Dal 23 marzo all’8 ottobre al Castello aragonese
L'universo di Ligabue, tra grafica e pittura, in arrivo a Conversano
Antonio Ligabue, Ritratto di Marino, (1939- 1952), Olio su tela, 41.3 x 47 cm, Collezione privata
Samantha De Martin
17/02/2023
Bari - Con lo stupore di un bambino che sfoglia i segreti del mondo, Antonio Ligabue racchiuse sulla tela tutto il tormento e l’amarezza di un’esistenza fragile, trovando un barlume di serenità nella rappresentazione del lavoro nei campi e in quegli animali che tanto amava e sentiva fratelli.
Tigri, galli, leonesse che affollano il suo spettacolare universo, antidoto a quello squilibrio mentale che lo pervase, saranno al centro di una mostra in programma al Castello aragonese di Conversano dal 25 marzo all’8 ottobre.
Così "Toni el Matt" - come lo chiamavano gli abitanti del paesino emiliano di Gualtieri - ha provato a scrostare solitudine e pregiudizio con la forza del pennello, riuscendo ad affermare il proprio talento di artista, diluendo la rabbia, la sofferenza, la solitudine con i colori della pittura e facendo della sua arte il riscatto della sua stessa esistenza.
Antonio Ligabue, Nudo di donna, s.d. (1929- 1930), Olio su tavola di compensato, 15 x 25 cm, Collezione privata | Courtesy Arthemisia
A Conversano oltre 60 opere proporranno un viaggio nella vita e nell’opera dell’artista che non parlava l’italiano, nato a Zurigo nel 1889 da madre di origine bellunese e da padre ignoto, dato subito in adozione ad una famiglia svizzera, internato a soli 24 anni, a causa dei problemi psichiatrici, in un collegio per ragazzi affetti da disabilità .
A scoprirlo era stato Renato Marino Mazzacurati, pittore della Scuola Romana, che aveva intuito il talento artistico di Ligabue e che gli aveva insegnato a utilizzare i colori. Incline alla collera e incompreso dai suoi contemporanei, visionario, autodidatta, capace di farsi breccia nell’animo del pubblico con la straordinaria sensibilità e dolcezza della sua anima fragile, Ligabue si racconta in un percorso che passa in rassegna i diversi momenti della sua sfortunata esistenza.
Un viaggio cronologico segue le diverse tappe dell’opera dell’artista, a partire dal primo periodo compreso tra il 1927 e il 1939, caratterizzato da pochissimi autoritratti, da colori ancora tenui e diluiti, da temi legati alla vita agreste e da scene con animali feroci in atteggiamenti non eccessivamente aggressivi.
Antonio Ligabue, Leone con leonessa, s.d. (1932-1933), Olio su tavola di compensato, 65 x 50 cm, Collezione privata | Courtesy Arthemisia
Se la seconda fase (1939-1952) è segnata dalla scoperta della materia grassa e corposa e da una rifinitura analitica di tutta la rappresentazione, il terzo momento (1952-1962) affrontato dalla mostra è quello più prolifico nel quale il segno diventa vigoroso e continuo, al punto da isolare nettamente l’immagine rispetto al resto della scena. Quest’ultimo periodo si caratterizza per la densa produzione di autoritratti, diversificati a seconda degli stati d’animo.
All’interno della mostra a cura di Francesca Villanti, organizzata con il patrocinio del Comune di Conversano, prodotta e organizzata da Arthemisia, il visitatore attraverserà opere come Carrozza con cavalli e paesaggio svizzero (1956-1957), Autoritratto con sciarpa rossa (1952- 1962) e Ritratto di Marino (1939- 1952), oltre a sculture in bronzo come Gufo con preda (1957-1958). Il percorso abbraccia anche una sezione dedicata alla produzione grafica con disegni e incisioni come Civetta (1952-1962), Iena (1952-1962) e Autoritratto con berretto da fantino (1962) e una sezione dedicata alla sua incredibile vicenda umana.
Arricchiscono l’esposizione alcuni documenti relativi alla vita dell’artista, la proiezione del film documentario di Raffaele Andreassi del 1961 e diverse foto risalenti agli anni Cinquanta.
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• Antonio Ligabue
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Così "Toni el Matt" - come lo chiamavano gli abitanti del paesino emiliano di Gualtieri - ha provato a scrostare solitudine e pregiudizio con la forza del pennello, riuscendo ad affermare il proprio talento di artista, diluendo la rabbia, la sofferenza, la solitudine con i colori della pittura e facendo della sua arte il riscatto della sua stessa esistenza.
Antonio Ligabue, Nudo di donna, s.d. (1929- 1930), Olio su tavola di compensato, 15 x 25 cm, Collezione privata | Courtesy Arthemisia
A Conversano oltre 60 opere proporranno un viaggio nella vita e nell’opera dell’artista che non parlava l’italiano, nato a Zurigo nel 1889 da madre di origine bellunese e da padre ignoto, dato subito in adozione ad una famiglia svizzera, internato a soli 24 anni, a causa dei problemi psichiatrici, in un collegio per ragazzi affetti da disabilità .
A scoprirlo era stato Renato Marino Mazzacurati, pittore della Scuola Romana, che aveva intuito il talento artistico di Ligabue e che gli aveva insegnato a utilizzare i colori. Incline alla collera e incompreso dai suoi contemporanei, visionario, autodidatta, capace di farsi breccia nell’animo del pubblico con la straordinaria sensibilità e dolcezza della sua anima fragile, Ligabue si racconta in un percorso che passa in rassegna i diversi momenti della sua sfortunata esistenza.
Un viaggio cronologico segue le diverse tappe dell’opera dell’artista, a partire dal primo periodo compreso tra il 1927 e il 1939, caratterizzato da pochissimi autoritratti, da colori ancora tenui e diluiti, da temi legati alla vita agreste e da scene con animali feroci in atteggiamenti non eccessivamente aggressivi.
Antonio Ligabue, Leone con leonessa, s.d. (1932-1933), Olio su tavola di compensato, 65 x 50 cm, Collezione privata | Courtesy Arthemisia
Se la seconda fase (1939-1952) è segnata dalla scoperta della materia grassa e corposa e da una rifinitura analitica di tutta la rappresentazione, il terzo momento (1952-1962) affrontato dalla mostra è quello più prolifico nel quale il segno diventa vigoroso e continuo, al punto da isolare nettamente l’immagine rispetto al resto della scena. Quest’ultimo periodo si caratterizza per la densa produzione di autoritratti, diversificati a seconda degli stati d’animo.
All’interno della mostra a cura di Francesca Villanti, organizzata con il patrocinio del Comune di Conversano, prodotta e organizzata da Arthemisia, il visitatore attraverserà opere come Carrozza con cavalli e paesaggio svizzero (1956-1957), Autoritratto con sciarpa rossa (1952- 1962) e Ritratto di Marino (1939- 1952), oltre a sculture in bronzo come Gufo con preda (1957-1958). Il percorso abbraccia anche una sezione dedicata alla produzione grafica con disegni e incisioni come Civetta (1952-1962), Iena (1952-1962) e Autoritratto con berretto da fantino (1962) e una sezione dedicata alla sua incredibile vicenda umana.
Arricchiscono l’esposizione alcuni documenti relativi alla vita dell’artista, la proiezione del film documentario di Raffaele Andreassi del 1961 e diverse foto risalenti agli anni Cinquanta.
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