Visite guidate gratuite nella serata del 4 luglio
Chiuso da 20 anni, il teatro romano di Bologna si racconta in un’apertura straordinaria

Teatro romano di Bologna. Resti della facciata esterna (I° fase) e dei posteriori muri radiali (II° fase) della cavea. Courtesy ArcheoBologna-Beni Culturali
Francesca Grego
27/06/2019
Bologna - È probabilmente il primo teatro in muratura dell’architettura romana e tra i suoi sponsor figura nientemeno che l’imperatore Nerone. A quasi 20 anni dalla chiusura, il Teatro Romano di Bologna tornerà ad accogliere i visitatori giovedì 4 luglio in una serata di visite guidate promosse dalla locale Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio. Inizia così un programma di valorizzazione che si protrarrà per tutta l’estate, in attesa della riapertura definitiva, finalmente certa grazie all’accordo con i nuovi affittuari dell’immobile di via Carbonesi nei cui sotterranei si trova l’antica struttura.
Scoperti alla fine degli anni Settanta, portati alla luce in più di dieci anni di scavi e finalmente resi fruibili al pubblico nel 1994, i resti dell’antico teatro sono tornati inaccessibili nel 2000 con la chiusura dei magazzini Coin, che garantivano l’ingresso alla struttura in virtù del progetto di collaborazione pubblico-privato decollato sei anni prima.
Ora la travagliata storia del teatro è pronta a riprendere il suo corso, mostrando ai visitatori le testimonianze di quando 2100 anni fa l’antica Bononia da città di diritto latino fu elevata al rango di municipium romano, con piena cittadinanza, dando il via a un programma di edilizia monumentale. Mentre i teatri greci ed etruschi costruiti in muratura, quelli romani – anche nella capitale – erano fatti di legno. L’innovativo edificio bolognese prese la forma di un emiciclo di 75 metri di diametro, con una struttura autoportante che si discostava dalla tradizione greca e sedili a gradino in arenaria, la pietra tenera che abbondava nelle cave dell’Appennino.
Alcuni decenni dopo, tra il 53 e il 60 a.C., il theatrum marmoreum fu ampliato e abbellito da pavimenti a mosaico, colonne, marmi pregiati, rilievi, stucchi e affreschi a decorazioni vegetali.
Un frammento di iscrizione dedicatoria monumentale in lettere di bronzo, rinvenuto nelle immediate vicinanze e datato 60 a.C., collega il teatro a Nerone, a riprova dell’amore per Bononia dell’imperatore, che in un discorso al Senato destinò agli interventi edilizi in città una consistente somma di denaro.
A sua volta la scoperta getta nuova luce su un torso marmoreo con elmo e corazza trovato nella stessa area nel XVI secolo e oggi conservato al Museo Civico Archeologico dell’Archiginnasio: quasi certamente parte di una statua di Nerone, che un tempo doveva ergersi sul retro delle gradinate.
Le visite del 4 luglio saranno accessibili gratuitamente da via Carbonesi 5, in turni fissati per le ore 18, 19, 20 e 21, con prenotazione obbligatoria all’indirizzo emailsabap-bo.stampa@beniculturali.it.
Scoperti alla fine degli anni Settanta, portati alla luce in più di dieci anni di scavi e finalmente resi fruibili al pubblico nel 1994, i resti dell’antico teatro sono tornati inaccessibili nel 2000 con la chiusura dei magazzini Coin, che garantivano l’ingresso alla struttura in virtù del progetto di collaborazione pubblico-privato decollato sei anni prima.
Ora la travagliata storia del teatro è pronta a riprendere il suo corso, mostrando ai visitatori le testimonianze di quando 2100 anni fa l’antica Bononia da città di diritto latino fu elevata al rango di municipium romano, con piena cittadinanza, dando il via a un programma di edilizia monumentale. Mentre i teatri greci ed etruschi costruiti in muratura, quelli romani – anche nella capitale – erano fatti di legno. L’innovativo edificio bolognese prese la forma di un emiciclo di 75 metri di diametro, con una struttura autoportante che si discostava dalla tradizione greca e sedili a gradino in arenaria, la pietra tenera che abbondava nelle cave dell’Appennino.
Alcuni decenni dopo, tra il 53 e il 60 a.C., il theatrum marmoreum fu ampliato e abbellito da pavimenti a mosaico, colonne, marmi pregiati, rilievi, stucchi e affreschi a decorazioni vegetali.
Un frammento di iscrizione dedicatoria monumentale in lettere di bronzo, rinvenuto nelle immediate vicinanze e datato 60 a.C., collega il teatro a Nerone, a riprova dell’amore per Bononia dell’imperatore, che in un discorso al Senato destinò agli interventi edilizi in città una consistente somma di denaro.
A sua volta la scoperta getta nuova luce su un torso marmoreo con elmo e corazza trovato nella stessa area nel XVI secolo e oggi conservato al Museo Civico Archeologico dell’Archiginnasio: quasi certamente parte di una statua di Nerone, che un tempo doveva ergersi sul retro delle gradinate.
Le visite del 4 luglio saranno accessibili gratuitamente da via Carbonesi 5, in turni fissati per le ore 18, 19, 20 e 21, con prenotazione obbligatoria all’indirizzo emailsabap-bo.stampa@beniculturali.it.
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