Dopo il lockdown il giardino mediceo riapre i battenti

Un museo a cielo aperto: il Giardino di Boboli a Firenze

Giardino di Boboli, Firenze | Foto: gillmar
 

Samantha De Martin

26/05/2020

Firenze - “A parte l’incontro con il mare, fu lì che provai per la prima volta l’incantesimo del Sud. Chi visita il Giardino di Boboli non può impedire alla sua fantasia d’immaginare giovani nobili intenti a giocare a palla in costume del Cinquecento, gentildonne che parlano o aristocratiche coppie di innamorati sedute sulle panchine. Vedevo passeggiare per il parco il duca Cosimo I, che fu il primo proprietario, o gli artisti che ne curarono la sistemazione, il Tribolo e il celebre, adorabile, Giovanni da Bologna; non avevo vergogna di abbandonarmi all’estasi di uno splendore passato e ancora capace di comunicarmi uno strano senso di felicità”.

A Hermann Hesse doveva piacere molto lo storico giardino nel cuore di Firenze, una sorta di museo all’aperto con il quale i Medici vollero, per primi, dar vita ad un modello di giardino all'italiana destinato a diventare un esempio per molte corti europee e non solo.


Veduta di Palazzo Pitti e Boboli nella lunetta di Giusto Utens del 1599, Firenze, Museo di Firenze com'era

Adesso che ha riaperto i suoi cancelli, dopo i due mesi di chiusura forzata imposta dall’emergenza coronavirus, il giardino mediceo patrimonio Unesco si prepara ad accogliere i visitatori nel dedalo di viottoli verdeggianti, grotte, fontane e agrumeti, nell’ampia collezione di piante e fiori rari e le oltre 300 sculture risalenti all’età classica, al Rinascimento e al Barocco. Mentre il Giardino dei Boboli si appresta al risveglio, accogliendo in sicurezza i visitatori, con termoscanner agli ingressi, obbligo di mascherina, gruppi di massimo dieci persone, scivoliamo nei suoi viali e nella sua storia, tra i 45mila metri quadrati che si allungano alle spalle di Palazzo Pitti, avvolgendolo in un abbraccio di architetture "verdeggianti".


Palazzo Pitti visto da Boboli | Courtesy Opera Laboratori Fiorentini

I primi acquisti di proprietà in Oltrarno da parte di Cione di Bonaccorso Pitti risalgono al 1341. Il nome "Boboli" deriva probabilmente da una storpiatura popolare del cognome della famiglia Borgolo o Borgoli i cui possedimenti sarebbero approdati nella mani di Luca Pitti nel 1418, quarant'anni prima della costruzione del palazzo che dalla sua famiglia prese il nome. Oltre un secolo dopo l'edificio passò ai Medici. Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo I de' Medici, si prese cura dell'abbellimento e degli ampliamenti che coinvolsero anche il giardino, grazie all’intervento dell’architetto Niccolò Tribolo e poi di Bartolomeo Ammannati e di Bernardo Buontalenti. Ingrandito durante il governo di Cosimo II, il giardino aprì per la prima volta al pubblico solo durante il regno di Pietro Leopoldo di Lorena.

Furono infatti i Lorena e, poi, i Savoia ad arricchire l’assetto di quello che costituisce uno dei giardini più affascinanti al mondo, ampliandone i confini che costeggiano le antiche mura cittadine fino a Porta Romana.
Goethe, che a Firenze, durante il suo primo viaggio in Italia, si era fermato appositamente per visitare Boboli, si crucciava del fatto che la sua visita fosse stata “veloce come il vento”.


Giardino di Boboli, Grotta del Buontalenti

Ed in effetti non bastano poche ore per passare in rassegna, una per una, grotte e fontane.
Da non perdere è senza dubbio la Grotta di Bernardo Buontalenti - al momento chiusa assieme al Museo delle Porcellane per garantire il rispetto delle norme contro la diffusione del coronavirus - i cui lavori furono diretti anche da Giorgio Vasari.
Ci troviamo di fronte a un tripudio di stalattiti, stalagmiti, rocce spugnose, ma anche archi, stemmi e colonne a comporre una delle architetture più bizzarre e sorprendenti di Firenze.

Il casino di Kaffeehaus e la degustazione della cioccolata
Tra i più interessanti edifici di Boboli spicca il padiglione del Kaffeehaus, raro esempio di architettura rococò in Toscana, il “nuovo casino sotto la fortezza” edificato su progetto di Zanobi Del Rosso a partire dal 1774. Nei primi mesi del 1775 la nuova costruzione - un arioso padiglione tondeggiante sormontato da una cupola a cipolla - era pronta per essere utilizzata come luogo di sosta per la corte durante le passeggiate e per la degustazione della cioccolata.


Giardino di Boboli, Kaffeehaus | Courtesy Opera Laboratori Fiorentini

I Medici, la Limonaia e la moda degli agrumi

Costruita da Zanobi del Rosso fra il 1777 e il 1778, la Limonaia è invece ad oggi utilizzata per il ricovero delle circa 500 conche - grandi vasi di terracotta realizzati artigianalmente - di agrumi del giardino, mentre lo spazio antistante è costituito da un giardino con quattro grandi aiuole destinate principalmente alla coltivazione delle rose. D’altronde i Medici furono tra i primi a diffondere la moda degli agrumi nei loro giardini. In questo stesso luogo, al tempo di Cosimo III, esisteva il Serraglio degli Animali, dove, oltre agli animali destinati alle cucine, venivano ospitate le specie esotiche ricevute in regalo da sovrani stranieri.

La rosa di Botticelli
Nel giardino della Limonaia potrebbe capitarvi di scorgere un tipo di rosa individuata nei celebri dipinti Allegoria della Primavera e Nascita di Venere di Botticelli. Si tratta della rosa conosciuta con i nomi Maiden’s Blush Great, Cuisse de Nymphe, La Séduisante, tra le più attraenti del gruppo Alba.


Nel Giardino del Cavaliere a Boboli | Courtesy Opera Laboratori Fiorentini

In realtà Boboli ospita ben 156 varietà di questo fiore, dalla Rosa Clementina Carbonieri nel Giardino del Cavaliere (che accoglie anche l’omonima palazzina nella quale il cardinale Leopoldo de' Medici teneva le conversazioni artistiche e letterarie, e dove Gian Gastone aveva il suo ritiro) alla rosa Fiocco Bianco nel Giardino di Giove, dalla Rosa Slater’s Crimson China nel Giardino di Madama alla Rosa Tuscany Superb del Giardino dell’Isola.

Durante l’ultimo anno (incluso il periodo di lockdown) il Giardino di Boboli è stato oggetto di diversi interventi effettuati, oltre alle operazioni di cura e tutela del verde. Alcuni di questi lavori riguardano il ripristino del funzionamento della Fontana delle Scimmie che potrà così tornare a zampillare. Queste curiose figure erano state realizzate per il duca di Urbino, Francesco Maria II della Rovere, da Camillo Mariani per una fontana di Villa Miralfiore a Pesaro. Da qui vennero portate a Firenze per trovare la loro definitiva collocazione a Boboli nel 1830. La presenza di questi animali si spiega come inno alla libertà, all’armonico rapporto con la natura e a una sorta di naturalismo esotico riconducibile al gusto del bizzarro tipicamente manierista.


Giardino di Boboli, Fontana delle Scimmie | Courtesy Opera Laboratori Fiorentini

Le Cerchiate
Scivolando lungo il Viale dei Cipressi è impossibile non far caso alle Cerchiate. Si tratta di viali coperti a tunnel da alberature intervallate da arbusti sempreverdi, sorti a partire dal 1612. La Cerchiata Grande percorre il giardino, si interrompe incontrando Viale dei Cipressi, per riprendere subito dopo e sfociare nel Viale dei Mostaccini, dove un tempo terminavano tre grandi ragnaie, fitti boschetti dove venivano tese reti per catturare i volatili. Le Cerchiate Piccole invece accompagnano il Viale dei Cipressi consentendo al visitatore di incontrare i piccoli animali che le attraversano: scoiattoli, pettirossi, merli.

Da cava di pietra ad ambientazione per le feste campestri: l’Anfiteatro di Boboli
Dove un tempo sorgeva la cava di pietra forte, dalla quale era stato estratto il materiale per la costruzione di Palazzo Pitti, Cosimo II decise di ricavare un anfiteatro in muratura. La struttura assunse un aspetto simile a quello attuale, documentato da numerose incisioni che testimoniano la presenza di feste e caroselli. Dopo il 1739 la platea venne trasformata in un giardino all’italiana, e l’Anfiteatro perse la sua funzione di luogo destinato agli spettacoli per diventare, con Pietro Leopoldo, nel 1765, l’ambientazione perfetta per le feste campestri, che il Granduca volle aprire al pubblico.
Sotto i Lorena vennero inseriti anche l’antico obelisco egizio - l'unico della Toscana, nonché uno dei monumenti più antichi di tutta la regione, proviente da Eliopoli - e la vasca di granito rosso che si trovano attualmente al centro della platea.


Giardino di Boboli, Anfiteatro | Courtesy Opera Laboratori Fiorentini

Le ghiacciaie di Boboli
In pochi lo sanno, ma esplorando i giardini di Boboli è possibile imbattersi, tra l’Anfiteatro e il Prato del Pegaso, in due antesignane dei moderni frigoriferi. Si tratta di due ghiacciaie, nelle quali, grazie al ghiaccio che veniva giornalmente trasportato dall'Abetone, venivano conservate le vivande destinate alle cucine granducali. Per ammirare invece una copia dalla Fontana dell'Oceano del Giambologna - l’originale si trova al Bergello - bisogna raggiungere la Vasca dell'Isola, chiamata anche Isolotto, realizzata da Alfonso e Giulio Parigi nel 1618.

Procedendo tra siepi di lecci ed allori, tra pendenze e scorci prospettici, fontane, cascatelle e terrazzamenti, sembra davvero di muoversi in un locus amoenus cogliendo lo spirito della vita di corte ai tempi dei Granduchi.
Il Bacino del Nettuno - con al centro la Fontana che i fiorentini hanno ribattezzato la “Fontana della forchetta” per via del tridente impugnato da Nettuno - raccoglie le acque che irrigano l'intero giardino e che hanno la sorgente sotto il Giardino del Cavaliere.
La fontanella del nano Morgante, a cavalcioni di una tartaruga, in tutta la sua corposa nudità nelle vesti di un Bacco ebbro, saluta gli ospiti di Boboli, ricordando lo stile grottesco tanto in voga nei giardini manieristici tra Cinque e Seicento.


L'Isolotto e la statua di Andromeda al Giardino di Boboli

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