Gli appuntamenti da non perdere in autunno

Beato Angelico, Toulouse-Lautrec, Tim Burton. Le mostre da vedere a Firenze

Beato Angelico, exhibition view, Palazzo Strozzi e Museo di San Marco, Firenze, 2025. Photo Ela Bialkowska, OKNO Studio
 

Francesca Grego

24/09/2025

Firenze - Il momento è arrivato, finalmente. Dopo quattro anni di gestazione, una grande mostra riunisce i capolavori di Beato Angelico a Firenze, tra Palazzo Strozzi e il Museo di San Marco. A cura di Carl Brandon Strehlke, curatore emerito del Philadelphia Museum of Art, con Stefano Casciu, direttore regionale dei Musei nazionali Toscana, e Angelo Tartuferi, già direttore del Museo di San Marco, il progetto esplora l’opera del frate pittore in una ricognizione ampia e approfondita, evidenziandone il carattere innovativo e l’altissimo valore artistico. Sono oltre 140 i gioielli da ammirare, in prestito da prestigiosi musei - il Louvre di Parigi, la Gemäldegalerie di Berlino, il Metropolitan Museum of Art di New York, la National Gallery di Washington, i Musei Vaticani, la Alte Pinakothek di Monaco, il Rijksmuseum di Amsterdam, tra gli altri - e collezioni private, ma anche da chiese e istituzioni del territorio toscano, dove Beato Angelico fu tra i pionieri del Rinascimento grazie al nuovo uso della prospettiva e al meraviglioso trattamento del colore e della luce. A raccontarlo in mostra sono dipinti, disegni, sculture, miniature, in un percorso reso ancora più interessante dalla presenza di capolavori restaurati per l’occasione, opere disperse e ritrovate, pale d’altare ricomposte per la prima volta dopo duecento di anni, testimoni del lavoro di un artista straordinario, ma anche della sua profonda meditazione sul sacro in stretta connessione con l’umano.


Beato Angelico, exhibition view, Palazzo Strozzi e Museo di San Marco, Firenze, 2025. Photo Ela Bialkowska, OKNO Studio

“Palazzo Strozzi torna a celebrare il Rinascimento fiorentino con la prima grande mostra dedicata a Beato Angelico a Firenze in oltre settant’anni: un’impresa straordinaria, resa possibile grazie alla collaborazione con il Museo di San Marco e al contributo delle più importanti istituzioni museali nazionali e internazionali”, ha dichiarato nella presentazione di oggi Arturo Galansino, direttore della Fondazione Palazzo Strozzi: “Questo progetto riafferma la centralità di Beato Angelico nella storia dell’arte, un artista che seppe guardare al passato e al proprio presente, proiettando un linguaggio nuovo verso il futuro, e offre nuove scoperte sulla sua storia e la sua fortuna, in dialogo con i protagonisti della cultura figurativa del suo tempo”. 
In programma dal 25 settembre 2025 al 26 gennaio 2026, Beato Angelico è la mostra più attesa a Firenze in questa stagione, ma non l’unica. Ecco gli altri appuntamenti da non perdere. 


Dettaglio da Henri de Toulouse-Lautrec, Jane Avril, 1893. Litografia a colori, 129,5×94,9 cm. Collezione Wolfgang Krohn; Amburgo, Germania

• Toulouse Lautrec. Un viaggio nella Parigi della Belle Epoque. Al Museo degli Innocenti dal 27 settembre 2025 al 22 febbraio 2026
Nell’orfanotrofio quattrocentesco progettato da Filippo Brunelleschi, oltre 170 opere sono pronte a trasportarci nella Parigi di fine Ottocento alla scoperta dell’arte di Henri de Toulouse-Lautrec. Un invito a perdersi nella magia notturna di Montmartre, tra ballerine, circensi, poeti e sognatori, nei colori brillanti dei primi manifesti e nell’atmosfera frenetica dei café chantant, quando il quartiere bohémien intorno alla basilica del Sacre-Coeur fu teatro di una delle più celebrate stagioni artistiche. 

Tra i talenti più originali della sua epoca, Toulouse-Lautrec trasformò questo mondo in arte, spaziando dalla pittura all’incisione, dal disegno alla grafica pubblicitaria. Dal 27 settembre ai visitatori della mostra potranno immergersi nel suo lavoro attraverso importanti opere provenienti dalla Collezione Wolfgang Krohn di Amburgo e dal Musée Toulouse-Lautrec di Albi, la città natale dell’artista nel Sud della Francia, oltre a oggetti, arredi, opere di artisti coevi, video e foto d’epoca che delineeranno il contesto.    

Tim Burton, Untitled (Penguin Boy) (© Tim Burton)

• Tim Burton. Light and Darkness. Alla Fortezza da Basso dal 18 al 26 ottobre
Il celebre regista statunitense sbarca alla Florence Biennale con una mostra che ne mette in luce le qualità di artista a tutto tondo. Cuore del progetto è la tensione tra luce e oscurità, che oltre a essere il tema della rassegna fiorentina di quest’anno è anche un tratto distintivo della poetica di Burton. Sogno e incubo, humour e malinconia sono il filo conduttore di un itinerario lungo più di 50 opere, che riunisce icone e nuove creazioni. Alla Fortezza da Basso i visitatori troveranno installazioni immersive, sculture enigmatiche, opere lenticolari in 3D, proiezioni, ma anche disegni, album e taccuini selezionati personalmente dal regista per raccontare al pubblico i propri processi creativi. Da non perdere è la sala dedicata alla Sposa Cadavere a 20 anni dall’uscita del film, con i disegni e i modelli originali dei personaggi. 

“Come illustratore, pittore, fotografo e autore, la visione creativa di Burton va ben oltre il mondo del cinema e della televisione”, ha detto la curatrice Sarah Brown: “Le opere esplorano le sorprendenti dualità centrali nella sua visione, luce e oscurità, bene e male, ordine e caos, ciascuna definita dalla presenza del suo opposto. Questa mostra offre una rara opportunità di incontrare l'immaginazione artistica che ha lasciato un segno indelebile sia nel cinema contemporaneo che nelle arti visive”. Martedì 21 ottobre Tim Burton sarà presente personalmente alla Florence Biennale, dove gli sarà consegnato il Premio “Lorenzo il Magnifico” alla carriera

• Centoventi. Villa Romana 1905-2025. Al Museo Novecento dal 26 ottobre 2025 all’8 marzo 2026
Il Museo Novecento celebra i 120 anni di Villa Romana, storica residenza per artisti alle porte di Firenze. Dal 1905 spazio libero e indipendente dedicato alla sperimentazione e agli scambi internazionali, Villa Romana ha visto soggiornare e creare nelle sue stanze artisti come Max Klinger (suo fondatore), Georg Baselitz, Max Beckmann, Ernst Barlach, Michael Buthe, Georg Kolbe, Käthe Kollwitz, MarkusLüpertz, Anna Oppermann, Max Pechstein, Emy Roeder. Le loro opere, entrate nelle collezioni del centro culturale o in prestito da prestigiose istituzioni internazionali, ripercorreranno la storia di questo straordinario spazio lungo una trama di relazioni tra Firenze e il mondo, in un racconto ispirato al potere al tempo stesso curativo e disturbante dell’arte, che mette in discussione le certezze acquisite e apre a nuovi modi di esistere. 


Gae Aulenti, Uno schizzo della nuova uscita degli Uffizi

La modernità può costruire altrimenti. Gae Aulenti e la Toscana. A Palazzo Medici Riccardi fino al 18 novembre
Un viaggio nel lavoro di Gae Aulenti, tra i più importanti e influenti architetti e designer del Novecento in Italia, partendo dai suoi rapporti con il territorio toscano. Disegni, plastici, fotografie e narrazioni digitali realizzate per l’occasione raccontano il lavoro di Aulenti dagli anni Sessanta ai nostri giorni, spaziando da icone del design come la lampada Pipistrello ai progetti di ville, giardini, scenografie teatrali, fino a grandi opere pubbliche come il nuovo ingresso per la Stazione di Santa Maria Novella dal binario 16 (1990), la piazza della stazione Leopolda (1996) e la partecipazione ai concorsi per la nuova uscita degli Uffizi (1998) o il Museo dell’Opera del Duomo (2001). Una mostra per riflettere sul futuro dell’architettura nelle città d’arte e nei paesaggi storicizzati, riaprendo il dibattito sulle trasformazioni urbane attraverso risposte efficaci, sostenibili e di qualità. 

Slavko Kopač. Il tesoro nascosto. Arte informale, Surrealismo, Art Brut. All'Accademia delle Arti del Disegno fino al 13 novembre
Prima grande retrospettiva in Italia per Slavko Kopač, figura centrale dell’Art Brut e primo conservatore della Collection de l’Art Brut fondata da Jean Dubuffet. Figura enigmatica e complessa, ammirato da André Breton, Michel Tapié e dallo stesso Dubuffet, nel caos del secondo dopoguerra Kopač sente l’esigenza di ripartire da zero e interpreta l’arte come gesto istintivo e immediato, universale e fuori dal tempo, guardando alla creatività nelle culture non occidentali e alle pratiche degli autodidatti. 

L’esposizione fiorentina invita il pubblico a conoscerlo focalizzando l’attenzione sul suo linguaggio nuovo e originale, e sui suoi legami con alcuni dei principali movimenti artistici del Novecento: il Surrealismo, l’Informal e l’Art Brut. In mostra dipinti, disegni, acquerelli, collage, libri d’artista, poemi visivi, ceramiche realizzate tra il secondo dopoguerra e gli anni Sessanta, selezionati per tracciare una mappa dell’universo poetico di Slavko Kopač. 


Slavko Kopač, Motherhood, 1949, Pastel on paper, 22,5x26,5 cm | Collezione privata