Il percorso espositivo
dipinto delle colline maremmane
30/11/2005
La mostra è strutturata secondo un percorso tematico composto da quattro sezioni cronologiche: “Tra Verismo, Storicismo e Liberty”, “Novecento e oltre”, “L’immediato dopoguerra”, “Fotografia”.
Nella prima sezione si va dall’eclettismo dei primi maestri, Aldi e Pascucci alla figura di Lorenzo Porciatti, che domina il panorama architettonico tra Ottocento e Novecento fra ispirazioni gotiche, neorinascimentali e liberty. Esposte per la prima volta in mostra, le opere di Galileo Chini (una pala d’altare raffigurante l’assunzione di Merope Becchini, dedicataria della cappella, tra gusto preraffaellita e liberty) e le sculture di Vincenzo Rosignoli. Presenti i lavori degli architetti Fulvio Corsini, di Vincenzo Rosignoli e di Ettore Ferrari.
“Novecento e oltre” ricostruisce la produzione artistica fra le due guerre, in particolare attraverso le “Esposizioni Sindacali Provinciali”, che si tennero a Grosseto dal ’33 al ’39, e i rapporti che i maestri più significativi dell’epoca intrattennero con il regime fascista. Memo Vagaggini è sicuramente l’artista più interessante di questo periodo: la sua opera tesse un rapporto ideale fra il paesaggio meridionale della Toscana e la cultura elevata e complessa della Torino fra le due guerre. Sul fronte dell’architettura l’opera più significativa è sicuramente il Palazzo delle Poste di Grosseto di Angiolo Mazzoni, a cui hanno collaborato con opere scultoree gli artisti Napoleone Martinuzzi e Domenico Ponzi, entrambi più volte chiamati a collaborare con il noto architetto per vari edifici postali in diverse città italiane. Oltre a Mazzoni, questa zona ha visto gli interventi di architetti di fama come Pier Luigi Nervi per la distrutta aviorimessa di Orbetello, ed Enrico Del Debbio con la Casa del Fascio di Massa Marittima. Molto significativa per il tempo è l’attività edilizia dell’ingegnere Ernesto Ganelli, anche se il protagonista dell’architettura di questo periodo è senz’altro Umberto Tombari.
Nella terza sezione viene presentato il clima artistico del dopoguerra, ricostruito attraverso le presenze degli artisti, le gallerie, le riviste “Ansedonia” e “Mal’aria” e le mostre.
Presentata una collezione di 75 immagini fotografiche, in gran parte inedite, selezionate da undici archivi e raccolte, che ben rappresentano la ricchezza del patrimonio fotografico maremmano, ancora da indagare. Oltre alle foto, la quarta sezione ospita un’inedita e poetica documentazione filmica, realizzata da Felice Andreis di ispirazione paesaggista e naturalistica.
“Arte in Maremma” è allestita in sei edifici storici della città: il Palazzo della Provincia realizzato tra il 1899 e il 1903 dall’architetto Lorenzo Porciatti, esempio sontuoso di architettura neogotica; l’Istituto Professionale (1936-39) di Umberto Tombari; l’elegante e severo Palazzo del Consorzio di Bonifica (1935-37) di Aldo Moretti; la Conservatoria delle Imposte, ex Casa del Fascio (1925-40) di Renato Della Rocca ed altri; il Palazzo del Consorzio Agrario (1938-40) di Umberto Tombari. Ed infine l’edificio più rappresentativo dell’architettura maremmana della prima metà del secolo scorso, il Palazzo delle Poste (1929-32) di Angiolo Mazzoni, celebre autore di numerosi palazzi postali e stazioni ferroviarie nell’Italia degli anni Trenta, con la spettacolare scala elicoidale.
Nella prima sezione si va dall’eclettismo dei primi maestri, Aldi e Pascucci alla figura di Lorenzo Porciatti, che domina il panorama architettonico tra Ottocento e Novecento fra ispirazioni gotiche, neorinascimentali e liberty. Esposte per la prima volta in mostra, le opere di Galileo Chini (una pala d’altare raffigurante l’assunzione di Merope Becchini, dedicataria della cappella, tra gusto preraffaellita e liberty) e le sculture di Vincenzo Rosignoli. Presenti i lavori degli architetti Fulvio Corsini, di Vincenzo Rosignoli e di Ettore Ferrari.
“Novecento e oltre” ricostruisce la produzione artistica fra le due guerre, in particolare attraverso le “Esposizioni Sindacali Provinciali”, che si tennero a Grosseto dal ’33 al ’39, e i rapporti che i maestri più significativi dell’epoca intrattennero con il regime fascista. Memo Vagaggini è sicuramente l’artista più interessante di questo periodo: la sua opera tesse un rapporto ideale fra il paesaggio meridionale della Toscana e la cultura elevata e complessa della Torino fra le due guerre. Sul fronte dell’architettura l’opera più significativa è sicuramente il Palazzo delle Poste di Grosseto di Angiolo Mazzoni, a cui hanno collaborato con opere scultoree gli artisti Napoleone Martinuzzi e Domenico Ponzi, entrambi più volte chiamati a collaborare con il noto architetto per vari edifici postali in diverse città italiane. Oltre a Mazzoni, questa zona ha visto gli interventi di architetti di fama come Pier Luigi Nervi per la distrutta aviorimessa di Orbetello, ed Enrico Del Debbio con la Casa del Fascio di Massa Marittima. Molto significativa per il tempo è l’attività edilizia dell’ingegnere Ernesto Ganelli, anche se il protagonista dell’architettura di questo periodo è senz’altro Umberto Tombari.
Nella terza sezione viene presentato il clima artistico del dopoguerra, ricostruito attraverso le presenze degli artisti, le gallerie, le riviste “Ansedonia” e “Mal’aria” e le mostre.
Presentata una collezione di 75 immagini fotografiche, in gran parte inedite, selezionate da undici archivi e raccolte, che ben rappresentano la ricchezza del patrimonio fotografico maremmano, ancora da indagare. Oltre alle foto, la quarta sezione ospita un’inedita e poetica documentazione filmica, realizzata da Felice Andreis di ispirazione paesaggista e naturalistica.
“Arte in Maremma” è allestita in sei edifici storici della città: il Palazzo della Provincia realizzato tra il 1899 e il 1903 dall’architetto Lorenzo Porciatti, esempio sontuoso di architettura neogotica; l’Istituto Professionale (1936-39) di Umberto Tombari; l’elegante e severo Palazzo del Consorzio di Bonifica (1935-37) di Aldo Moretti; la Conservatoria delle Imposte, ex Casa del Fascio (1925-40) di Renato Della Rocca ed altri; il Palazzo del Consorzio Agrario (1938-40) di Umberto Tombari. Ed infine l’edificio più rappresentativo dell’architettura maremmana della prima metà del secolo scorso, il Palazzo delle Poste (1929-32) di Angiolo Mazzoni, celebre autore di numerosi palazzi postali e stazioni ferroviarie nell’Italia degli anni Trenta, con la spettacolare scala elicoidale.
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