A Firenze dal 27 giugno al 27 ottobre
Agli Uffizi l'arte del tessuto racconta la storia dell'Italia ebraica
Solomon Alexander Hart, La festa di Simchàt Toràh nella sinagoga di Livorno, 1850, olio su tela, New York, The Jewish Museum
Samantha De Martin
26/06/2019
Firenze - Stoffe e tessuti, arazzi e merletti, parati liturgici, e, su tutto, l’utilizzo del colore a tracciare l’identità interculturale del popolo ebraico, esaminata da una prospettiva inedita e cromaticamente caleidoscopica.
Dal 27 giugno al 27 ottobre l’aula magliabechiana delle Gallerie degli Uffizi ospita un percorso insolito: 140 opere - tra stoffe, merletti, abiti, dipinti ed altri oggetti di uso religioso e quotidiano - raccontano, per la prima volta, la storia degli ebrei italiani attraverso la tessitura, una delle arti meno conosciute, ma che nel mondo ebraico ha sempre rivestito un ruolo fondamentale nell’abbellimento di case, luoghi di culto, palazzi.
Quello che emerge dall’allestimento è un ebraismo gioioso, colorato, ricco di simboli, seppure rispettoso della tradizione, con pezzi rarissimi, relativi alle feste ebraiche, provenienti da musei e collezioni straniere, dal Museum of Fine Arts di Cleveland al Jewish Museum di New York.
Al cofanetto quattrocentesco in arrivo dall’Israel Museum di Gerusalemme, utilizzato per tenere il conto della biancheria via via consumata dai componenti della famiglia, alla spettacolare parochet - tenda di manifattura ottomana del primo quarto del XVI secolo - in prestito dal Museo della Padova Ebraica, si affianca la ricchezza degli abiti, specie femminili, dai quali si ricavavano talvolta stoffe preziose per confezionare paramenti e arredi destinati alle sinagoghe.
Ricami preziosi, alcuni con ‘stemmi parlanti’ racchiusi in fastose cornici barocche, incrociano autentiche “pitture ad ago”, in un trionfo di sete colorate, fili d’oro e d’argento, frutto di mani femminili dalla spiccata inventiva.
Il visitatore scoprirà in mostra una tenda per l’armadio sacro in prestito dal Museo Ebraico di Roma, un’altra proveniente dalla Sinagoga di Pisa e un telo del ‘Parato della Badia Fiorentina’ che in origine ricopriva per le feste solenni tutte le pareti della chiesa.
L’Aron Ha Qodesh, un armadio sacro proveniente dalla più antica sinagoga di Pisa, rivela, invece, una serie di dorature e decorazioni riemerse sotto le innumerevoli mani di tinta bianca che lo avevano deturpato.
Le sezioni tematiche della mostra arrivano fino ai giorni nostri. A chiudere il percorso, il merletto lungo otto metri disegnato da Lele Luzzati per il transatlantico Oceanic, un collage di pezzi antichi e moderni che riproduce le immagini della Commedia dell’Arte Italiana, in un medium insolito che coniuga l’antica manualità a un’incredibile carica espressionista.
Leggi anche:
• Tutti i colori dell'Italia ebraica
Dal 27 giugno al 27 ottobre l’aula magliabechiana delle Gallerie degli Uffizi ospita un percorso insolito: 140 opere - tra stoffe, merletti, abiti, dipinti ed altri oggetti di uso religioso e quotidiano - raccontano, per la prima volta, la storia degli ebrei italiani attraverso la tessitura, una delle arti meno conosciute, ma che nel mondo ebraico ha sempre rivestito un ruolo fondamentale nell’abbellimento di case, luoghi di culto, palazzi.
Quello che emerge dall’allestimento è un ebraismo gioioso, colorato, ricco di simboli, seppure rispettoso della tradizione, con pezzi rarissimi, relativi alle feste ebraiche, provenienti da musei e collezioni straniere, dal Museum of Fine Arts di Cleveland al Jewish Museum di New York.
Al cofanetto quattrocentesco in arrivo dall’Israel Museum di Gerusalemme, utilizzato per tenere il conto della biancheria via via consumata dai componenti della famiglia, alla spettacolare parochet - tenda di manifattura ottomana del primo quarto del XVI secolo - in prestito dal Museo della Padova Ebraica, si affianca la ricchezza degli abiti, specie femminili, dai quali si ricavavano talvolta stoffe preziose per confezionare paramenti e arredi destinati alle sinagoghe.
Ricami preziosi, alcuni con ‘stemmi parlanti’ racchiusi in fastose cornici barocche, incrociano autentiche “pitture ad ago”, in un trionfo di sete colorate, fili d’oro e d’argento, frutto di mani femminili dalla spiccata inventiva.
Il visitatore scoprirà in mostra una tenda per l’armadio sacro in prestito dal Museo Ebraico di Roma, un’altra proveniente dalla Sinagoga di Pisa e un telo del ‘Parato della Badia Fiorentina’ che in origine ricopriva per le feste solenni tutte le pareti della chiesa.
L’Aron Ha Qodesh, un armadio sacro proveniente dalla più antica sinagoga di Pisa, rivela, invece, una serie di dorature e decorazioni riemerse sotto le innumerevoli mani di tinta bianca che lo avevano deturpato.
Le sezioni tematiche della mostra arrivano fino ai giorni nostri. A chiudere il percorso, il merletto lungo otto metri disegnato da Lele Luzzati per il transatlantico Oceanic, un collage di pezzi antichi e moderni che riproduce le immagini della Commedia dell’Arte Italiana, in un medium insolito che coniuga l’antica manualità a un’incredibile carica espressionista.
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