Dal 30 maggio la mostra a Ferrara

Palazzo dei Diamanti ricomincia da Banksy

Banksy, Love Is In The Air (Flower Thrower), 2003, Serigrafia su carta, 50 x 70 cm, Collezione privata
 

Francesca Grego

27/05/2020

Ferrara - Boldini, De Nittis, Previati. E poi Banksy. C’è un colpo di scena al Palazzo dei Diamanti di Ferrara, che sceglie l’ultra contemporaneo artista britannico per una riapertura col botto. A pochi giorni dalla sua ultima creazione Game Changer per il General Hospital di Southampton - un bambino che a Batman e all'Uomo Ragno preferisce una bambola-infermiera con la mascherina chirugica - il misterioso writer di Bristol approda in Emilia-Romagna con 130 opere.

Da sabato 30 maggio, un viaggio attraverso la poetica dei più amati e discussi protagonisti dell’arte del nostro tempo si dipanerà tra dipinti, stencil e serigrafie (una tecnica che rappresenta quasi il 90% della sua produzione, ma che da anni Banksy ha smesso di utilizzare). E poi reperti scenografici, installazioni, sculture, copertine di dischi, magliette usate come tele, poster originali di mostre che ormai costano come se fossero opere, il tutto accompagnato da video e testimonianze. Vedremo finalmente da vicino le iconiche Girl with Balloon e Love is in the Air, la dissacrante Monkey Queen, gli enigmatici Barcode, tra sculture come Mickey Snake - Topolino inghiottito da un pitone - e le Dismaland print, testimonianze del parco dei divertimenti “non adatto ai bambini” che l'artista creò nel 2015 parodiando Disneyworld.


Banksy, Get out while you can

“Banksy rappresenta la miglior evoluzione della Pop Art originaria, l’unico che ha connesso le radici del pop, la cultura hip hop, il graffitismo anni Ottanta e i nuovi approcci del tempo digitale”, hanno scritto i curatori Gianluca Marziani, Stefano Antonelli e Acoris Andipa. Per un museo è sempre una sfida restituire 'l’anima urban' di Banksy, quella stradale e collettiva rappresentata negli originali che si trovano sui muri delle città, sono stati presi da qualcuno o sono andati dispersi”, ha spiegato Marziani durante la presentazione della mostra, con la consapevolezza che quest’anima è e rimane “negli interventi in strada, più o meno legali, più o meno abusivi”. L’obiettivo dell’esposizione di Ferrara è raccontare “il Banksy-pensiero” esplorando l’intero percorso artistico dello street artist inglese, collegare opere e operazioni concettuali in un ritratto il più completo possibile.

Programmando Un artista chiamato Banksy fino al 27 settembre 2020, Palazzo dei Diamanti punta ad espandere il proprio target in direzione dei visitatori più giovani, che quest’estate saranno probabilmente quelli più disposti a muoversi per una mostra. Ma il lavoro curatoriale è lo stesso riservato alle esposizioni sull’arte dell’Ottocento e del Novecento, assicura Marziani: pur essendo il cuore del nostro tempo, l’artista è stato “studiato in modo altrettanto scientifico” dei protagonisti delle altre mostre di Ferrara Arte. “Ogni opera gode al 100% dell’ufficialità e delle autorizzazioni del gruppo di Banksy. Dove c’era un dubbio, anche minimo, ci siamo fermati e non abbiamo inserito l’opera in mostra”, ha spiegato il curatore.


Un artista chiamato Banksy, Ferrara, Palazzo dei Diamanti, 30 maggio - 27 settembre 2020