La tavola del Museo di Palazzo Vecchio restaurata grazie a Friends of Florence
Il ritratto della poetessa Battiferri di Bronzino si rifà il look (e vola a New York)
Agnolo di Cosimo Tori, detto Bronzino, Ritratto di Laura Battiferri, 1555-1560 circa, Olio su tavola, 70 x 87.5 cm, Firenze, Museo di Palazzo Vecchio, Donazione Loeser
Samantha De Martin
04/06/2021
Firenze - Il corpetto rosso e il velo dai bordi sfrangiati hanno recuperato le antiche trasparenze, mentre la tavola ha restituito dettagli preziosi come le pieghe delle spalline a sbuffo del vestito o i verdi del nastro del libro che Laura Battiferri regge tra le mani.
Grazie al recente, complesso, restauro eseguito con il supporto di Friends of Florence, la poetessa dal volto austero, raffigurata di profilo da Agnolo Bronzino, secondo un canone ispirato alle antiche medaglie, ha recuperato l'originaria luce e torna ad ammiccare ai visitatori del Museo di Palazzo Vecchio con il suo aspetto distaccato e fiero.
L’intervento, durato cinque mesi, si era reso necessario a causa dalle vistose alterazioni frutto, nel corso tempo, dei precedenti ritocchi e delle vernici applicate durante i ripetuti restauri, l’ultimo dei quali risalente agli anni Sessanta-Settanta del secolo scorso.
Agnolo di Cosimo Tori, detto Bronzino, Ritratto di Laura Battiferri prima del restauro, 1555-1560 circa, Olio su tavola, 70 x 87.5 cm, Firenze, Museo di Palazzo Vecchio, Donazione Loeser | Courtesy Friends of Florence
Chi è la donna della tavola?
Adesso la musa di Bronzino, una delle rarissime donne letterate nel Cinquecento, stimata dai contemporanei e in contatto con gli intellettuali dell’Accademia fondata dal duca Cosimo I, è davvero pronta per lasciare Firenze e volare oltreoceano alla volta di New York. Sarà una delle protagoniste alla mostra The Medici: portraits and politics, 1512–1570 che aprirà i battenti il prossimo 21 giugno al Metropolitan Museum of Art di New York.
L’abbigliamento sobrio, il corpetto e le maniche dell’abito in velluto cremisi, la gonna in seta nera contrastano con la casta camicia bianca a fitte pieghe che copre la scollatura dell’abito, mentre un sinuoso velo trasparente, di petrarchesca memoria, copre la fronte e le spalle di questa elegante figura.
Nel dibattito tra arte e poesia che infiammava gli intellettuali dell’Accademia Fiorentina all’epoca di Cosimo I de’ Medici, il ritratto della poetessa Laura Battiferri, firmato da Bronzino, è senz’altro una delle opere più rappresentative.
Agnolo di Cosimo Tori, detto Bronzino, Ritratto di Laura Battiferri, 1555-1560 circa, Olio su tavola, 70 x 87.5 cm, Firenze, Museo di Palazzo Vecchio, Donazione Loeser
Un sodalizio a Firenze nel segno di Petrarca
Laura e Agnolo, pittore esponente di spicco del Manierismo fiorentino, ritrattista oltre che autore di rime, oltre a essere intellettualmente sodali, erano accomunati dalla passione per la poesia di Petrarca.
A quanto pare i due erano soliti scambiarsi versi in stile petrarchesco nei quali la Battiferri era paragonata ora alla Dafne del mito ovidiano, ora ai sommi poeti del Trecento e alle loro muse, Laura e Beatrice. Parte di questa corrispondenza poetica confluì nel Primo libro dell’opere toscane che la poetessa urbinate pubblicò nel 1560.
Al periodo della pubblicazione è generalmente riferito il ritratto di Palazzo Vecchio, ingegnoso manifesto di quelle trame erudite, colmo di citazioni colte.
Passata attraverso diverse collezioni private, l’opera approdò a Palazzo Vecchio nel 1933, per lascito testamentario, dalla raccolta di Charles Loeser, lo studioso d’arte americano vissuto a Firenze e che fu probabilmente il primo a riconoscere l’esatta identità del soggetto rappresentato.
Laura era una musa di Bronzino, come la sua omonima trecentesca lo era per Petrarca. Come in altri suoi ritratti di intellettuali fiorentini, il pittore inserisce nella sua opera l’attributo parlante di un libro aperto con testi scritti in corsivo per essere letti in relazione al personaggio raffigurato.
Agnolo di Cosimo Tori, detto Bronzino, particolare dopo il restauro, Ritratto di Laura Battiferri, 1555-1560 circa, Olio su tavola, 70 x 87.5 cm, Firenze, Museo di Palazzo Vecchio, Donazione Loeser | Courtesy Friends of Florence
Cosa si legge sul libro che la donna tiene tra le mani?
L’elegante manoscritto è aperto sulla trascrizione di due sonetti del Canzoniere di Petrarca non contigui nella raccolta originaria: LXIV, Se voi poteste per turbati segni; CCXL, I’ ò pregato Amor, e ‘l ne riprego. Con queste rime il pittore rende omaggio all’amica sia come poetessa, che come moderna reincarnazione della Laura petrarchesca, giocando sull’omonimia e sull’assonanza tra il suo nome e il “lauro”.
D’altra parte l’attenzione dell’osservatore ricade subito sul manoscritto dal momento che Laura si sottrae al suo sguardo, raffigurata di profilo, con lineamenti che ricordano i tratti inconfondibili di Dante Alighieri.
“Siamo stati felici di accettare l’invito di Keith Christiansen e Carlo Falciani di restaurare il bellissimo ritratto di Laura Battiferri realizzato da Agnolo Bronzino - sottolinea Simonetta Brandolini d’Adda, presidente di Friends of Florence - una donna eccezionale per la sua epoca e un esempio anche oggi di intelligenza e di conoscenza poetica. La mostra al Metropolitan Museum of Art di New York è per noi anche un’occasione importante per portare il lavoro e la missione di Friends of Florence ancora più vicina ai nostri sostenitori”.
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• Restauro aperto per un capolavoro del Verrocchio
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L’intervento, durato cinque mesi, si era reso necessario a causa dalle vistose alterazioni frutto, nel corso tempo, dei precedenti ritocchi e delle vernici applicate durante i ripetuti restauri, l’ultimo dei quali risalente agli anni Sessanta-Settanta del secolo scorso.
Agnolo di Cosimo Tori, detto Bronzino, Ritratto di Laura Battiferri prima del restauro, 1555-1560 circa, Olio su tavola, 70 x 87.5 cm, Firenze, Museo di Palazzo Vecchio, Donazione Loeser | Courtesy Friends of Florence
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Adesso la musa di Bronzino, una delle rarissime donne letterate nel Cinquecento, stimata dai contemporanei e in contatto con gli intellettuali dell’Accademia fondata dal duca Cosimo I, è davvero pronta per lasciare Firenze e volare oltreoceano alla volta di New York. Sarà una delle protagoniste alla mostra The Medici: portraits and politics, 1512–1570 che aprirà i battenti il prossimo 21 giugno al Metropolitan Museum of Art di New York.
L’abbigliamento sobrio, il corpetto e le maniche dell’abito in velluto cremisi, la gonna in seta nera contrastano con la casta camicia bianca a fitte pieghe che copre la scollatura dell’abito, mentre un sinuoso velo trasparente, di petrarchesca memoria, copre la fronte e le spalle di questa elegante figura.
Nel dibattito tra arte e poesia che infiammava gli intellettuali dell’Accademia Fiorentina all’epoca di Cosimo I de’ Medici, il ritratto della poetessa Laura Battiferri, firmato da Bronzino, è senz’altro una delle opere più rappresentative.
Agnolo di Cosimo Tori, detto Bronzino, Ritratto di Laura Battiferri, 1555-1560 circa, Olio su tavola, 70 x 87.5 cm, Firenze, Museo di Palazzo Vecchio, Donazione Loeser
Un sodalizio a Firenze nel segno di Petrarca
Laura e Agnolo, pittore esponente di spicco del Manierismo fiorentino, ritrattista oltre che autore di rime, oltre a essere intellettualmente sodali, erano accomunati dalla passione per la poesia di Petrarca.
A quanto pare i due erano soliti scambiarsi versi in stile petrarchesco nei quali la Battiferri era paragonata ora alla Dafne del mito ovidiano, ora ai sommi poeti del Trecento e alle loro muse, Laura e Beatrice. Parte di questa corrispondenza poetica confluì nel Primo libro dell’opere toscane che la poetessa urbinate pubblicò nel 1560.
Al periodo della pubblicazione è generalmente riferito il ritratto di Palazzo Vecchio, ingegnoso manifesto di quelle trame erudite, colmo di citazioni colte.
Passata attraverso diverse collezioni private, l’opera approdò a Palazzo Vecchio nel 1933, per lascito testamentario, dalla raccolta di Charles Loeser, lo studioso d’arte americano vissuto a Firenze e che fu probabilmente il primo a riconoscere l’esatta identità del soggetto rappresentato.
Laura era una musa di Bronzino, come la sua omonima trecentesca lo era per Petrarca. Come in altri suoi ritratti di intellettuali fiorentini, il pittore inserisce nella sua opera l’attributo parlante di un libro aperto con testi scritti in corsivo per essere letti in relazione al personaggio raffigurato.
Agnolo di Cosimo Tori, detto Bronzino, particolare dopo il restauro, Ritratto di Laura Battiferri, 1555-1560 circa, Olio su tavola, 70 x 87.5 cm, Firenze, Museo di Palazzo Vecchio, Donazione Loeser | Courtesy Friends of Florence
Cosa si legge sul libro che la donna tiene tra le mani?
L’elegante manoscritto è aperto sulla trascrizione di due sonetti del Canzoniere di Petrarca non contigui nella raccolta originaria: LXIV, Se voi poteste per turbati segni; CCXL, I’ ò pregato Amor, e ‘l ne riprego. Con queste rime il pittore rende omaggio all’amica sia come poetessa, che come moderna reincarnazione della Laura petrarchesca, giocando sull’omonimia e sull’assonanza tra il suo nome e il “lauro”.
D’altra parte l’attenzione dell’osservatore ricade subito sul manoscritto dal momento che Laura si sottrae al suo sguardo, raffigurata di profilo, con lineamenti che ricordano i tratti inconfondibili di Dante Alighieri.
“Siamo stati felici di accettare l’invito di Keith Christiansen e Carlo Falciani di restaurare il bellissimo ritratto di Laura Battiferri realizzato da Agnolo Bronzino - sottolinea Simonetta Brandolini d’Adda, presidente di Friends of Florence - una donna eccezionale per la sua epoca e un esempio anche oggi di intelligenza e di conoscenza poetica. La mostra al Metropolitan Museum of Art di New York è per noi anche un’occasione importante per portare il lavoro e la missione di Friends of Florence ancora più vicina ai nostri sostenitori”.
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