Intervista a Mauro Salvatore, direttore del Museo Diocesano
Sulle strade del Rinascimento: Brescia tra arte e sacralità
Museo Diocesano di Brescia, Sala Veneta I Courtesy Museo Diocesano di Brescia
Francesca Grego
25/02/2022
Brescia - Brescia scalda i motori per l’appuntamento del 2023, l’anno che la vedrà Capitale italiana della Cultura insieme a Bergamo. Dal Photo Festival alle grandi mostre di Palazzo Martinengo, fino al recente rilancio dell’archeologia con il ritorno sul Capitolium della leggendaria Vittoria Alata, negli ultimi anni un programma serrato di eventi e progetti di valorizzazione ha riportato la città al centro del panorama culturale del Belpaese, a dispetto degli ostacoli causati dall’emergenza pandemica. C’è un aspetto, tuttavia, che aspetta ancora di salire alla ribalta. Parliamo dell’anima rinascimentale della Leonessa d’Italia, incarnata in primo luogo da tre grandi maestri della pittura cinquecentesca: Giovanni Gerolamo Savoldo, Alessandro Bonvicino detto il Moretto e Girolamo da Romano, noto a tutti come il Romanino. Grazie a loro, Brescia e l’area circostante sono state impreziosite da splendidi cicli affrescati e superbe pale d’altare.
Girolamo Romanino (Brescia 1484/7-1559 ca), San Paolo e quattro santi. Olio su tela centinata, 444x302,5 cm. Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo (inv.514). Dalla chiesa di San Giuseppe, Brescia
Mira alla valorizzazione di questo ingente patrimonio la mostra Sacro al femminile, al Museo Diocesano fino al 12 giugno con tredici dipinti rari e pregiati provenienti dal territorio: un invito a conoscere meglio l’arte di Brescia e dintorni, allargando lo sguardo dalle opere in mostra alla ricca collezione conservata presso il complesso cinquecentesco di San Giuseppe, per poi andare a caccia di capolavori nascosti tra chiesette e monasteri.
Ne parliamo con Mauro Salvatore, direttore del Museo Diocesano di Brescia, partendo proprio proprio dall’esposizione in corso. “Fin dall’inaugurazione del 12 febbraio, Sacro al femminile ha ricevuto dal pubblico un’accoglienza notevole, oserei dire sorprendente. C’è tanta voglia di riprendere la vita di sempre e in questo senso l’arte e la cultura possono aiutarci parecchio”, osserva il direttore: “In più la mostra svela agli spettatori opere mai esposte negli ultimi cent’anni, un elemento che senza dubbio ha suscitato molta curiosità”.
Il Chiostro Maggiore della Chiesa di San Giuseppe, Brescia I Courtesy Museo Diocesano di Brescia
“Il Cinquecento è un’epoca particolarmente felice per l’arte nel bresciano: parliamo di artisti come il Savoldo, il Romanino, il Moretto”, prosegue Salvatore. “In questa occasione abbiamo scelto di dare spazio a tre allievi del Moretto, collegandoci con una proposta tutta nostra alla mostra sulle Donne nell’arte in corso a Palazzo Martinengo, proprio accanto al Museo Diocesano. I dipinti di Francesco Ricchino, Agostino Galeazzi e Luca Mombello selezionati per Sacro al femminile ritraggono Madonne, sante e nobili dame, ma non solo. Dalle donne, infatti, lo sguardo spazia verso ciò che le circonda: il sacro passa dal femminile al Creato in un rigoglio di fiori, frutti, uccelli, animali. Siamo nel momento di passaggio dal Rinascimento alla Maniera e questo ‘rifiorire’ della natura è la testimonianza di un modo nuovo di esprimersi”.
Da dove arrivano i dipinti rari che Sacro al femminile presenta al pubblico per la prima volta?
“Da collezioni private di cultori dell’arte, ma anche da realtà ecclesiastiche. La pala del Galeazzi raffigurante la Madonna col Bambino e le Sante Cecilia e Caterina, per esempio, è nella cappella privata del Vescovo di Brescia da 200 anni: l’ultima volta era stata vista nel 1904 all’Esposizione Nazionale che si tenne in città. Dietro questa mostra c’è stato un importante lavoro di ricerca del quale ringrazio vivamente il curatore Davide Dotti”.
Agostino Galeazzi, Sacra famiglia con San Giovannino, olio su tela, 103x135 cm. Collezione privata
Il Museo Diocesano di Brescia è un sorprendente scrigno di tesori. Quali sono i pezzi più rilevanti della collezione?
“I dipinti cinquecenteschi di Savoldo, Moretto e Romanino, ma anche notevoli opere del Settecento veneto e un’importante collezione di codici miniati prodotti tra il XII e il XVI secolo, da ammirare in una sala dedicata. Abbiamo poi un’interessante raccolta di icone, che stiamo studiando per ricostruirne le origini, e una collezione di tessuti e oggetti liturgici molto preziosa: pare che in Italia sia seconda per ricchezza solo a quella del Museo Diocesano di Roma.
Tutto questo in una sede architettonicamente davvero interessante: il chiostro maggiore della Chiesa di San Giuseppe, edificato nel Quattrocento per il Convento dei Francescani. Purtroppo non c’è abbastanza spazio per tutte le opere e perciò, in vista del 2023, abbiamo deciso di esporle a rotazione, all’interno di mostre tematiche che conferiranno all’offerta del Museo Diocesano un nuovo dinamismo”.
Museo Diocesano di Brescia, Sala dei codici miniati I Courtesy Museo Diocesano di Brescia
Quali altre iniziative avete in cantiere per il 2023, anno in cui Brescia sarà Capitale italiana della Cultura con Bergamo?
“Con i colleghi di Bergamo si è instaurata una bella collaborazione. Insieme abbiamo pensato a speciali itinerari sulle Vie del Sacro, nell’ottica di un museo diffuso sul territorio. Per esempio abbiamo immaginato una mostra sul pittore settecentesco Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto, che si svolgerà tra i Musei Civici di Brescia e il Museo Diocesano. Qui il pubblico potrà conoscere la pittura religiosa di Ceruti, collegandosi agli affreschi che il Pitocchetto ha lasciato a Gandino, nella bergamasca. La Via del Romanino, invece, unirà le tele che abbiamo in museo allo spettacolare ciclo di affreschi della Chiesa di Santa Maria della Neve di Pisogne, a qualche decina di chilometri da Brescia. Gli itinerari saranno l’occasione per scoprire anche alcune chiese cittadine che di solito non sono aperte al pubblico. Come la Chiesa di San Clemente, dove le spoglie del Moretto riposano circondate dalle sue tele, che oggi è visitabile solo per un’ora alla settimana e che nel 2023 sarà finalmente un gioiello aperto a tutti”.
Alessandro Bonvicino detto il Moretto (Brescia, 1498ca-1554), San Pietro e San Paolo reggono la Chiesa, 1550 ca. Ante d'organo. Tempera su tela I Courtesy Museo Diocesano di Brescia
Vedi anche:
• Nel segno delle donne. A Brescia un doppio appuntamento con il femminile nell'arte
• Alla Pinacoteca Tosio Martinengo un Velàsquez mai visto dialoga con Giacomo Ceruti
• FOTO - Velàsquez e Ceruti: lontani nel tempo, vicini nell'arte
Girolamo Romanino (Brescia 1484/7-1559 ca), San Paolo e quattro santi. Olio su tela centinata, 444x302,5 cm. Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo (inv.514). Dalla chiesa di San Giuseppe, Brescia
Mira alla valorizzazione di questo ingente patrimonio la mostra Sacro al femminile, al Museo Diocesano fino al 12 giugno con tredici dipinti rari e pregiati provenienti dal territorio: un invito a conoscere meglio l’arte di Brescia e dintorni, allargando lo sguardo dalle opere in mostra alla ricca collezione conservata presso il complesso cinquecentesco di San Giuseppe, per poi andare a caccia di capolavori nascosti tra chiesette e monasteri.
Ne parliamo con Mauro Salvatore, direttore del Museo Diocesano di Brescia, partendo proprio proprio dall’esposizione in corso. “Fin dall’inaugurazione del 12 febbraio, Sacro al femminile ha ricevuto dal pubblico un’accoglienza notevole, oserei dire sorprendente. C’è tanta voglia di riprendere la vita di sempre e in questo senso l’arte e la cultura possono aiutarci parecchio”, osserva il direttore: “In più la mostra svela agli spettatori opere mai esposte negli ultimi cent’anni, un elemento che senza dubbio ha suscitato molta curiosità”.
Il Chiostro Maggiore della Chiesa di San Giuseppe, Brescia I Courtesy Museo Diocesano di Brescia
“Il Cinquecento è un’epoca particolarmente felice per l’arte nel bresciano: parliamo di artisti come il Savoldo, il Romanino, il Moretto”, prosegue Salvatore. “In questa occasione abbiamo scelto di dare spazio a tre allievi del Moretto, collegandoci con una proposta tutta nostra alla mostra sulle Donne nell’arte in corso a Palazzo Martinengo, proprio accanto al Museo Diocesano. I dipinti di Francesco Ricchino, Agostino Galeazzi e Luca Mombello selezionati per Sacro al femminile ritraggono Madonne, sante e nobili dame, ma non solo. Dalle donne, infatti, lo sguardo spazia verso ciò che le circonda: il sacro passa dal femminile al Creato in un rigoglio di fiori, frutti, uccelli, animali. Siamo nel momento di passaggio dal Rinascimento alla Maniera e questo ‘rifiorire’ della natura è la testimonianza di un modo nuovo di esprimersi”.
Da dove arrivano i dipinti rari che Sacro al femminile presenta al pubblico per la prima volta?
“Da collezioni private di cultori dell’arte, ma anche da realtà ecclesiastiche. La pala del Galeazzi raffigurante la Madonna col Bambino e le Sante Cecilia e Caterina, per esempio, è nella cappella privata del Vescovo di Brescia da 200 anni: l’ultima volta era stata vista nel 1904 all’Esposizione Nazionale che si tenne in città. Dietro questa mostra c’è stato un importante lavoro di ricerca del quale ringrazio vivamente il curatore Davide Dotti”.
Agostino Galeazzi, Sacra famiglia con San Giovannino, olio su tela, 103x135 cm. Collezione privata
Il Museo Diocesano di Brescia è un sorprendente scrigno di tesori. Quali sono i pezzi più rilevanti della collezione?
“I dipinti cinquecenteschi di Savoldo, Moretto e Romanino, ma anche notevoli opere del Settecento veneto e un’importante collezione di codici miniati prodotti tra il XII e il XVI secolo, da ammirare in una sala dedicata. Abbiamo poi un’interessante raccolta di icone, che stiamo studiando per ricostruirne le origini, e una collezione di tessuti e oggetti liturgici molto preziosa: pare che in Italia sia seconda per ricchezza solo a quella del Museo Diocesano di Roma.
Tutto questo in una sede architettonicamente davvero interessante: il chiostro maggiore della Chiesa di San Giuseppe, edificato nel Quattrocento per il Convento dei Francescani. Purtroppo non c’è abbastanza spazio per tutte le opere e perciò, in vista del 2023, abbiamo deciso di esporle a rotazione, all’interno di mostre tematiche che conferiranno all’offerta del Museo Diocesano un nuovo dinamismo”.
Museo Diocesano di Brescia, Sala dei codici miniati I Courtesy Museo Diocesano di Brescia
Quali altre iniziative avete in cantiere per il 2023, anno in cui Brescia sarà Capitale italiana della Cultura con Bergamo?
“Con i colleghi di Bergamo si è instaurata una bella collaborazione. Insieme abbiamo pensato a speciali itinerari sulle Vie del Sacro, nell’ottica di un museo diffuso sul territorio. Per esempio abbiamo immaginato una mostra sul pittore settecentesco Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto, che si svolgerà tra i Musei Civici di Brescia e il Museo Diocesano. Qui il pubblico potrà conoscere la pittura religiosa di Ceruti, collegandosi agli affreschi che il Pitocchetto ha lasciato a Gandino, nella bergamasca. La Via del Romanino, invece, unirà le tele che abbiamo in museo allo spettacolare ciclo di affreschi della Chiesa di Santa Maria della Neve di Pisogne, a qualche decina di chilometri da Brescia. Gli itinerari saranno l’occasione per scoprire anche alcune chiese cittadine che di solito non sono aperte al pubblico. Come la Chiesa di San Clemente, dove le spoglie del Moretto riposano circondate dalle sue tele, che oggi è visitabile solo per un’ora alla settimana e che nel 2023 sarà finalmente un gioiello aperto a tutti”.
Alessandro Bonvicino detto il Moretto (Brescia, 1498ca-1554), San Pietro e San Paolo reggono la Chiesa, 1550 ca. Ante d'organo. Tempera su tela I Courtesy Museo Diocesano di Brescia
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