Dal 2 dicembre 2015 al 31 gennaio 2016
Il Ritorno ad Arezzo della Madonna Sarti
Madonna Sarti
Ludovica Sanfelice
19/11/2015
Arezzo - Promuovere il ritorno a casa di importanti opere d’arte perché possano essere ammirate da vicino, apprezzate e valorizzate nel loro contesto culturale d’origine, è lo scopo del ciclo "Ritorni" promosso dalla Fondazione Ivan Bruschi che per il primo appuntamento esporrà ad Arezzo La Madonna Sarti di Andrea di Nerio.
Dal 2 dicembre al 31 gennaio, i visitatori potranno conoscere di persona un’opera fondamentale per la storia dell’arte aretina, da tempo custodita all’estero dall’antiquario Giovanni Sarti.
La mostra realizzata con la consulenza scientifica di Carlo Sisi e curata dalla storica dell’arte Isabella Droandi, intende ricostruire la memoria storica di Andrea di Nerio, oggi riconosciuto come il maestro di Spinello Aretino, ponendo l'accento sul contesto culturale in cui operò per avvicinare il pubblico al linguaggio artistico proprio della scuola aretina del Trecento, in rapporto alla lezione giottesca e alle vicine scuole fiorentina e senese.
Attraverso un percorso sviluppato lungo i diversi siti museali della città, l’Opera sarà messa in relazione con quelle attribuite alla sua mano come l’Annunciazione firmata del Museo diocesano, e gli affreschi conservati nella Pieve di Santa Maria, in Duomo e al Museo Nazionale d’Arte Medioevale e Moderna di Arezzo.
Dal 2 dicembre al 31 gennaio, i visitatori potranno conoscere di persona un’opera fondamentale per la storia dell’arte aretina, da tempo custodita all’estero dall’antiquario Giovanni Sarti.
La mostra realizzata con la consulenza scientifica di Carlo Sisi e curata dalla storica dell’arte Isabella Droandi, intende ricostruire la memoria storica di Andrea di Nerio, oggi riconosciuto come il maestro di Spinello Aretino, ponendo l'accento sul contesto culturale in cui operò per avvicinare il pubblico al linguaggio artistico proprio della scuola aretina del Trecento, in rapporto alla lezione giottesca e alle vicine scuole fiorentina e senese.
Attraverso un percorso sviluppato lungo i diversi siti museali della città, l’Opera sarà messa in relazione con quelle attribuite alla sua mano come l’Annunciazione firmata del Museo diocesano, e gli affreschi conservati nella Pieve di Santa Maria, in Duomo e al Museo Nazionale d’Arte Medioevale e Moderna di Arezzo.
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