Dal 24 settembre 2024 al 2 marzo 2025
Quando il reportage è emozione. Massimo Sestini al Brescia Photo Festival
Mar Mediterraneo, Mare Nostrum, barcone con 500 migranti 40 miglia a nord della Libia fotografato da un elicottero della Marina Militare. World Press Photo General News 2015. © Massimo Sestini
Francesca Grego
24/09/2024
Brescia - “Fotografare per raccontare il mondo, gli eventi pubblici, la cronaca, è stata l’idea del mio futuro che ho coltivato sin da adolescente”, afferma Massimo Sestini. Una vocazione pienamente realizzata: da oltre trent’anni il reporter toscano veleggia da protagonista nel panorama del fotogiornalismo internazionale. Premiato con il World Press Photo Award nel 2015, Sestini ha raccontato l’Italia sulle pagine di testate come The Guardian, Internazionale, L’Espresso, Die Zeit, National Geographic, dalla strage di Capaci al naufragio della Costa Concordia, dai funerali di Giovanni Paolo II al terremoto dell’Aquila, dal disastro della Moby Prince ai viaggi dei migranti. Virtuosismi tecnici, pratiche funamboliche e una poetica molto personale sono gli ingredienti di un linguaggio ben riconoscibile: anticipando l’avvento dei droni, Sestini è diventato un maestro della fotografia aerea e acrobatica, lanciandosi in voli vertiginosi o inabissandosi nelle profondità sottomarine per restituirci un punto di vista inusuale sulla realtà. Per lui l’impossibile sembra essere pane quotidiano.
Da oggi, mercoledì 24 settembre, fino al 2 marzo 2025 la mostra Zenit della Fotografia lo racconta al Museo di Santa Giulia, ultimo atto del Brescia Photo Festival 2024 e prima presentazione di taglio museale dell’opera di Sestini. Realizzata da Comune di Brescia e Fondazione Brescia Musei, curata da Angelo Bucarelli in stretta collaborazione con il reporter, l’esposizione comprende 53 scatti realizzati nell’arco di tre decenni e rappresentativi dei temi più amati e frequentati dall’autore, più un’appendice da scoprire presso la storica cantina Freccianera Fratelli Berlucchi, a Borgonato di Franciacorta, partner dell’evento con Fondazione Grana Padano ETS.
Sarzana (SP), paracadutisti del Gruppo Operativo Incursori del COMSUBIN della Marina Militare si lanciano dall'elicottero © Massimo Sestini
In dittici, trittici e polittici, lungo il percorso della mostra il passato recente torna alla ribalta attraverso foto scattate in modo avventuroso, ma con estrema padronanza del mezzo e cura per i dettagli, o addirittura “foto impossibili”, frutto di scommesse a dir poco ardite. Per riprendere dall’alto il teatro della strage di Capaci, per esempio, non potendo volare su un elicottero della polizia, Sestini scelse di noleggiare un aereo privato a un prezzo altissimo, chiedendo addirittura al pilota di smontare la porta: soltanto così, grazie a un potente teleobiettivo, riuscì a portare a casa lo scatto nonostante il divieto di avvicinarsi all’area.
“Emozionare il pubblico” è il cuore del suo lavoro, afferma convinto il reporter, che proprio grazie alla forza delle emozioni nel 2015 ha conquistato l’ambìto World Press Photo Award. A Brescia l’immagine vincitrice - Mare Nostrum, diventata un simbolo dei viaggi della speranza dei migranti - è protagonista di uno spazio dedicato. Sestini ne ricorda la genesi: siamo al largo della Libia e, dopo 12 giorni di tempesta, i profughi stipati su un barcone avvistano l’elicottero della Marina Militare italiana. “Mi piace fotografare gruppi di persone”, racconta: “Volevo realizzare la foto di gruppo più grande mai esistita con le persone che guardano verso l’alto. Il barcone è come un guscio di noce ed ero certo che, sorvolandolo all’improvviso con un elicottero, tutti avrebbero sollevato la testa con fiducia e speranza, ribaltando il punto di vista sulla notizia: da negativo a positivo”. Nei cinque anni successivi con il progetto Where are you? Sestini ha rintracciato e fotografato - ancora dall’alto e perpendicolarmente - alcuni dei migranti che erano su quel natante, ritratti nella loro nuova vita in Europa.
Mar Tirreno, nave Amerigo Vespucci © Massimo Sestini
Nella mostra bresciana i visitatori troveranno il condensato di una carriera densa di storie e di umanità, dagli eventi più rilevanti degli ultimi decenni, racchiusi nella prima sezione, a spettacolari immagini del Bel Paese, da scoprire nella sezione Patrimonio: la Cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze, per esempio, o l’Etna in piena eruzione, ma anche gli scatti realizzati per la Marina Militare, tra cui la serie dedicata al Parco Archeologico sommerso di Baia (Napoli) e un focus sull’Amerigo Vespucci - “la nave più bella del mondo” - proprio in questi mesi impegnata in un viaggio attorno al globo. Sestini sta lavorando alla creazione di un libro fotografico sull’impresa, la cui pubblicazione è attesa dopo il taglio del traguardo.
E a proposito di traguardi, c’è spazio anche per lo sport nella carriera di questo poliedrico reporter, che ha esordito giovanissimo fotografando concerti rock ed eventi sportivi. Tra le testimonianze della sua lunga esperienza - la Barcolana di Trieste, il Palio di Siena, la competizione ciclistica Strade Bianche in Toscana - troviamo un recente omaggio a Brescia. Si tratta di due scatti realizzati l’11 giugno 2024 in occasione della partenza della 1000 Miglia: un evento simbolo della città lombarda, che nelle foto di Sestini appare sullo sfondo del Capitolium, icona di Brixia romana e Patrimonio Unesco dal 2011. “Dare spazio al linguaggio del contemporaneo, questo è il nostro obiettivo”, commenta la presidente di Brescia Musei Francesca Bazoli: “La fotografia di Massimo Sestini è veramente simbolica dell’operazione di lettura contemporanea del sito e dei monumenti del nostro passato qui a Brescia. La fotografia della partenza della 1000 Miglia dentro il Tempio Capitolino è anch’essa un’immagine di questa necessità, di far sì che i monumenti del passato siano costantemente parte della vita di oggi”.
Brescia, auto d’epoca della 1000 Miglia schierate per Fondazione Brescia Musei © Massimo Sestini
Dopo l’adrenalina dei cieli e degli abissi e le spettacolari prospettive aeree sulle vicende umane, a Brescia Sestini svela un ulteriore volto della sua sfaccettata personalità di fotografo: l’ironia da istrione. Incaricato da un settimanale italiano di realizzare un reportage sulla prostituzione legale in Europa, il fotografo si finge un cliente e scatta a più non posso con “un vecchio apparecchio a molla usato dal KGB nascosto sotto la panciera, con l’obiettivo che usciva da una cravatta bucata”, mascherando il rumore con colpi di tosse… che però rischiano di rendere mosse le foto! Il racconto è esilarante. Incredibile ma vero, anche in questi contesti Sestini non tradisce la sua passione per gli scatti zenitali. L’occasione arriva inattesa in un castello di Klagenfurt, location di uno dei bordelli più lussuosi in Europa. Qui il fotografo, con la complicità di un amico giornalista, recita la parte del voyeur. All’improvviso scorge uno specchio posizionato sul letto a baldacchino e non resiste alla tentazione: finge di sentirsi male e si sdraia sul letto con la coppia, rubando attraverso lo specchio le famigerate foto zenitali.
Insomma, per il reporter toscano la prospettiva perpendicolare è un marchio di fabbrica imprescindibile. “La grande invenzione di Massimo Sestini è la visione zenitale”, conferma il curatore Angelo Bucarelli: “Una narrazione che va al cuore dell’osservatore attraverso un punto di vista sorprendente, invitandolo a riflettere”.
Massimo Sestini. Zenit della fotografia I Courtesy Fondazione Brescia Musei
“Nasco come freelance”, racconta il fotografo: “Cercavo di essere sempre tra i primi ad arrivare dov’erano le notizie, però mi sono subito reso conto che volevo creare qualcosa di personale, non solo essere lì per produrre scatti quasi uguali a quelli degli altri. Volevo ottenere un taglio estetico diverso, al contempo bello e sorprendente, che permettesse di osservare la scena in modo totale, per valutarla non solo da vicino, in una sua frazione, ma nell’interezza. Da quelle riflessioni è nata la passione per il volo, i tanti aerei ed elicotteri utilizzati per ottenere scatti che raccogliessero l’insieme di una scena. E poi: perché non fotografare anche dal basso? E così è subito arrivata la passione per la fotografia subacquea, dallo zenit al nadir, sempre cercando immagini che emozionassero, che avessero una grazia compositiva sincera e complessa”.
Massimo Sestini. Zenit della fotografia I Courtesy Fondazione Brescia Musei
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Sarzana (SP), paracadutisti del Gruppo Operativo Incursori del COMSUBIN della Marina Militare si lanciano dall'elicottero © Massimo Sestini
In dittici, trittici e polittici, lungo il percorso della mostra il passato recente torna alla ribalta attraverso foto scattate in modo avventuroso, ma con estrema padronanza del mezzo e cura per i dettagli, o addirittura “foto impossibili”, frutto di scommesse a dir poco ardite. Per riprendere dall’alto il teatro della strage di Capaci, per esempio, non potendo volare su un elicottero della polizia, Sestini scelse di noleggiare un aereo privato a un prezzo altissimo, chiedendo addirittura al pilota di smontare la porta: soltanto così, grazie a un potente teleobiettivo, riuscì a portare a casa lo scatto nonostante il divieto di avvicinarsi all’area.
“Emozionare il pubblico” è il cuore del suo lavoro, afferma convinto il reporter, che proprio grazie alla forza delle emozioni nel 2015 ha conquistato l’ambìto World Press Photo Award. A Brescia l’immagine vincitrice - Mare Nostrum, diventata un simbolo dei viaggi della speranza dei migranti - è protagonista di uno spazio dedicato. Sestini ne ricorda la genesi: siamo al largo della Libia e, dopo 12 giorni di tempesta, i profughi stipati su un barcone avvistano l’elicottero della Marina Militare italiana. “Mi piace fotografare gruppi di persone”, racconta: “Volevo realizzare la foto di gruppo più grande mai esistita con le persone che guardano verso l’alto. Il barcone è come un guscio di noce ed ero certo che, sorvolandolo all’improvviso con un elicottero, tutti avrebbero sollevato la testa con fiducia e speranza, ribaltando il punto di vista sulla notizia: da negativo a positivo”. Nei cinque anni successivi con il progetto Where are you? Sestini ha rintracciato e fotografato - ancora dall’alto e perpendicolarmente - alcuni dei migranti che erano su quel natante, ritratti nella loro nuova vita in Europa.
Mar Tirreno, nave Amerigo Vespucci © Massimo Sestini
Nella mostra bresciana i visitatori troveranno il condensato di una carriera densa di storie e di umanità, dagli eventi più rilevanti degli ultimi decenni, racchiusi nella prima sezione, a spettacolari immagini del Bel Paese, da scoprire nella sezione Patrimonio: la Cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze, per esempio, o l’Etna in piena eruzione, ma anche gli scatti realizzati per la Marina Militare, tra cui la serie dedicata al Parco Archeologico sommerso di Baia (Napoli) e un focus sull’Amerigo Vespucci - “la nave più bella del mondo” - proprio in questi mesi impegnata in un viaggio attorno al globo. Sestini sta lavorando alla creazione di un libro fotografico sull’impresa, la cui pubblicazione è attesa dopo il taglio del traguardo.
E a proposito di traguardi, c’è spazio anche per lo sport nella carriera di questo poliedrico reporter, che ha esordito giovanissimo fotografando concerti rock ed eventi sportivi. Tra le testimonianze della sua lunga esperienza - la Barcolana di Trieste, il Palio di Siena, la competizione ciclistica Strade Bianche in Toscana - troviamo un recente omaggio a Brescia. Si tratta di due scatti realizzati l’11 giugno 2024 in occasione della partenza della 1000 Miglia: un evento simbolo della città lombarda, che nelle foto di Sestini appare sullo sfondo del Capitolium, icona di Brixia romana e Patrimonio Unesco dal 2011. “Dare spazio al linguaggio del contemporaneo, questo è il nostro obiettivo”, commenta la presidente di Brescia Musei Francesca Bazoli: “La fotografia di Massimo Sestini è veramente simbolica dell’operazione di lettura contemporanea del sito e dei monumenti del nostro passato qui a Brescia. La fotografia della partenza della 1000 Miglia dentro il Tempio Capitolino è anch’essa un’immagine di questa necessità, di far sì che i monumenti del passato siano costantemente parte della vita di oggi”.
Brescia, auto d’epoca della 1000 Miglia schierate per Fondazione Brescia Musei © Massimo Sestini
Dopo l’adrenalina dei cieli e degli abissi e le spettacolari prospettive aeree sulle vicende umane, a Brescia Sestini svela un ulteriore volto della sua sfaccettata personalità di fotografo: l’ironia da istrione. Incaricato da un settimanale italiano di realizzare un reportage sulla prostituzione legale in Europa, il fotografo si finge un cliente e scatta a più non posso con “un vecchio apparecchio a molla usato dal KGB nascosto sotto la panciera, con l’obiettivo che usciva da una cravatta bucata”, mascherando il rumore con colpi di tosse… che però rischiano di rendere mosse le foto! Il racconto è esilarante. Incredibile ma vero, anche in questi contesti Sestini non tradisce la sua passione per gli scatti zenitali. L’occasione arriva inattesa in un castello di Klagenfurt, location di uno dei bordelli più lussuosi in Europa. Qui il fotografo, con la complicità di un amico giornalista, recita la parte del voyeur. All’improvviso scorge uno specchio posizionato sul letto a baldacchino e non resiste alla tentazione: finge di sentirsi male e si sdraia sul letto con la coppia, rubando attraverso lo specchio le famigerate foto zenitali.
Insomma, per il reporter toscano la prospettiva perpendicolare è un marchio di fabbrica imprescindibile. “La grande invenzione di Massimo Sestini è la visione zenitale”, conferma il curatore Angelo Bucarelli: “Una narrazione che va al cuore dell’osservatore attraverso un punto di vista sorprendente, invitandolo a riflettere”.
Massimo Sestini. Zenit della fotografia I Courtesy Fondazione Brescia Musei
“Nasco come freelance”, racconta il fotografo: “Cercavo di essere sempre tra i primi ad arrivare dov’erano le notizie, però mi sono subito reso conto che volevo creare qualcosa di personale, non solo essere lì per produrre scatti quasi uguali a quelli degli altri. Volevo ottenere un taglio estetico diverso, al contempo bello e sorprendente, che permettesse di osservare la scena in modo totale, per valutarla non solo da vicino, in una sua frazione, ma nell’interezza. Da quelle riflessioni è nata la passione per il volo, i tanti aerei ed elicotteri utilizzati per ottenere scatti che raccogliessero l’insieme di una scena. E poi: perché non fotografare anche dal basso? E così è subito arrivata la passione per la fotografia subacquea, dallo zenit al nadir, sempre cercando immagini che emozionassero, che avessero una grazia compositiva sincera e complessa”.
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