Dal 30 settembre al 20 febbraio una grande mostra diffusa

E l'arte si fece corpo. Jenny Saville incontra Michelangelo a Firenze

Jenny Saville, Arcadia, 2020. Acrilico e olio su lino, 200 x 160 x 3 cm. © Jenny Saville I Courtesy Gagosian
 

Francesca Grego

30/09/2021

Firenze - Mentre Jenny Saville spalma e raschia il colore sulle sue grandi tele, la distinzione tra un corpo che vive e respira e la sua rappresentazione vacilla. “La percezione umana del corpo è così acuta e consapevole che il più piccolo indizio della presenza di un corpo innesca il riconoscimento”, ha detto l’artista britannica. Stesa in strati pesanti, nelle sue mani la pittura a olio diventa viscerale come la carne stessa: ogni segno si anima di vita propria, elastico e mobile. Lo vedremo presto a Firenze, dove Saville è protagonista di una grande mostra diffusa in dialogo con i maestri del Rinascimento. Cuore pulsante del progetto è il Museo Novecento, con il direttore Sergio Risaliti nelle vesti di ideatore e curatore. Da oggi, giovedì 30 settembre, i visitatori avranno occasione di ammirare più di 100 opere tra disegni e dipinti - alcuni dei quali monumentali - con lavori realizzati appositamente per l’occasione. Se il museo di piazza Santa Maria Novella accoglierà il nucleo più cospicuo, sedi storiche e prestigiose come il Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, Casa Buonarroti, l’antico Spedale degli Innocenti e il Museo dell’Opera del Duomo ospiteranno allestimenti più intimi, ma di impatto potente. Non è un caso: il richiamo della tradizione italiana è da sempre forte nell’immaginario artistico di Saville, che racconta di essere stata folgorata da Tiziano e Tintoretto già da adolescente, durante un viaggio con lo zio. In seguito, ha aggiunto l’artista, “è stato meraviglioso ‘dialogare’ con Michelangelo, l'ho sempre considerato il più grande maestro dell'arte, capace di esprimere l'arte al massimo: adesso fa parte di me, è dentro di me”.


Jenny Saville, Fulcrum, 1999. © Jenny Saville I Courtesy Gagosian

L’interesse per il corpo nella sua dimensione più carnale, le misure esorbitanti delle sue opere, i soggetti nudi, mutilati, schiacciati dal peso dell’esistenza rappresentano alcuni evidenti punti di contatto tra la ricerca della pittrice e l’eredità michelangiolesca. Ma nel bagaglio di Saville ci sono anche il confronto serrato con il modernismo di Willem de Kooning e Cy Twombly, i ritratti di Pablo Picasso e Francis Bacon. E c’è chi giura che nei suoi volti sorprendenti, nelle membra disordinate e nelle pieghe cadenti delle sue figure si percepiscano gli echi della Venere di Urbino di Tiziano, del Cristo che scende dalla croce di Rubens, dell’Olympia di Manet. Con questa dotazione l’artista britannica ridato nuovo vigore alla pittura figurativa fin dagli anni anni Ottanta e Novanta, quando militava tra gli Young British Artists (YBA), mescolando alle influenze del passato ispirazioni raccolte sulle riviste scandalistiche o negli obitori, osservando un chirurgo plastico al lavoro o i corpi di persone incontrate nella vita di ogni giorno. 


Jenny Saville, Reproduction drawing (after Leonardo cartoon), 2010. © Jenny Saville I Courtesy Gagosian

Oltre i limiti della figurazione e dell’astrazione, a Firenze la pittura di Jenny Saville si confronta con i big di casa, da Giotto a Michelangelo. Il maestoso Fulcrum, per esempio, che consacrò l’autrice nel 1999 durante la sua prima personale da Gagosian, sfida le imponenti figure affrescate da Giorgio Vasari nel Salone delle Battaglie di Palazzo Vecchio, mentre al Museo degli Innocenti Mothers si lancia in un gioco di rimandi con le Madonne di Botticelli e di Luca della Robbia. A Casa Buonarroti - “la mia casa ideale, il mio luogo del cuore”, ha detto l’artista - bozzetti e lavori su carta michelangioleschi si confrontano con il disegno Study for Pietà I, o con la contemporaneità di dipinti come Aleppo e Compass. Ma il climax del dialogo dell’artista con il Buonarroti si raggiunge al Museo dell’Opera del Duomo, parte del complesso monumentale di Santa Maria del Fiore, dove la Pietà Bandini si specchia in una Vesperbild dei nostri tempi, un disegno di grandi dimensioni che rappresenta un giovane martoriato per motivi politici o ideologici, privo di abiti o segni di appartenenza e perciò simbolo universale dell’esperienza del lutto e del compianto che segue ogni violenza.


Jenny Saville, Propped, 1992. Olio su tela, 213 x 182 cm. © Jenny Saville I Courtesy Gagosian

“Se il giovane Michelangelo - scrivono gli organizzatori della mostra - è divenuto il più grande scultore dei suoi tempi per aver dato vita a una statua monumentale, il David, campione di bellezza maschile secondo la cultura neoplatonica, Jenny Saville al contrario ha raggiunto la fama grazie a enormi raffigurazioni di corpi femminili nudi, ritratte in posa su sgabelli o riverse, che esibiscono forme sessuali procaci confrontandosi su questo piano con altri pittori come Tiziano e Gustave Courbet”. Femminili o maschili, dipinti o scolpiti, i corpi esposti a Firenze si fanno avanti come entità vive, presenti, voluminose, sfuggendo a ogni tentazione di sottrarsi allo sguardo. 

Promossa dal Comune di Firenze, organizzata da MUS.E e sostenuta da Gagosian, la mostra Jenny Saville sarà visitabile dal 30 settembre al 20 febbraio nelle sedi del Museo del Novecento, Museo di Palazzo Vecchio, Museo dell’Opera del Duomo, Museo degli Innocenti e Museo di Casa Buonarroti. 


Jenny Saville, Study for the Eyes of Argus (dettaglio), 2021, matita colorata su carta da acquerello I Ph. Prudence Cuming Associates (© Jenny Saville. All rights reserved, DACS 2021 / Gagosian)