I paesaggi mitologici di Arnold Bocklin
Bocklin
26/02/2004
Arnold Böcklin, nato a Basilea nel 1827, morì “fiorentino” a Fiesole nel 1901.
Sono passati cento anni e, come tradizione vuole, si sono scatenate in Europa le celebrazioni. Dal 6 marzo Palazzo Pitti ospita la mostra “L’Arcadia di Arnold Böcklin” e sono in programma, da qui alla primavera del 2002, altre tre retrospettive a Basilea, Parigi e Monaco di Baviera.
La mostra fiorentina, curata da Joachim Burmeister e promossa dal Consolato di Svizzera e dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali Italiani, non si presenta in forma antologica, né intende ripercorrere l’intero iter dell’attività dell’artista. Si propone come un omaggio mirato a rendere pubblici quei soggetti dell’arte di Böcklin nei quali è più forte l’ispirazione italiana. Ciò spiega, nel titolo, i riferimenti all’Arcadia, e, nei contenuti delle opere esposte, quelli alla musica, al mito e alla letteratura.
Rappresentante del Simbolismo europeo, formatosi all’Accademia di Belle Arti di Düsseldorf, Böcklin trascorse gran parte della vita in Italia. Visse lungamente a Roma tra il 1852 e il 1866 e a Firenze tra il 1874 e il 1901. Fece dunque parte di quella larga schiera di artisti svizzeri, capeggiata dal grande Henry Füssli, che dalle bellezze classiche e dal sole mediterraneo trasse ispirazione.
Böcklin attinse i soggetti dei suoi dipinti soprattutto dalla mitologia, ma anche da fonti letterarie e storiche, dalla Bibbia, da fiabe e leggende. Raramente si attenne alle rappresentazioni tradizionali e amò inserire all’interno della narrazione elementi spiazzanti, capaci di alterare il significato dell’insieme. Mise in scena un mondo di forze naturali demonicamente animate, simboli del misterioso e dell’oscuro. Per questo fu apprezzato tanto da De Chirico quanto dai surrealisti.
L’esposizione di Palazzo Pitti occupa due sale della Galleria d’Arte Moderna. La prima sala è incentrata sul Prometeo (Parma, Collezione Barilla d’Arte Contemporanea), realizzato nel 1882 nell’atelier fiorentino dell’artista, situato in Via Lungo il Mugnone (attuale Viale Milton). Il motivo è ispirato al mito greco: Zeus, per punire il Titano Prometeo del fatto di aver rubato il fuoco per portarlo agli uomini che lui stesso aveva plasmato, lo fece incatenare nudo sul Caucaso. Ogni giorno il signore degli dei mandava un’aquila a divorargli il fegato – sede di tutte le passioni negative – che ogni notte si riformava. L’immagine rappresenta un cupo paesaggio di tempesta: onde di un blu profondo si infrangono con violenza contro una ripida scogliera, coperta di una fitta vegetazione, improvvisamente rischiarata da un fulmine. Solo dopo un’attenta osservazione si riconosce la sagoma del gigantesco corpo del Titano, incatenato alla montagna e soggetto alla furia del cielo. L’immagine trasmette, con vena drammatica, il senso della lotta improba dell’uomo contro le forze scatenate dalla natura ed esprime l’impotenza e la rassegnazione.
Accanto ad una serie di paesaggi classici, animati dalla presenza di ninfe e satiri o di pastori e contadine, il Castello in rovina del 1847 (Berlino, Staatliche Museen zu Berlin, Nationalgalerie) propone atmosfere romantiche alla Caspar David Friedrich. L’ultimo incompiuto Autoritratto, eseguito nel 1896-97 e conservato agli Uffizi, mostra la dignitosa e autoritaria figura di un vecchio maestro che porta i segni degli anni. Böcklin non aveva molta stima dell’arte del ritratto, che vincola l’artista al modello reale e limita i guizzi della fantasia. Quando gli veniva detto che anche lui aveva eseguito parecchi ritratti la sua risposta laconica era: “Vuol dire che in quel momento non avevo nulla di meglio da fare”.
La seconda sala è dedicata all’Isola dei morti, il soggetto più noto della produzione artistica del pittore. Una copia coeva del famoso dipinto, realizzata nel 1886 da un allievo di Böcklin nello studio del Maestro, è accompagnata dai bozzetti e dal modellino della scenografa svizzera Margherita Palli per l’opera lirica Arianna a Nasso di Hugo von Hofmannsthal (Teatro alla Scala, stagione 1999-2000). Chiudono l’esposizione alcuni disegni originali di Luigi Coppola per le recenti pubblicazioni del fumetto Martin Mystère (Isola dei Morti e Oltre la soglia), anch’essi ispirati al capolavoro di Böcklin.
Da non trascurare, nel vestibolo d’ingresso, quattro maschere in gesso di Fauni e Ninfe provenienti dall’atelier dell’artista a San Domenico di Fiesole, suo ultimo domicilio.
L’Arcadia di Arnold Böcklin
Firenze, Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti
6 marzo – 16 aprile 2001
orario: 8.15-13.50
chiuso il I-III-V lunedì e la II-IV domenica del mese
biglietto: compreso nella visita alla Galleria d’Arte Moderna
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