THE CREATIVE ROOM #2
Dal 03 Marzo 2022 al 13 Marzo 2022
Venezia
Luogo: SPARC*
Indirizzo: Campo Santo Stefano, San Marco 2828a
Curatori: a.topos Venice
a.topos Venice, per la seconda edizione di THE CREATIVE ROOM, ha invitato gli artisti a dedicare la propria arte alla tematica “The Future of Art and the Art of the Future”.
Gli artist* coinvolt* sono: Mário Afonso, Damiano Fasso, Lina Zylla, Sève Favre, Sarah Valente, Doris Schamp, Madalena Corrêa Mendes, Armin Amiriam, Lucrezia Costa, Oona Nelson, Constanza Camila Kramer Garfias, Jia-Rey Chang, Elena Xausa e Lorenzo Fonda, Nero Cosmos, Veronika Dräxler, Adélaïde Feriot, Chiara Tubia, Degann, David Michel Fayek, Ian Callender, Finn Theuws, Anna Maconi, Tanguy de Thuret, Lorenzo Peluffo e Fortuna De Nardo, Bernardo Tirabosco, Fadwa Rouhana, Daniela Di Lullo.
Per quasi due anni, la maggior parte della popolazione mondiale non ha potuto presenziare a nessuna mostra. Questa nuova realtà è stata comprensibilmente accompagnata da un’intensa discussione su alcune delle tematiche più calde della scena artistica: il regno virtuale è migliore delle mostre del mondo reale? Il sostituto digitale rimpiazzerà lo spettacolo dal vivo? Stiamo assistendo all’instaurarsi di una nuova normalità?
Molti dibattiti, discussioni ripetitive e,soprattutto, dopo molte, moltissime mostre online, possiamo fare un bel respiro e ammettere che, oltre che al suo innegabile contributo alla democratizzazione dell’arte, il virtuale è sicuramente meglio di niente. Se tutto va secondo i piani, possiamo prevedere una scena artistica dove, digitale e reale, potranno, se non vivere per sempre felici e contenti, almeno trovare un modo per coabitare pacificamente - a beneficio di entrambi. Così, dopo molto tempo distanti, è bello poter esplorare la possibilità di incontrarsi di nuovo. Utopia,Dystopia e Retrotopia sono due di queste.
Utopia, Dystopia, Retrotopia
Le opere qui riunite sono un insieme di diverse interpretazioni sul futuro, che convergono verso un orizzonte di aspettative allargato; un’immersione tra prognosi ottimistiche, letture di un futuro cinico e un tuffo nostalgico nel passato, vissuto o idealizzato.
La narrazione si apre con la prima esposizione Utopia,Dystopia che raccoglie opere d’arte che offrono insieme scenari utopici e vie per un domani distopico. I visitatori si trovano davanti ad un percorso espositivo che crea spazi visuali e sonori che variano tra l’invito a navigare insieme anziché alla deriva e l’evidenza del peso del tempo che verrà.
Nella seconda mostra, Retrotopia, un mondo scosso da un’angosciante pandemia e da una scena artistica inondata da NTFs come scenario, porta passato e futuro a camminare lateralmente in ciò che Zigmund Bauman ha definito come retrotopia. O attraverso la forma, o il contenuto, o entrambi, le opere esposte rappresentano uno sforzo per ristabilire un passato mitizzato, anche se infedele. E nel caso in cui rivisitare con nostalgia un tempo angosciante non scacci l'incertezza, l'arte può almeno cercare un giusto lutto.
Gli artist* coinvolt* sono: Mário Afonso, Damiano Fasso, Lina Zylla, Sève Favre, Sarah Valente, Doris Schamp, Madalena Corrêa Mendes, Armin Amiriam, Lucrezia Costa, Oona Nelson, Constanza Camila Kramer Garfias, Jia-Rey Chang, Elena Xausa e Lorenzo Fonda, Nero Cosmos, Veronika Dräxler, Adélaïde Feriot, Chiara Tubia, Degann, David Michel Fayek, Ian Callender, Finn Theuws, Anna Maconi, Tanguy de Thuret, Lorenzo Peluffo e Fortuna De Nardo, Bernardo Tirabosco, Fadwa Rouhana, Daniela Di Lullo.
Per quasi due anni, la maggior parte della popolazione mondiale non ha potuto presenziare a nessuna mostra. Questa nuova realtà è stata comprensibilmente accompagnata da un’intensa discussione su alcune delle tematiche più calde della scena artistica: il regno virtuale è migliore delle mostre del mondo reale? Il sostituto digitale rimpiazzerà lo spettacolo dal vivo? Stiamo assistendo all’instaurarsi di una nuova normalità?
Molti dibattiti, discussioni ripetitive e,soprattutto, dopo molte, moltissime mostre online, possiamo fare un bel respiro e ammettere che, oltre che al suo innegabile contributo alla democratizzazione dell’arte, il virtuale è sicuramente meglio di niente. Se tutto va secondo i piani, possiamo prevedere una scena artistica dove, digitale e reale, potranno, se non vivere per sempre felici e contenti, almeno trovare un modo per coabitare pacificamente - a beneficio di entrambi. Così, dopo molto tempo distanti, è bello poter esplorare la possibilità di incontrarsi di nuovo. Utopia,Dystopia e Retrotopia sono due di queste.
Utopia, Dystopia, Retrotopia
Le opere qui riunite sono un insieme di diverse interpretazioni sul futuro, che convergono verso un orizzonte di aspettative allargato; un’immersione tra prognosi ottimistiche, letture di un futuro cinico e un tuffo nostalgico nel passato, vissuto o idealizzato.
La narrazione si apre con la prima esposizione Utopia,Dystopia che raccoglie opere d’arte che offrono insieme scenari utopici e vie per un domani distopico. I visitatori si trovano davanti ad un percorso espositivo che crea spazi visuali e sonori che variano tra l’invito a navigare insieme anziché alla deriva e l’evidenza del peso del tempo che verrà.
Nella seconda mostra, Retrotopia, un mondo scosso da un’angosciante pandemia e da una scena artistica inondata da NTFs come scenario, porta passato e futuro a camminare lateralmente in ciò che Zigmund Bauman ha definito come retrotopia. O attraverso la forma, o il contenuto, o entrambi, le opere esposte rappresentano uno sforzo per ristabilire un passato mitizzato, anche se infedele. E nel caso in cui rivisitare con nostalgia un tempo angosciante non scacci l'incertezza, l'arte può almeno cercare un giusto lutto.
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