ARAKI

© Nobuyoshi Araki / Courtesy of Taka Ishii Gallery, Tokyo | Nobuyoshi Araki, "67 Shooting Back", 2007

 

Dal 21 Settembre 2017 al 03 Dicembre 2017

Montecchio Maggiore | Vicenza

Luogo: Fondazione Bisazza

Indirizzo: viale Milano 56

Curatori: Filippo Maggia

Costo del biglietto: Ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39.0444.707690

E-Mail info: info@fondazionebisazza.it

Sito ufficiale: http://www.fondazionebisazza.it



Con la mostra ARAKI, a cura di Filippo Maggia, la Fondazione Bisazza rende omaggio al celebre fotografo- artista contemporaneo, Nobuyoshi Araki.

In mostra, da giovedì 21 settembre a domenica 3 dicembre 2017, l'universo del maestro giapponese, dai nudi femminili, alle composizioni floreali qui diventate quasi sensuali, agli scorci cittadini e ai cieli di Tokyo, ritratti nella loro massima esplosione di luminosità. Settanta fotografie inducono l'osservatore ad una profonda riflessione sull’universo femminile, sull’eros e sulla morte, facendogli rivivere anche tutti quegli stati d'animo ad essi correlati.

Le immagini, appartenenti a diverse serie - Sentimental Journey, Painting Flowers, Suicide in Tokyo, Hana Kinbaku, Erotos, Bondages, 67 Shooting Back.... - raccontano indirettamente le esperienze che hanno maggiormente segnato la vita dell'autore nel corso degli anni. Un esempio è la raccolta più recente "Love on the Left Eye", le cui fotografie tutte volutamente oscurate nella parte destra rispetto a quella ben visibile di sinistra, testimoniano la perdita della vista nel suo occhio destro.

Tema, di grande impatto, spesso rincorrente nelle sue opere è l'antica arte giapponese del bondage, Kinbaku. In questi scatti, in assoluto i più famosi e controversi di tutto il lavoro di Araki, delle figure femminili nude e legate con delle corde esprimono una sensualità, dove è sottile il confine tra piacere e sofferenza. Attraverso la bellezza del corpo che reagisce alla corda, Araki accompagna l'osservatore in una riflessione e in un'esperienza immersiva unica. Impossibile non farsi coinvolgere emotivamente.

La capacità di tradurre in fotografia questa arte antica è visibile anche negli scatti realizzati da Araki per la campagna pubblicitaria BISAZZA nel 2009. In mostra tredici fotografie inedite appartenenti a questa serie. Arte, tradizione e raffinatezza trovano qui la loro massima espressione, grazie a quell'armonioso connubio tra i preziosi decori in mosaico e il fascino della cultura giapponese, qui fortemente enfatizzato.

All'interno del percorso espositivo saranno visibili due video: il primo documenta il dietro le quinte dello shooting della campagna pubblicitaria realizzata per BISAZZA e il secondo è un breve film con un'intervista ad ARAKI.

Le opere date in prestito provengono dalla Taka Ishii Gallery e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, mentre una serie sono di proprietà della Fondazione BISAZZA. 

La fotografia di Nobuyoshi Araki

“Per decidere di creare una Fondazione, bisogna possedere il senso della bellezza”, commenta Nobuyoshi Araki, fotografo giapponese (Tokyo, 1940) oggi unanimemente riconosciuto come una vera e propria star del panorama internazionale, alla proposta di una sua mostra personale alla Fondazione Bisazza. Conosciuto e dibattuto in tutto il mondo per i suoi provocanti e conturbanti ritratti di donne giapponesi spesso legate secondo la tecnica del bondage, Araki è una figura unica nella fotografia contemporanea, capace di aver fatto della sua esistenza - della sua vita che non distingue l’ambito privato da quello pubblico e professionale - il bacino da cui quotidianamente attingere per la creazione artistica. Tema ricorrente nella poetica di Araki è, come ricorda l’autore, l’esplorazione della “bellezza che risiede nello spazio infinitamente piccolo che sta fra la vita e la morte”, in quell’attimo in cui la bellezza celebra se stessa subito prima che inizi l’inevitabile processo di decadimento, di cui un perfetto esempio sono le immagini delle composizioni floreali. Nel ritratto femminile, la celebrazione di questo frammento temporale deve essere vissuta come punto d’arrivo di un processo intuitivo e immediatamente portata a compimento: “quando si fotografa una donna, basta un suo minimo movimento delle labbra, o un arrossamento improvviso della pelle, perché il fotografo si accenda, influenzando così la modella che reagisce d’istinto. Allora, in quel preciso istante, bisogna scattare.
di Filippo Maggia

Orario di apertura: da mercoledì a domenica, ore 11 - 18

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