Nell'autoritratto l'artista si rappresenta "per sottrazione"
Emilio Isgrò prende posto agli Uffizi accanto a Raffaello e Canova
Emilio Isgro?, ‘Dichiaro di non essere Emilio Isgro?’, 1971 (parte di un'installazione di sette fogli)
E. Bramati
17/05/2014
Firenze - L'Associazione Amici degli Uffizi ha donato alla Galleria fiorentina una nuova opera, che il 16 maggio 2014 è entrata ufficialmente a far parte della celebre Collezione di autoritratti.
Si tratta di un autorappresentazione concettuale di Emilio Isgrò, realizzata nel 1971 e intitolata "Dichiaro di non essere Emilio Isgrò".
L'artista di origini siciliane, famoso per le sue "cancellazioni", sarà dunque esposto in uno dei musei più noti al mondo grazie ad un'installazione costituita da sette fogli di carta serigrafia, sui quali egli nega la propria identità attraverso la trascrizione di affermazioni personali o pronunciate dai suoi familiari.
"Mio fratello è partito tanto tempo fa, edera molto più giovane", scrive la sorella Maria Rosaria.
"Un figlio di nome Emilio? Mai avuto", è l'affermazione semplice e concisa del padre Giuseppe.
"Non può essere lui. Mio fratello non ha mai portato la barba", sentenzia Bruno Isgrò.
L'autoritratto, che sarà accostato ai grandi volti di Raffaello, Canova, Guido Reni, Annibale Carracci e molti altri, è in questo caso delineato per sottrazione, attraverso rinnegamenti ed amnesie altrui, sino al paradosso finale del diniego di sé.
Si tratta di un autorappresentazione concettuale di Emilio Isgrò, realizzata nel 1971 e intitolata "Dichiaro di non essere Emilio Isgrò".
L'artista di origini siciliane, famoso per le sue "cancellazioni", sarà dunque esposto in uno dei musei più noti al mondo grazie ad un'installazione costituita da sette fogli di carta serigrafia, sui quali egli nega la propria identità attraverso la trascrizione di affermazioni personali o pronunciate dai suoi familiari.
"Mio fratello è partito tanto tempo fa, edera molto più giovane", scrive la sorella Maria Rosaria.
"Un figlio di nome Emilio? Mai avuto", è l'affermazione semplice e concisa del padre Giuseppe.
"Non può essere lui. Mio fratello non ha mai portato la barba", sentenzia Bruno Isgrò.
L'autoritratto, che sarà accostato ai grandi volti di Raffaello, Canova, Guido Reni, Annibale Carracci e molti altri, è in questo caso delineato per sottrazione, attraverso rinnegamenti ed amnesie altrui, sino al paradosso finale del diniego di sé.
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