Il 22 maggio riapre la dimora barocca di Tremezzo
Un gioiello sul lago: Villa Carlotta e i suoi tesori, da Hayez a Canova
Villa Carlotta/Sommariva in un dipinto di August von Bonstetten, 1838
Samantha De Martin
22/05/2020
Como - Una perla sul lago, stretta tra il profumo delle rose e il candore del marmo canoviano, come in una favola.
“Sono ritornato più volte a Villa Carlotta e l’ultima ho abbracciato sotto l’ascella quella giovane distesa che tende verso amore le sue lunghe braccia di marmo. E il piede! E la testa! E il profilo! Che mi si perdoni; questo è stato il mio unico bacio sensuale dopo molto tempo; ma è stato qualcosa di più. Ho abbracciato la Bellezza stessa”.
Tra gli ospiti illustri del palazzetto barocco che guarda a Bellagio, Gustave Flaubert era particolarmente affascinato dal gruppo marmoreo di Amore e Psiche - realizzato tra il 1819 e il 1824 da Adamo Tadolini, l’allievo prediletto di Canova - oltre che dalla bellezza del giardino, cantato anche da Stendhal e Mary Shelley.
In questo angolo di paradiso sospeso tra azalee e rododendri, succulente, camelie e il giardino dei bambù, l’Ultimo bacio di Francesco Hayez che incontra la grazia della Musa Tersicore di Antonio Canova innalza Villa Carlotta a ultimo rifugio dei romantici.
Adamo Tadolini (1788 - 1868), Amore e Psiche, Replica da Antonio Canova, Tremezzo, Villa Carlotta | Courtesy Villa Carlotta
C’è un motivo se il quotidiano britannico Telegraph considera la visita alla Villa di Tremezzo, affacciata sulle sponde del Lago di Como, una delle ragioni principali per tornare a viaggiare in Italia dopo la pandemia.
Da oggi, 22 maggio, la casa museo seicentesca, con i suoi otto ettari di parco, riapre i cancelli con un’area di accoglienza più ampia per garantire il distanziamento, una postazione di rilevamento della temperatura corporea e una visita con tre percorsi a senso unico, differenziati per durata.
In attesa di scoprirla dal vivo, entriamo in questo affascinante scrigno barocco per esplorarne i capolavori.
• L’Ultimo bacio di Romeo e Giulietta di Francesco Hayez
"Addio, addio. Un bacio e poi scenderò". Il terzo atto del dramma di Shakespeare, il momento in cui, giunta ormai l'alba, Romeo è costretto a lasciare la stanza di Giulietta, è immortalato, al pari di una affascinante fotografia, da Francesco Hayez nel suo dipinto a olio custodito al Museo di Villa Carlotta.
Il dipinto fu commissionato, nei primi anni dell’Ottocento, da Giovan Battista Sommariva e rappresentò un momento di svolta fondamentale nell'attività collezionistica del conte, fino a quel momento orientata a indirizzi di gusto neoclassici, e ormai rivolti alle nuove istanze dell'arte romantica.
Francesco Hayez (1791 - 1882), L'ultimo bacio di Giulietta e Romeo, 1823, 201 x 219 cm, Tremezzo, Villa Carlotta
• Palamede e Antonio Canova
“Con estremo rammarico del mio cuore deggio darle la trista notizia di uno strano incidente successo nel mio studio il dì 25 del mese cadente”.
Con queste parole, il 28 Aprile 1805, Antonio Canova annunciava a Giovan Battista Sommariva la rovinosa caduta della statua di Palamede, esposta nello studio romano dell’artista, in seguito ad un’inondazione del Tevere. La scultura, per il cedimento del bilico su cui poggiava, rischiò addirittura di travolgere l’artista. Lesionata in diversi punti, la statua - che ritrae il figlio di Nauplio, re dell’Eubea, mitico inventore del gioco degli scacchi, nonché scopritore di uno dei più celebri inganni di Ulisse - venne restaurata dallo stesso artista tra il 1806 e il 1808 per poi essere trasferita nella villa di Tremezzo solo nel 1818 e collocata al centro di una sala spettacolare dove ancora oggi si può ammirare.
Antonio Canova, Palamede, 1808, Tremezzo, Villa Carlotta
• Il fregio di Thorvaldsen
Nell’imponente salone dei marmi, Villa Carlotta accoglie uno dei massimi capolavori della scultura europea dell’Ottocento. Si tratta del fregio che racconta L’ingresso di Alessandro Magno in Babilonia, eseguito a Roma tra il 1818 e il 1828 da Bertel Thorvaldsen in marmo di Carrara.
Nella formella che chiude un lato della composizione, lo scultore danese si raffigura mentre presenta al suo committente, Giovanni Battista Sommariva, la grande opera appena completata, destinata al Salone dei marmi.
Il re macedone avanza sul carro guidato dalla Vittoria, seguito dal suo celebre destriero Bucefalo e dai suoi soldati carichi di bottino. Di fronte a lui, la figura allegorica della Pace, identificabile grazie al ramo di ulivo, che precede il popolo e i governanti di Babilonia, mentre danzatrici spargono fiori in onore di Alessandro.
Villa Carlotta, Salone dei marmi | Courtesy Villa Carlotta
• La grazia della Musa Tersicore di Canova
Nella Sala dei gessi incontriamo un altro capolavoro di Canova , che Sommariva definiva enfaticamente “Mia sposa”. Ardentemente voluto dal mecenate, al suo arrivo nella casa parigina di Sommariva, il prezioso modello originale in gesso della Musa Tersicore, firmato e datato 1811, fu piazzato ai piedi del letto del conte, assecondando il gusto per la sensualità tipico dell’Ottocento. La scultura rappresenta la musa della danza e del canto corale, come ci suggerisce la cetra che stringe nella mano sinistra. Di questa statua Giovanni Battista Sommariva possedeva, nel suo palazzo di Parigi, anche la versione in marmo, trasferita dagli eredi in Italia dopo la sua morte e attualmente parte della collezione della Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo.
La particolarità del gesso esposto a Villa Carlotta è data dal fatto che reca ancora intatte le repère, i chiodini in ferro utilizzati dagli allievi di Canova come punti di riferimento per trasferire le misure del gesso sul blocco di marmo e procedere alla sua sbozzatura.
In realtà l'artista aveva iniziato la realizzazione dell’opera nel 1808 su richiesta della famiglia Bonaparte. La statua doveva essere un ritratto divinizzato di Alexandrine Bleschamps, moglie di Luciano Bonaparte, fratello minore di Napoleone.
Per motivi che ignoriamo, nella commissione sarebbe subentrato Giovanni Battista Sommariva, che nell'allora Villa Sommariva stava creando il suo tempio del Neoclassicismo. Su richiesta del nuovo mecenate, l'artista di Possagno avrebbe idealizzato il volto e i lineamenti, che non sono più quelli di Alexandrine Bleschamps.
Antonio Canova, la Musa Tersicore, Villa Carlotta | Courtesy Villa Carlotta
• La Sala dei cammei e la Maddalena penitente
I cammei in gesso esposti nell’omonima sala appartengono alla raccolta realizzata a Roma intorno al 1820 da Giovanni Liberotti, che include oltre quattrocento pezzi. Le statue collocate lungo le pareti provengono invece dalle guglie del Duomo di Milano.
La Maddalena Penitente che possiamo ammirare nel Museo di Villa Carlotta è solo una replica dell'opera di Canova , fatta eseguire dal collezionista appositamente per la Villa di Tremezzo. Il marmo originale, un tempo nella dimora parigina di Giovanni Battista Sommariva, si trova oggi nei Musei di Strada Nuova di Genova.
• Un regalo di nozze speciale per la principessa Carlotta
Al secondo piano della Villa incontriamo la Camera della principessa Carlotta di Prussia. Una stampa a colori riproduce un suo ritratto all’età di vent’anni realizzato dal pittore Samuel Diez, un anno dopo il suo matrimonio con Giorgio II.
Nel 1847 era stata la principessa Marianna di Nassau (che l’aveva acquistata per 780.000 lire) a donare la Villa alla figlia Carlotta, da cui il nome odierno della Villa, quando sposò Giorgio II, gran duca di Sassonia-Meiningen.
L’edificio, in origine denominato Villa Clerici, era stato costruito intorno al 1690 per volere del marchese Giorgio II Clerici, per celebrare le imprese della famiglia. Nel 1801 la proprietà venne acquistata dal collezionista Gian Battista Sommariva, all'epoca Presidente del Comitato di Governo della Repubblica Cisalpina e amico di Napoleone Bonaparte, che ne modificò gli interni per arricchirli con opere provenienti dalla sua collezione, rendendo la villa nota in tutta Europa. Il 12 maggio 1927 venne costituito l'Ente Morale Villa Carlotta che ancora oggi gestisce la villa e i giardini.
• Le altre sale di Villa Carlotta
Sempre al secondo piano incontriamo un grande arazzo del XVIII secolo, tessuto a Bruxelles nell’atelier di François van der Borght, che rappresenta un’allegra festa contadina all’aria aperta, tipico soggetto della pittura fiamminga. Dalla sala da pranzo - arredata con mobili di produzione francese, in stile neoclassico, con il medaglione in gesso con il ritratto del duca Giorgio II e con alcune stampe con il Trionfo di Cesare di Andrea Mantegna - si passa allo Studio del duca e ancora alla Camera da letto. Qui vale la pena soffermarsi sul ricco mobilio in mogano rossiccio e bronzo dorato.
Di gran pregio, al centro della stanza, una culla in ciliegio con decorazioni in bronzo dorato e intarsi in madreperla, in stile neogotico.
Le azalee di Villa Carlotta
• Il giardino di Villa Carlotta: otto ettari di profumi e colori
Vanto e delizia di Villa Carlotta è soprattutto il giardino, un’esplosione di colori, con oltre 500 specie di piante, pergolati di agrumi, siepi di camelie, ben 150 varietà di azalee, rododendri e conifere secolari.
La serra utilizzata in inverno per gli agrumi è stata trasformata in un museo che espone gli antichi attrezzi agricoli in uso nella Villa. C’è il giardino all’italiana, attraversato da rose, camelie, dal tunnel di agrumi, e c’è il Giardino romantico progettato per stupire ed emozionare il visitatore.
Sul confine occidentale del parco il profumo ci conduce verso la collezione di piante aromatiche, mentre un piccolo bosco di rododendri arborei ci incanta con i loro tronchi sinuosi.
Infine, la Valle delle felci, ricavata dall’ultimo proprietario della Villa, Duca George di Sassonia Meiningen, appassionato botanico, sfruttando un avvallamento naturale del suolo. Una sorta di scenografia teatrale con tanto di ruscello che scorre sul fondo della piccola valle.
Villa Carlotta | Courtesy Villa Carlotta
Leggi anche:
• Dal Bacio di Klimt al Bacio di Hayez, l'amore nell'arte
• L'ultimo romantico
• Canova e Thorvaldsen: la nascita della scultura moderna
“Sono ritornato più volte a Villa Carlotta e l’ultima ho abbracciato sotto l’ascella quella giovane distesa che tende verso amore le sue lunghe braccia di marmo. E il piede! E la testa! E il profilo! Che mi si perdoni; questo è stato il mio unico bacio sensuale dopo molto tempo; ma è stato qualcosa di più. Ho abbracciato la Bellezza stessa”.
Tra gli ospiti illustri del palazzetto barocco che guarda a Bellagio, Gustave Flaubert era particolarmente affascinato dal gruppo marmoreo di Amore e Psiche - realizzato tra il 1819 e il 1824 da Adamo Tadolini, l’allievo prediletto di Canova - oltre che dalla bellezza del giardino, cantato anche da Stendhal e Mary Shelley.
In questo angolo di paradiso sospeso tra azalee e rododendri, succulente, camelie e il giardino dei bambù, l’Ultimo bacio di Francesco Hayez che incontra la grazia della Musa Tersicore di Antonio Canova innalza Villa Carlotta a ultimo rifugio dei romantici.
Adamo Tadolini (1788 - 1868), Amore e Psiche, Replica da Antonio Canova, Tremezzo, Villa Carlotta | Courtesy Villa Carlotta
C’è un motivo se il quotidiano britannico Telegraph considera la visita alla Villa di Tremezzo, affacciata sulle sponde del Lago di Como, una delle ragioni principali per tornare a viaggiare in Italia dopo la pandemia.
Da oggi, 22 maggio, la casa museo seicentesca, con i suoi otto ettari di parco, riapre i cancelli con un’area di accoglienza più ampia per garantire il distanziamento, una postazione di rilevamento della temperatura corporea e una visita con tre percorsi a senso unico, differenziati per durata.
In attesa di scoprirla dal vivo, entriamo in questo affascinante scrigno barocco per esplorarne i capolavori.
• L’Ultimo bacio di Romeo e Giulietta di Francesco Hayez
"Addio, addio. Un bacio e poi scenderò". Il terzo atto del dramma di Shakespeare, il momento in cui, giunta ormai l'alba, Romeo è costretto a lasciare la stanza di Giulietta, è immortalato, al pari di una affascinante fotografia, da Francesco Hayez nel suo dipinto a olio custodito al Museo di Villa Carlotta.
Il dipinto fu commissionato, nei primi anni dell’Ottocento, da Giovan Battista Sommariva e rappresentò un momento di svolta fondamentale nell'attività collezionistica del conte, fino a quel momento orientata a indirizzi di gusto neoclassici, e ormai rivolti alle nuove istanze dell'arte romantica.
Francesco Hayez (1791 - 1882), L'ultimo bacio di Giulietta e Romeo, 1823, 201 x 219 cm, Tremezzo, Villa Carlotta
• Palamede e Antonio Canova
“Con estremo rammarico del mio cuore deggio darle la trista notizia di uno strano incidente successo nel mio studio il dì 25 del mese cadente”.
Con queste parole, il 28 Aprile 1805, Antonio Canova annunciava a Giovan Battista Sommariva la rovinosa caduta della statua di Palamede, esposta nello studio romano dell’artista, in seguito ad un’inondazione del Tevere. La scultura, per il cedimento del bilico su cui poggiava, rischiò addirittura di travolgere l’artista. Lesionata in diversi punti, la statua - che ritrae il figlio di Nauplio, re dell’Eubea, mitico inventore del gioco degli scacchi, nonché scopritore di uno dei più celebri inganni di Ulisse - venne restaurata dallo stesso artista tra il 1806 e il 1808 per poi essere trasferita nella villa di Tremezzo solo nel 1818 e collocata al centro di una sala spettacolare dove ancora oggi si può ammirare.
Antonio Canova, Palamede, 1808, Tremezzo, Villa Carlotta
• Il fregio di Thorvaldsen
Nell’imponente salone dei marmi, Villa Carlotta accoglie uno dei massimi capolavori della scultura europea dell’Ottocento. Si tratta del fregio che racconta L’ingresso di Alessandro Magno in Babilonia, eseguito a Roma tra il 1818 e il 1828 da Bertel Thorvaldsen in marmo di Carrara.
Nella formella che chiude un lato della composizione, lo scultore danese si raffigura mentre presenta al suo committente, Giovanni Battista Sommariva, la grande opera appena completata, destinata al Salone dei marmi.
Il re macedone avanza sul carro guidato dalla Vittoria, seguito dal suo celebre destriero Bucefalo e dai suoi soldati carichi di bottino. Di fronte a lui, la figura allegorica della Pace, identificabile grazie al ramo di ulivo, che precede il popolo e i governanti di Babilonia, mentre danzatrici spargono fiori in onore di Alessandro.
Villa Carlotta, Salone dei marmi | Courtesy Villa Carlotta
• La grazia della Musa Tersicore di Canova
Nella Sala dei gessi incontriamo un altro capolavoro di Canova , che Sommariva definiva enfaticamente “Mia sposa”. Ardentemente voluto dal mecenate, al suo arrivo nella casa parigina di Sommariva, il prezioso modello originale in gesso della Musa Tersicore, firmato e datato 1811, fu piazzato ai piedi del letto del conte, assecondando il gusto per la sensualità tipico dell’Ottocento. La scultura rappresenta la musa della danza e del canto corale, come ci suggerisce la cetra che stringe nella mano sinistra. Di questa statua Giovanni Battista Sommariva possedeva, nel suo palazzo di Parigi, anche la versione in marmo, trasferita dagli eredi in Italia dopo la sua morte e attualmente parte della collezione della Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo.
La particolarità del gesso esposto a Villa Carlotta è data dal fatto che reca ancora intatte le repère, i chiodini in ferro utilizzati dagli allievi di Canova come punti di riferimento per trasferire le misure del gesso sul blocco di marmo e procedere alla sua sbozzatura.
In realtà l'artista aveva iniziato la realizzazione dell’opera nel 1808 su richiesta della famiglia Bonaparte. La statua doveva essere un ritratto divinizzato di Alexandrine Bleschamps, moglie di Luciano Bonaparte, fratello minore di Napoleone.
Per motivi che ignoriamo, nella commissione sarebbe subentrato Giovanni Battista Sommariva, che nell'allora Villa Sommariva stava creando il suo tempio del Neoclassicismo. Su richiesta del nuovo mecenate, l'artista di Possagno avrebbe idealizzato il volto e i lineamenti, che non sono più quelli di Alexandrine Bleschamps.
Antonio Canova, la Musa Tersicore, Villa Carlotta | Courtesy Villa Carlotta
• La Sala dei cammei e la Maddalena penitente
I cammei in gesso esposti nell’omonima sala appartengono alla raccolta realizzata a Roma intorno al 1820 da Giovanni Liberotti, che include oltre quattrocento pezzi. Le statue collocate lungo le pareti provengono invece dalle guglie del Duomo di Milano.
La Maddalena Penitente che possiamo ammirare nel Museo di Villa Carlotta è solo una replica dell'opera di Canova , fatta eseguire dal collezionista appositamente per la Villa di Tremezzo. Il marmo originale, un tempo nella dimora parigina di Giovanni Battista Sommariva, si trova oggi nei Musei di Strada Nuova di Genova.
• Un regalo di nozze speciale per la principessa Carlotta
Al secondo piano della Villa incontriamo la Camera della principessa Carlotta di Prussia. Una stampa a colori riproduce un suo ritratto all’età di vent’anni realizzato dal pittore Samuel Diez, un anno dopo il suo matrimonio con Giorgio II.
Nel 1847 era stata la principessa Marianna di Nassau (che l’aveva acquistata per 780.000 lire) a donare la Villa alla figlia Carlotta, da cui il nome odierno della Villa, quando sposò Giorgio II, gran duca di Sassonia-Meiningen.
L’edificio, in origine denominato Villa Clerici, era stato costruito intorno al 1690 per volere del marchese Giorgio II Clerici, per celebrare le imprese della famiglia. Nel 1801 la proprietà venne acquistata dal collezionista Gian Battista Sommariva, all'epoca Presidente del Comitato di Governo della Repubblica Cisalpina e amico di Napoleone Bonaparte, che ne modificò gli interni per arricchirli con opere provenienti dalla sua collezione, rendendo la villa nota in tutta Europa. Il 12 maggio 1927 venne costituito l'Ente Morale Villa Carlotta che ancora oggi gestisce la villa e i giardini.
• Le altre sale di Villa Carlotta
Sempre al secondo piano incontriamo un grande arazzo del XVIII secolo, tessuto a Bruxelles nell’atelier di François van der Borght, che rappresenta un’allegra festa contadina all’aria aperta, tipico soggetto della pittura fiamminga. Dalla sala da pranzo - arredata con mobili di produzione francese, in stile neoclassico, con il medaglione in gesso con il ritratto del duca Giorgio II e con alcune stampe con il Trionfo di Cesare di Andrea Mantegna - si passa allo Studio del duca e ancora alla Camera da letto. Qui vale la pena soffermarsi sul ricco mobilio in mogano rossiccio e bronzo dorato.
Di gran pregio, al centro della stanza, una culla in ciliegio con decorazioni in bronzo dorato e intarsi in madreperla, in stile neogotico.
Le azalee di Villa Carlotta
• Il giardino di Villa Carlotta: otto ettari di profumi e colori
Vanto e delizia di Villa Carlotta è soprattutto il giardino, un’esplosione di colori, con oltre 500 specie di piante, pergolati di agrumi, siepi di camelie, ben 150 varietà di azalee, rododendri e conifere secolari.
La serra utilizzata in inverno per gli agrumi è stata trasformata in un museo che espone gli antichi attrezzi agricoli in uso nella Villa. C’è il giardino all’italiana, attraversato da rose, camelie, dal tunnel di agrumi, e c’è il Giardino romantico progettato per stupire ed emozionare il visitatore.
Sul confine occidentale del parco il profumo ci conduce verso la collezione di piante aromatiche, mentre un piccolo bosco di rododendri arborei ci incanta con i loro tronchi sinuosi.
Infine, la Valle delle felci, ricavata dall’ultimo proprietario della Villa, Duca George di Sassonia Meiningen, appassionato botanico, sfruttando un avvallamento naturale del suolo. Una sorta di scenografia teatrale con tanto di ruscello che scorre sul fondo della piccola valle.
Villa Carlotta | Courtesy Villa Carlotta
Leggi anche:
• Dal Bacio di Klimt al Bacio di Hayez, l'amore nell'arte
• L'ultimo romantico
• Canova e Thorvaldsen: la nascita della scultura moderna
LA MAPPA
NOTIZIE