà l’evento musicale e la cena di gala. Un momento per divertirsi e riflettere, ma soprattutto comunicare e confrontarsi grazie ad un universo quale quello dell’arte che non può che aprire le porte e le menti.
Se volessimo sintetizzare questo cammino, questo viaggio di Rosa Spina, potremmo utilizzare l’immagine del ponte, un ponte a tre arcate.
La prima arcata: Il viaggio.
Il viaggio è metafora della vita: le opere di Rosa Spina sono omaggi alla Libertà di Movimento, a quel cammino costante ed intrecciato che è la vita, dove l’artista fa tesoro di tutto: luoghi, paesi, sensazioni, emozioni, malinconie, volti, atmosfere, di cui la Spina è intimamente e variamente nutrita, facendo anche di loro, come di se stessa, amorevole leggenda.
Rosa Spina sa bene che nessun viaggio è definitivo ed uno dei pilastri che sorregge questa prima arcata è il ritorno (Osservate Andata e Ritorno del 2005), il ritorno come dimensione temporale, l’eterno ritorno della classicità, di Leopardi, di Nietzsche, di Vico. È l’essenza della filosofia della storia di Rosa Spina, non lineare progressiva, non lineare regressiva, ma circolare, storia che torna su sé stessa (preziosa icona è Filare il tempo del 2007). In un’opera del 2007, La chiave del tempo, quanto sopra viene fuori in maniera decisamente plastica, ma in definitiva anche e soprattutto lo scorrere del tempo è intreccio, è Memoria e contemporaneità, come recita il titolo di una meravigliosa composizione del 2008. Ulisse è il mito, il personaggio che attraversa questa prima arcata (Il ritorno di Ulisse del 2007 ne è la concretizzazione).
La seconda arcata: La dimensione spazio-temporale.
La seconda arcata è quella del tempo e dei luoghi, un’unica dimensione, direi quasi agostiniana se non bergsoniana, dove il passato-presente-futuro è solo tempo dell’anima. I tempi e i luoghi che esistono solo nell’anima, si fanno malinconia, perché siamo solo nel tempo e nello spazio e l’essere (sein und zeit ci aiuta) è sempre e solo un essere nel mondo. Il pilastro che sorregge questa seconda arcata è il ricordo: Le trame dell’esistenza del 2007 ci indicano, in modo oserei dire sublime questa prospettiva del percorso artistico e zetetico dell’artista catanzarese.SCIRE EST MEMINISSE: sapere è ricordare, e l’arte, sovente, altro non è che ricordo (Canto dei Ritmi arcaici del 2005 è l’icona di questa seconda arcata unitamente a insediamenti temporali del 2007).
La terza arcata: La scelta.
La terza arcata è la scelta, quell’aut-aut che Kierkegaard pone all’attenzione dell’umanità con la categoria della possibilità che sostituisce quella della necessità. I percorsi di Rosa Spina sono costanti scelte, come ci indicano i miti Maya riproposti a più riprese unitamente alle fate nordiche Urd, Verlandi e Skuld che filano la temporalità e quindi l’esistenza. Ed è sempre la scelta della bellezza, pilastro che sorregge questa terza arcata. Non vi è etica senza estetica e viceversa. La bellezza (kalos-kalein) che ci chiama, che ci attira a sé, che sovente si fa etica, scelta esatta dei materiali. È Penelope il mito unico di questa mirabile sintesi ermeneutica della complessità proposta da Rosa Spina, con la manifestazione di quattro elementi di interesse che sintetizzano con la compagna di Ulisse questo viaggio:
l’attesa come speranza di un futuro migliore (Tracce di qualcosa già stato, 2007);
la rete come essere nel mondo (Tessere i desideri, 2007);
le mani: il pensiero come azione, il fare e il disfare (Rete crescente e vertiginosa, 2006);
la tela come obiettivo della nostra ricerca (Fluttuazioni temporali).
Massimo Pasqualone
Opere di Rosa Spina Artista Pioniera in Italia della corrente d'Arte Contemporanea, nata intorno agli anni ^60 negli Stati Uniti e nel nord Europa. Il 25 giugno alle ore 18,30 si apre la mostra con l'intervento poetico di Carmela Costanzo, Nuccia Martire e Mirko Baldasssare Storico dell'Arte. Seguirà l’evento musicale e la cena di gala. Un momento per divertirsi e riflettere, ma soprattutto comunicare e confrontarsi grazie ad un universo quale quello dell’arte che non può che aprire le porte e le menti.
Se volessimo sintetizzare questo cammino, questo viaggio di Rosa Spina, potremmo utilizzare l’immagine del ponte, un ponte a tre arcate.
La prima arcata: Il viaggio.
Il viaggio è metafora della vita: le opere di Rosa Spina sono omaggi alla Libertà di Movimento, a quel cammino costante ed intrecciato che è la vita, dove l’artista fa tesoro di tutto: luoghi, paesi, sensazioni, emozioni, malinconie, volti, atmosfere, di cui la Spina è intimamente e variamente nutrita, facendo anche di loro, come di se stessa, amorevole leggenda.
Rosa Spina sa bene che nessun viaggio è definitivo ed uno dei pilastri che sorregge questa prima arcata è il ritorno (Osservate Andata e Ritorno del 2005), il ritorno come dimensione temporale, l’eterno ritorno della classicità, di Leopardi, di Nietzsche, di Vico. È l’essenza della filosofia della storia di Rosa Spina, non lineare progressiva, non lineare regressiva, ma circolare, storia che torna su sé stessa (preziosa icona è Filare il tempo del 2007). In un’opera del 2007, La chiave del tempo, quanto sopra viene fuori in maniera decisamente plastica, ma in definitiva anche e soprattutto lo scorrere del tempo è intreccio, è Memoria e contemporaneità, come recita il titolo di una meravigliosa composizione del 2008. Ulisse è il mito, il personaggio che attraversa questa prima arcata (Il ritorno di Ulisse del 2007 ne è la concretizzazione).
La seconda arcata: La dimensione spazio-temporale.
La seconda arcata è quella del tempo e dei luoghi, un’unica dimensione, direi quasi agostiniana se non bergsoniana, dove il passato-presente-futuro è solo tempo dell’anima. I tempi e i luoghi che esistono solo nell’anima, si fanno malinconia, perché siamo solo nel tempo e nello spazio e l’essere (sein und zeit ci aiuta) è sempre e solo un essere nel mondo. Il pilastro che sorregge questa seconda arcata è il ricordo: Le trame dell’esistenza del 2007 ci indicano, in modo oserei dire sublime questa prospettiva del percorso artistico e zetetico dell’artista catanzarese.SCIRE EST MEMINISSE: sapere è ricordare, e l’arte, sovente, altro non è che ricordo (Canto dei Ritmi arcaici del 2005 è l’icona di questa seconda arcata unitamente a insediamenti temporali del 2007).
La terza arcata: La scelta.
La terza arcata è la scelta, quell’aut-aut che Kierkegaard pone all’attenzione dell’umanità con la categoria della possibilità che sostituisce quella della necessità. I percorsi di Rosa Spina sono costanti scelte, come ci indicano i miti Maya riproposti a più riprese unitamente alle fate nordiche Urd, Verlandi e Skuld che filano la temporalità e quindi l’esistenza. Ed è sempre la scelta della bellezza, pilastro che sorregge questa terza arcata. Non vi è etica senza estetica e viceversa. La bellezza (kalos-kalein) che ci chiama, che ci attira a sé, che sovente si fa etica, scelta esatta dei materiali. È Penelope il mito unico di questa mirabile sintesi ermeneutica della complessità proposta da Rosa Spina, con la manifestazione di quattro elementi di interesse che sintetizzano con la compagna di Ulisse questo viaggio:
l’attesa come speranza di un futuro migliore (Tracce di qualcosa già stato, 2007);
la rete come essere nel mondo (Tessere i desideri, 2007);
le mani: il pensiero come azione, il fare e il disfare (Rete crescente e vertiginosa, 2006);
la tela come obiettivo della nostra ricerca (Fluttuazioni temporali).
Massimo Pasqualone
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