Patrimonio recuperato
Il Getty Museum restituisce all'Italia la Testa di Ade
Testa di Ade
Ludovica Sanfelice
28/01/2016
Il John Paul Getty Museum ha restituito la Testa di Ade, reperto trafugato negli anni Settanta nei pressi del Santuario di San Francesco Bisconti a Morgantina (Enna), e successivamente esportato illegalmente e acquistato dal Getty per 500mila dollari nel 1985.
La testa in terracotta policroma di età ellenistica che farà rientro in Italia il 29 gennaio e sarà restituita alla Sicilia rappresenta il dio greco degli inferi ed è considerata un esemplare unico nel suo genere per via della presenza di tracce di colore rosso nei capelli e blu nella barba. Dettaglio, quest'ultimo che le è valso il soprannome di Barbablu, e che ha giocato un ruolo importante nel processo di recupero dell'opera. Proprio un ricciolo blu, ritrovato tra i resti degli scavi di frodo nell'area del parco archeologico di Morgantina, ha permesso insieme al lavoro svolto dal Museo Archeologico di Aidone (Enna) e dal Nucleo di Palermo dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di accertare la provenienza della scultura garantendone il recupero.
Il museo californiano, dal canto suo, ha offerto la massima collaborazione avviando una capillare attività di verifica che già da tre anni si concentra sulla provenienza di 45.000 opere attualmente presenti nelle sue collezioni.
Non è infatti un caso isolato l'acquisto da parte dell'istituzione losangelina di opere antiche di origine ignota, spesso frutto di saccheggi. Altri esempi? La Venere di Morgantina, restituita nel 2011, e l'Atleta di Fano per il quale invece bisognerà pazientare ancora a lungo.
La testa in terracotta policroma di età ellenistica che farà rientro in Italia il 29 gennaio e sarà restituita alla Sicilia rappresenta il dio greco degli inferi ed è considerata un esemplare unico nel suo genere per via della presenza di tracce di colore rosso nei capelli e blu nella barba. Dettaglio, quest'ultimo che le è valso il soprannome di Barbablu, e che ha giocato un ruolo importante nel processo di recupero dell'opera. Proprio un ricciolo blu, ritrovato tra i resti degli scavi di frodo nell'area del parco archeologico di Morgantina, ha permesso insieme al lavoro svolto dal Museo Archeologico di Aidone (Enna) e dal Nucleo di Palermo dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di accertare la provenienza della scultura garantendone il recupero.
Il museo californiano, dal canto suo, ha offerto la massima collaborazione avviando una capillare attività di verifica che già da tre anni si concentra sulla provenienza di 45.000 opere attualmente presenti nelle sue collezioni.
Non è infatti un caso isolato l'acquisto da parte dell'istituzione losangelina di opere antiche di origine ignota, spesso frutto di saccheggi. Altri esempi? La Venere di Morgantina, restituita nel 2011, e l'Atleta di Fano per il quale invece bisognerà pazientare ancora a lungo.
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