The isle of the dead

Andrea Dojmi, The isle of the dead
Dal 13 September 2012 al 24 November 2012
Roma
Luogo: CO2 contemporary art
Indirizzo: via Piave 66
Orari: da lunedì venerdì 11-19; sabato 16-19
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 06 45471209
Per l’apertura della nuova stagione espositiva, CO2 ha il piacere di presentare The isle of the dead, prima personale di Andrea Dojmi a Roma.
L’artista presenta un’installazione site-specific che punta a stravolgere la percezione dello spazio della galleria: elementi di costruzioni urbanistiche e apparati militari si fondono nell’edificazione di un bunker, che diviene tramite di un’intensa emotività e di suggestioni psicologiche.
The isle of the dead è infatti l’ultima elaborazione di una ricerca che parte dall’essere umano, dalle sue reazioni all’ambiente che lo circonda. Nell’immaginario comune il bunker è da sempre luogo di rifugio e di protezione, ma allo stesso tempo rappresenta un momento di riflessione sulla memoria, sulla regressione e sulla morte. Nell’opera creata per CO2, l’artista concretizza il silenzio e l’immobilità di quell’ansia anticipatoria della propria fine evocando il mistero del celebre quadro di Arnold Böklin, in cui, l’inaccessibile isola rocciosa è la meta di non-ritorno per la barca lentamente diretta verso le sue rive.
Il mito dell’isola viene tuttavia spogliato della sua veste più romantica per diventare luogo di emarginazione totale dell'individuo, che gradualmente si perde fino alla messa in discussione del proprio io, e all’eventuale incontro con la follia. Quella stessa follia che ha spinto il protagonista del racconto di Ballard, The Terminal Beach, a scegliere come sua abitazione "terminale" proprio un'isola abbandonata, un tempo utilizzata per la sperimentazione di armi nucleari.
L’intero progetto ruota attorno alla corrispondenza tra l’ambiente e la suggestione psicologica che l’opera suscita: paura, attesa e senso della fine animano l'oscura attrazione per un mondo spaventosamente ignoto eppure costruito con elementi comuni e realistici.
“La struttura estrema e liminare di questo luogo, in continua tensione fra presenza ed invisibilità, crea un proprio universo psicologico potente e fluido, ed è proprio quest’ultimo ad imporre le regole all'uomo che vuole sopravvivere” [Andrea Dojmi]
Biografia
Nato a Roma nel 1973.
La ricerca artistica di Andrea Dojmi è incentrata sulla tensione tra l’individuo adolescente e il sistema educativo. Attraverso l'utilizzo di diversi media, dall'installazione al video, indaga l’immagine che l’educazione scolastica e religiosa assumono nella loro organizzazione architettonica e spaziale. Nelle sue sculture e installazioni, ad esempio, ricrea strutture ibride composte da oggetti e materiali di uso quotidiano (come attrezzature ginniche o attinenti all’ambito dell’Educazione fisica) con l’intenzione di ricomporre forme note che conducono l’osservatore verso angoli remoti della propria esperienza e immaginazione.
L’artista presenta un’installazione site-specific che punta a stravolgere la percezione dello spazio della galleria: elementi di costruzioni urbanistiche e apparati militari si fondono nell’edificazione di un bunker, che diviene tramite di un’intensa emotività e di suggestioni psicologiche.
The isle of the dead è infatti l’ultima elaborazione di una ricerca che parte dall’essere umano, dalle sue reazioni all’ambiente che lo circonda. Nell’immaginario comune il bunker è da sempre luogo di rifugio e di protezione, ma allo stesso tempo rappresenta un momento di riflessione sulla memoria, sulla regressione e sulla morte. Nell’opera creata per CO2, l’artista concretizza il silenzio e l’immobilità di quell’ansia anticipatoria della propria fine evocando il mistero del celebre quadro di Arnold Böklin, in cui, l’inaccessibile isola rocciosa è la meta di non-ritorno per la barca lentamente diretta verso le sue rive.
Il mito dell’isola viene tuttavia spogliato della sua veste più romantica per diventare luogo di emarginazione totale dell'individuo, che gradualmente si perde fino alla messa in discussione del proprio io, e all’eventuale incontro con la follia. Quella stessa follia che ha spinto il protagonista del racconto di Ballard, The Terminal Beach, a scegliere come sua abitazione "terminale" proprio un'isola abbandonata, un tempo utilizzata per la sperimentazione di armi nucleari.
L’intero progetto ruota attorno alla corrispondenza tra l’ambiente e la suggestione psicologica che l’opera suscita: paura, attesa e senso della fine animano l'oscura attrazione per un mondo spaventosamente ignoto eppure costruito con elementi comuni e realistici.
“La struttura estrema e liminare di questo luogo, in continua tensione fra presenza ed invisibilità, crea un proprio universo psicologico potente e fluido, ed è proprio quest’ultimo ad imporre le regole all'uomo che vuole sopravvivere” [Andrea Dojmi]
Biografia
Nato a Roma nel 1973.
La ricerca artistica di Andrea Dojmi è incentrata sulla tensione tra l’individuo adolescente e il sistema educativo. Attraverso l'utilizzo di diversi media, dall'installazione al video, indaga l’immagine che l’educazione scolastica e religiosa assumono nella loro organizzazione architettonica e spaziale. Nelle sue sculture e installazioni, ad esempio, ricrea strutture ibride composte da oggetti e materiali di uso quotidiano (come attrezzature ginniche o attinenti all’ambito dell’Educazione fisica) con l’intenzione di ricomporre forme note che conducono l’osservatore verso angoli remoti della propria esperienza e immaginazione.
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