Dopo un lungo esilio forzato, la Venere di Morgantina è tornata finalmente in Italia. Una vicenda che si conclude come era iniziata, con una cassa da imballaggio – contenente tre sezioni di pietra calcarea ed alcuni manufatti marmorei – che ha lasciato il Getty Museum di Malibù per attraversare l'oceano Atlantico e giungere infine a casa, in terra di Aidone. La straordinaria scultura arcaica, infatti, è atterrata a Roma il 17 marzo e dopo le abituali operazioni di dogana ha continuato il suo viaggio verso la Sicilia, terminando la sua avventura nei due giorni seguenti.
Accompagnata dal direttore del locale museo, Enrico Caruso, l'opera del quinto secolo a.C. appena giunta nel comune ennese, è stata rimontata nel nuovo padiglione allestito nell'apposito spazio espositivo dai tecnici statunitensi del Paul Getty e del centro di restauro regionale. Per l'inaugurazione e l'esibizione pubblica, però, bisognerà aspettare ancora un mese.
Tutto è pronto dunque al museo di Aidone, come conferma lo stesso Caruso: “Ci sono alcuni dettagli da definire, ma ci siamo preparati al meglio. Ai visitatori proporremo un abbinamento suggestivo. Nella sala che ospiterà la Venere ci sarà anche un'altra statua, quella di una musa, datata terzo secolo. Proprio dal confronto con il materiale con cui è stata realizzata questa opera, gli studiosi sono riusciti a stabilire che la Venere e la musa provenivano dalla stessa zona della Sicilia”.
Soddisfatto anche Sebastiano Missineo, assessore per i Beni Culturali e l'Identità siciliana, che all'arrivo della preziosa statua si è dimostrato pronto ad accoglierla con i dovuti onori, affermando che il contesto in cui sarà collocata la scultura “sarà degno della sua bellezza: la sala del museo di Aidone, a lei interamente dedicata, è stata realizzata per trasmettere ai visitatori le emozione che solo un'opera d'arte come la Venere può offrire”. “Stiamo preparando una serie di iniziative per valorizzare la Venere – ha aggiunto Missineo – sin dal giorno dell'inaugurazione al pubblico, dal punto di vista culturale e turistico. Ovviamente non potremo risolvere tutti i problemi in un mese ma, assieme agli enti locali, intendiamo costruire un progetto che porti alla nascita del distretto greco-romano che comprenda Morgantina, Aidone e la Villa del Casale”.
Dopo un tanto agognato ritorno, la vicenda della Venere di Morgantina ha trovato così la sua conclusione, superando però molte peripezie. La sua odissea infatti ha inizio nel 1979, periodo in cui venne trafugata dai tombaroli nel sito archeologico di Morgantina: fu divisa in tre pezzi per piazzarla facilmente sul mercato clandestino, poi i malviventi la cedettero ad un ricettatore di Gela per soli otto milioni di lire.
Inizia così il lungo viaggio dell'opera. Il basista gelese contatta due esperti, Robin Symes, titolare di una società di trasporti internazionali di Londra e trafficante di opere d'arte, e Renzo Canavesi, antiquario siciliano residente a Chiasso. I due fiutano subito il fortunato affare ed escogitano un piano per portare in Svizzera l'ingombrante reperto. Ingaggiano quindi uno skipper di Nizza che, con la sua imbarcazione, raggiunge la Sicilia e attracca a Porto Empedocle; eseguito il trasbordo, si dirige alla volta del porto di Cassìs in Francia, dove la Venere viene prelevata e portata in territorio elvetico, rimanendo fino al 1985. L'anno successivo, poi, Canavesi vende la scultura alla Robin Symes Ltd per cinque milioni di dollari e così il prezioso reperto approda a Londra.
Sul suolo britannico, inoltre, entra in scena un altro protagonista: il J. Paul Getty Museum. Nel 1987, infatti, il museo statunitense acquista per diciotto milioni di dollari la Venere nel corso di un'asta pubblica tenutasi nella capitale inglese. Successivamente i curatori del Getty, prima di esporre il capolavoro di un discepolo di Fidia nella loro sede di Malibù, commissionano un'indagine conoscitiva ad uno studio romano. I legali italiani incaricati dall'istituzione museale quindi chiedono, al ministero degli Esteri ed a quello dei Beni Culturali, notizie di una possibile provenienza illecita della Venere. La questione viene inoltrata a tutte le Soprintendenze italiane, tranne che a quelle della Sicilia, Calabria e Puglia: viene sancito che l'opera non risulta trafugata in Italia.
Dopo una fuga avventurosa segue però un percorso travagliato per gli attori implicati nel “caso Venere di Morgantina”. Il 5 marzo del 2001, il tribunale di Enna emette una sentenza di condanna all'indirizzo dell'antiquario Renzo Canavesi: due anni di reclusione inflitti e con essi il pagamento di una penale di quaranta milioni di dollari.
Passano sei anni e il 3 gennaio 2007 il quotidiano Los Angeles Times titola: “Il Getty sapeva che la Venere era stata rubata”. È l'inizio di una lunga questione diplomatica, in cui Francesco Rutelli (ministro italiano per i Beni Culturali dell'epoca) si dedica in una storica sfida contro il Getty Museum che terminerà con la restituzione di numerosi beni artistici esportati clandestinamente dal territorio italiano, tra cui appunto la Venere di Morgantina.
Non solo. Il “conflitto” diplomatico tra l'Italia e gli Stati Uniti ha portato alla luce un articolato traffico di opere d'arte italiane rubate. Imputata eccellente nel caso processuale è stata Marion True, ex curatrice del Getty Museum, accusata di avere comprato in Italia pezzi d'arte saccheggiati, molti dei quali rubati tramite il mercante londinese Robin Symes. Negli anni del processo, inoltre, è stata negoziata la restituzione di gran parte delle opere illegittimamente acquistate. Fu così che tornarono a casa cinque reperti, tra cui una splendida coppa attica che il Getty aveva acquistato in più fasi a partire dal 1983.
In seguito, durante lo scandalo, altre tre importanti opere del museo californiano fecero ritorno in l'Italia: un cratere di Asteas, un'epigrafe greca proveniente da Selinunte e un candelabro etrusco in bronzo. Mentre nel novembre del 2001, il Getty Museum restituì migliaia di reperti archeologici provenienti dal sito di Francavilla Marittima (Cosenza).
Ma la trattativa tra l'Italia e il Paul Getty per la restituzione di opere di origine italiana è stata annosa e difficile. Sicuramente il contenzioso più arduo è stato quello sulla celebre Venere, per cui venne istituita una commissione tecnico-scientifica – composta da esperti del museo e del ministero italiano – che ne accertasse la datazione e il luogo di appartenenza (simile al caso dell'Atleta di Lisippo). Nel 2007 un'apposita convenzione tra il ministero dei Beni Culturali e il Getty Museum di Los Angeles, infine, stabilì il ritorno in Italia di 40 pezzi, tra i quali, appunto la Venere di Morgantina. Da allora, insieme alla Regione Siciliana, è proseguito l'iter per definire il rientro della statua, stabilendo che sarebbe stata collocata ad Aidone. Oggi, dopo trent'anni dal furto, la Venere di Morgantina è tornata in Italia e noi non vediamo l'ora di vederla esposta in tutto il suo splendore....