La raccolta di reliquiari costituita dalle granduchesse di Toscana

Sacri splendori in mostra a Palazzo Pitti

Botteghe Granducali, Ex voto di Cosimo II, 1617-1624, cornice del tardo settecento, rilievo in mosaico di pietre dure, cm. 54,5x64,5. Firenze, Musei degli Argenti
 

E. Bramati

09/06/2014

Firenze - Nel 1616 veniva consacrata con cerimonia solenne la "Cappella delle Reliquie" in Palazzo Pitti, luogo simbolo della devozione delle granduchesse di Toscana e degli ultimi granduchi della famiglia Medici.
Oggi, a quasi 400 anni di distanza, essa tornerà ad ospitare una consistente parte del tesoro costituito da Maria Maddalena d'Asburgo, moglie di Cosimo II de' Medici, all'interno dell'esposizione "Sacri Splendori", che rimarrà aperta dal 9 giugno al 2 novembre 2014.

Animata da un profondo spirito religioso, Maria Maddalena si dedicò all'acquisizione di reliquie sin dal suo arrivo a Firenze, con il contributo di illustri corrispondenti, arcivescovi e cardinali. La sua collezione fu integrata con quelle create dalla suocera, Cristina di Lorena, e dalle generazioni successive, in particolare grazie alla granduchessa Vittoria della Rovere, divenendo così uno dei più vasti tesori sacri d'Europa.

Attraverso le varie sezioni saranno presentati alcuni degli oltre quattrocento reliquiari descritti nell'antico inventario della cappella, redatto nel 1616 e aggiornato sino al 1635. Secondo la descrizione, il luogo doveva apparire come una vera e propria Wunderkammer devozionale, quasi un'antitesi della 'profana' Tribuna degli Uffizi, con armadi decorati contenenti anche oggetti liturgici e manufatti profani, realizzati da importanti scultori e maestri orafi.

Il tesoro rimase pressoché inalterato in Palazzo Pitti fino al 1785, quando il granduca Pietro Leopoldo di Lorena donò oltre cento reliquiari alla basilica di San Lorenzo in cambio di diciotto vasi destinati alla Regia Galleria degli Uffizi. Da questo momento molti oggetti furono smembrati per ricavarne pietre e metalli preziosi, mentre altri furono distribuiti alle chiese della diocesi.
Grazio ad lungo e minuzioso lavoro di riconoscimento e di archivio, diverse opere potranno tornare insieme nella loro collocazione originaria.