Domingo Milella. FUTUROREMOTO
![Chufin, Vulva, Spagna 2016, 185,5 x 225,5 cm. Chufin, Vulva, Spagna 2016, 185,5 x 225,5 cm.](http://www.arte.it/foto/600x450/3b/148983-3.jpg)
Chufin, Vulva, Spagna 2016, 185,5 x 225,5 cm.
Dal 18 Aprile 2024 al 27 Aprile 2024
Venezia
Luogo: Fondazione Giancarlo Ligabue - Palazzo Erizzo Ligabue
Indirizzo: Ramo Corte Lezze 3318
Orari: Visite gratuite solo su prenotazione alle 19.30 e alle 21.00
Enti promotori:
- Fondazione Giancarlo Ligabue
Sito ufficiale: http://www.fondazioneligabue.it
Lo spazio e il tempo sospesi.
Il ritorno all’essenziale, alla dimensione ancestrale delle origini, a un passato remoto fatto di oscurità e simboli; il ritorno alla necessità innata dell’uomo di esprimere anima, pensiero, paure, conoscenze senza sovrastrutture; di cogliere la luce nel buio.
È questa l’atmosfera evocata dalla Fondazione Giancarlo Ligabue nell’evento allestito a Venezia a Palazzo Erizzo Ligabue dal 18 al 27 aprile con l’esposizione di 10 fotografie dell’artista Domingo Milella (Bari, 1981) che da quasi un decennio svolge la sua ricerca creativa nelle Caverne preistoriche istoriate più importanti per la storia della specie umana.
L’allestimento e l’apertura dopo il tramonto della mostra FUTUROREMOTO
(visite gratuite su prenotazione obbligatoria alle 19.30 e alle 21.00), nelle sale del Palazzo veneziano sul Canal Grande riportate a nudo dai lavori che la Fondazione ha avviato, in vista della fruizione pubblica della sede e della nascita di quello che viene già chiamato “Palazzo delle Arti”, vuole evocare il buio, elemento essenziale della ricerca di Milella.
L’artista portando un grande banco ottico analogico nelle grotte preistoriche, pone la fotografia stessa, il nostro esser contemporanei, davanti alla storia dell’arcaico, del remoto, del profondo.
Le fotografie di Milella non si propongono come strumenti o documenti archeologici o scientifici, ma piuttosto come “calchi di luce dal buio”: sculture ottiche di luoghi immersi nel recondito e nell’incomprensibile.
In un’epoca dominata dalla tecnologia digitale e dalle ambizioni della computazione e del calcolo massimo che chiamiamo intelligenza artificiale, Milella sembra svolgere uno scavo inverso, nello spazio e nel tempo, cercando nell’interno e nel perduto il “Cuore del Tempo”.
“La ricerca delle immagini preistoriche nelle caverne - spiega l’artista - è in realtà un pretesto per realizzare immagini organiche del Mondo e della sua Memoria ancestrale e per questo buia, ignota, celeste e astrale. Le immagini che ne traggo sono in realtà astrazioni delle Preistoria, opere di ricerca sull’origine e su ciò che noi oggi chiamiamo Arte”.
Per Milella le fotografie non sono prove o risposte, ma domande su un passato tanto remoto da esser collegato al Futuro, dato che di entrambe le dimensioni sappiamo pochissimo. “I nostri antenati hanno cercato di evocare e difendere l’anima, il sogno, dipingendo nelle parti più profonde e recondite di alcune caverne immagini e visioni inafferrabili. La storia del demarcare nel mondo ci dice molto sulla nostra posizione nel cosmo, oggi come 40.000 anni fa, e nell’avvenire”.
“Lo studio della Preistoria – spiega Inti Ligabue, Presidente della Fondazione Giancarlo Ligabue – ci pone di fronte ai sentimenti, alle pulsioni, agli istinti più naturali dell’Uomo; ci riporta alla primitiva ricerca del divino, all’originario pensiero di morte, allo stupore di fronte al cosmo; mostra la scoperta del segno come atto creativo ed epifanico. Con questa mostra che apriamo alla città nella nostra sede, anticipando i prossimi impegni, affrontiamo un tema caro e lungamente indagato dalla Fondazione con uno strumento diverso: l’arte, l’emozione, i sensi.”
La mostra FUTUROREMOTO offrirà anche un programma di sperimentazione e introduzione di suoni e musiche della preistoria - sonorità ataviche affidate a diversi gruppi e interpreti - per un’esperienza dell’eco e dell’ignoto dal fondo del tempo e della caverna.
È questa l’atmosfera evocata dalla Fondazione Giancarlo Ligabue nell’evento allestito a Venezia a Palazzo Erizzo Ligabue dal 18 al 27 aprile con l’esposizione di 10 fotografie dell’artista Domingo Milella (Bari, 1981) che da quasi un decennio svolge la sua ricerca creativa nelle Caverne preistoriche istoriate più importanti per la storia della specie umana.
L’allestimento e l’apertura dopo il tramonto della mostra FUTUROREMOTO
(visite gratuite su prenotazione obbligatoria alle 19.30 e alle 21.00), nelle sale del Palazzo veneziano sul Canal Grande riportate a nudo dai lavori che la Fondazione ha avviato, in vista della fruizione pubblica della sede e della nascita di quello che viene già chiamato “Palazzo delle Arti”, vuole evocare il buio, elemento essenziale della ricerca di Milella.
L’artista portando un grande banco ottico analogico nelle grotte preistoriche, pone la fotografia stessa, il nostro esser contemporanei, davanti alla storia dell’arcaico, del remoto, del profondo.
Le fotografie di Milella non si propongono come strumenti o documenti archeologici o scientifici, ma piuttosto come “calchi di luce dal buio”: sculture ottiche di luoghi immersi nel recondito e nell’incomprensibile.
In un’epoca dominata dalla tecnologia digitale e dalle ambizioni della computazione e del calcolo massimo che chiamiamo intelligenza artificiale, Milella sembra svolgere uno scavo inverso, nello spazio e nel tempo, cercando nell’interno e nel perduto il “Cuore del Tempo”.
“La ricerca delle immagini preistoriche nelle caverne - spiega l’artista - è in realtà un pretesto per realizzare immagini organiche del Mondo e della sua Memoria ancestrale e per questo buia, ignota, celeste e astrale. Le immagini che ne traggo sono in realtà astrazioni delle Preistoria, opere di ricerca sull’origine e su ciò che noi oggi chiamiamo Arte”.
Per Milella le fotografie non sono prove o risposte, ma domande su un passato tanto remoto da esser collegato al Futuro, dato che di entrambe le dimensioni sappiamo pochissimo. “I nostri antenati hanno cercato di evocare e difendere l’anima, il sogno, dipingendo nelle parti più profonde e recondite di alcune caverne immagini e visioni inafferrabili. La storia del demarcare nel mondo ci dice molto sulla nostra posizione nel cosmo, oggi come 40.000 anni fa, e nell’avvenire”.
“Lo studio della Preistoria – spiega Inti Ligabue, Presidente della Fondazione Giancarlo Ligabue – ci pone di fronte ai sentimenti, alle pulsioni, agli istinti più naturali dell’Uomo; ci riporta alla primitiva ricerca del divino, all’originario pensiero di morte, allo stupore di fronte al cosmo; mostra la scoperta del segno come atto creativo ed epifanico. Con questa mostra che apriamo alla città nella nostra sede, anticipando i prossimi impegni, affrontiamo un tema caro e lungamente indagato dalla Fondazione con uno strumento diverso: l’arte, l’emozione, i sensi.”
La mostra FUTUROREMOTO offrirà anche un programma di sperimentazione e introduzione di suoni e musiche della preistoria - sonorità ataviche affidate a diversi gruppi e interpreti - per un’esperienza dell’eco e dell’ignoto dal fondo del tempo e della caverna.
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