Il Palazzo del Principe

 

25/02/2004

E’ tornato a splendere il Palazzo del Principe, a Genova. I restauri erano stati avviati alcuni anni fa dalla famiglia Doria Pamphilj, attuali proprietari della reggia. Oggi i lavori sono terminati, insieme ad alcune ricognizioni archeologiche che hanno permesso di fare luce su molti punti oscuri della storia di questo monumento. Un monumento che per il capoluogo ligure è un vero unicum nel suo genere. Con particolare rigore filologico è stato condotto il restauro degli affreschi nell’atrio, dipinti da Perin del Vaga: una decorazione con i motivi a grottesche che si ispirano alle decorazioni romane della Domus Aurea. Sono stati ripuliti anche i cicli degli affreschi della Loggia degli eroi (un excursus nelle gloriose figure degli avi di Andrea), della Sala della Carità Romana, del Salone della Gigantomachia e dei quattro appartamenti privati dell’ammiraglio genovese. Tra le stanze nate dagli ampliamenti voluti da Giovanni Andrea I (molte delle quali presentano ancora notevoli lacune nei decori per i profondi e irreparabili danni subiti nel corso della storia), una in particolare merita attenzione: la Galleria Aurea. Questo lungo e ampio corridoio conserva una magnifica serie di arazzi, rappresentanti scene significative della Battaglia di Lepanto alla quale Giovanni Andrea partecipò. Gli arazzi furono commissionati ad artigiani di Bruxelles dall’erede di Andrea Doria, con un’enorme spesa, per immortalare il suo glorioso contributo a quella che fu la battaglia del secolo. Gli arazzi sono stati oggi recuperati dai magazzini dove erano stati abbandonati per molti anni e, completamente restaurati nei loro pregiati tessuti, sono stati restituiti alla visione del pubblico nella loro primitiva sistemazione. L’opera di restauro ha, quindi, riguardato sia le strutture degli interni del Palazzo sia il tesoro artistico in esso contenuto e a volte dimenticato. Ciò che comunque rimane per molti versi l’orgoglio del Palazzo del Principe è il restauro degli esterni e dell’enorme giardino all’italiana che oggi rivive tra una varietà smisurata di specie arboree e floreali. Come Giovanni Andrea volle, tra una selva ordinata e variopinta di piante esotiche spiccano oggi la Fontana del Tritone, opera del Montorsoli, quella del Nettuno e quella dei Delfini restituite al bianco lucente dei loro preziosi marmi. Attualmente il palazzo è la residenza genovese dei principi Doria Pamphilj. La sua storia è lunga e travagliata. La reggia fu fatta edificare dall’ammiraglio imperiale Andrea D’Oria tra il 1528 e il 1533, su progetto di Perin del Vaga (Pietro Buonaccorsi ; 1501 – 1547), allievo e stretto collaboratore di Raffaello. Alla morte di Andrea Doria, il già maestoso Palazzo fu ampliato dall’erede dell’Ammiraglio, Giovanni Andrea Doria. Ma a metà dell’ottocento iniziò un processo di alterazione paesaggistica nella zona di Fassolo e anche il Palazzo ne rimase vittima. Nel 1850 - 54, parte del giardino all’italiana fu distrutto dall’opera di sbancamento effettuata per la costruzione della linea ferroviaria Genova – Torino. Ai primi del novecento vennero costruiti edifici e abitazioni nel primitivo contesto del Palazzo; negli anni trenta venne interrotto il rapporto del palazzo con mare, sul quale originariamente si affacciava, per l’ampliamento di Via Adua e la costruzione della Stazione Marittima. L’atto finale del processo di degrado che ha coinvolto nella storia recente il palazzo Doria, è stato il bombardamento del 1944 che sfondò gran parte della copertura del Palazzo, consentendo agli agenti atmosferici di operare una lenta distruzione anche negli interni. Inoltre, prima che i lavori di restauro iniziassero, molti ambienti del Palazzo furono adibiti a magazzino e rivestiti nelle pareti da materiali plastici e, sui pavimenti, da moquettes che contribuirono al deterioramento delle superfici per la mancanza di traspirazione dei materiali antichi.

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