I primi del Novecento

Novecento
 

10/01/2001

Altri e molto importanti critici scriveranno di questa mostra sui giornali e ne descriveranno il percorso, le opere, tutte di sorprendente qualità. Qui si vogliono solo fare alcune riflessioni sull’arte in generale e su alcune tematiche ad essa relazionabili partendo dalla considerazione che, come è dimostrato dai capolavori esposti, l’arte italiana, nel panorama internazionale, abbia una sua precisa prerogativa che è quella di oscillare sempre nei suoi percorsi tra un desiderio di opporsi al proprio passato e una grande nostalgia per il proprio fascino e la propria grandezza. A questa oscillazione va riportata la lettura di due opere di Balla, tra le più spettacolari esposte in mostra, riportate infatti su tutti i giornali di questi giorni, a cominciare dal monumentale dipinto che sul recto porta una magnifica "Velocità astratta" del 1913 della sua stagione futurista e sul verso una roboante "Marcia su Roma" che Calvesi ricorda essere esposta nel salotto della casa dell’artista già nel 1934 ed è probabile sia stata realizzata in occasione del decennale della Marcia stessa, nel 1932, a testimonianza del suo allontanamento dalle avanguardie degli anni trenta. Anche l’altra opera, "Espansione profumo" del 1926-28 prelude all’abbandono del Futurismo e porta sul retro un "Ritratto di Primo Carnera" del 1933, ripreso dalla immagine, pubblicata con grande enfasi sui giornali, il giorno della vittoria del titolo mondiale del pugilatore italiano. C’è dunque anche qui un riavvicinamento alla figurazione, l’abbandono delle sperimentazioni, ma, come viene sottolineato in catalogo, Balla sembra avere intuito precocemente il significato emblematico dell’icona di massa, dell’immagine semplificata e stilizzata e anticipato, in questo modo, la poetica Pop.