L'Italia nel mondo
L'arte italiana alla conquista di Londra nei giorni della Frieze Art Fair
Alighiero Boetti, Tutto, 1987
Ludovica Sanfelice
15/10/2015
Luxembourg e Dayan sceglie i giorni di Frieze, grande fiera dell’arte londinese, per inaugurare una nuova mostra dedicata ad Alighiero Boetti (1940-1994) e radunare nella galleria di Savile Row una collezione completa, riferibile ad un unico proprietario, di oltre sessanta lavori realizzati dall'esponente del movimento concettuale dell'Arte Povera tra il 1965 e il 1989.
Un corpus talmente ampio e rappresentativo da costituire da una parte una mini retrospettiva di uno degli artisti italiani più influenti del XX secolo, e dall’altra un’occasione per ammirare un'opera rigorosa di collezionismo volta a catturare e conservare ogni sfumatura della complessa filosofia dell’artista.
Tra le opere esposte figurano infatti pezzi rari ed importanti in grado di celebrare i diversi aspetti dell’attività di Boetti come Mimetico e Lampada Annuale, entrambi del 1967; Dama del 1969; Autoritratto del 1971; Lavoro Postale del 1973; Mappa (1983-84); e Tutto (1987); e molto altro ancora.
Boetti non è però l'unico italiano ad emergere nella ricca offerta culturale della nuova stagione londinese che, in scia con un mercato particolarmente sensibile ai richiami dell'arte italiana del dopoguerra, riserva il dovuto spazio anche ad Alberto Burri, di cui ricorre il centenario della nascita, e a Lucio Fontana.
Tornabuoni Arte sceglie infatti proprio Fontana per inaugurre la sua nuova sede nella capitale britannica, al 46 di Albamarle Street a Mayfair, dove dall'8 ottobre sarà esposto un corpus rappresentativo della produzione del maestro dello spazialismo dal 1930 al 1968, incluso un "uovo bianco" appartenente alla serie "Concetto spaziale, La Fine di Dio".
Dalla stessa serie proviene anche la star annunciata delle aste di Sotheby's che il 15 ottobre, nel pieno della Freize Week, presenta sempre nella City un altro rarissimo esemplare del 1963 mai messo all'incanto prima, il cui valore è stimato tra 15 i e i 20 milioni di sterline. Un autentico capolavoro su tela ovale nera, sfondata, e lacerata a mani nude dall'artista all'epoca stregato dal progresso scientifico delle missioni spaziali di Jurij Gagarin.
La ciliegina sulla torta ce la mette infine Robilant + Voena che, fino al 20 novmbre, nella sede di Dover Street, presenta la prima personale di un altro artista italiano del dopoguerra: il milanese Gianni Colombo, conosciuto per le sperimentazioni con l'arte cinetica e immersiva.
Un corpus talmente ampio e rappresentativo da costituire da una parte una mini retrospettiva di uno degli artisti italiani più influenti del XX secolo, e dall’altra un’occasione per ammirare un'opera rigorosa di collezionismo volta a catturare e conservare ogni sfumatura della complessa filosofia dell’artista.
Tra le opere esposte figurano infatti pezzi rari ed importanti in grado di celebrare i diversi aspetti dell’attività di Boetti come Mimetico e Lampada Annuale, entrambi del 1967; Dama del 1969; Autoritratto del 1971; Lavoro Postale del 1973; Mappa (1983-84); e Tutto (1987); e molto altro ancora.
Boetti non è però l'unico italiano ad emergere nella ricca offerta culturale della nuova stagione londinese che, in scia con un mercato particolarmente sensibile ai richiami dell'arte italiana del dopoguerra, riserva il dovuto spazio anche ad Alberto Burri, di cui ricorre il centenario della nascita, e a Lucio Fontana.
Tornabuoni Arte sceglie infatti proprio Fontana per inaugurre la sua nuova sede nella capitale britannica, al 46 di Albamarle Street a Mayfair, dove dall'8 ottobre sarà esposto un corpus rappresentativo della produzione del maestro dello spazialismo dal 1930 al 1968, incluso un "uovo bianco" appartenente alla serie "Concetto spaziale, La Fine di Dio".
Dalla stessa serie proviene anche la star annunciata delle aste di Sotheby's che il 15 ottobre, nel pieno della Freize Week, presenta sempre nella City un altro rarissimo esemplare del 1963 mai messo all'incanto prima, il cui valore è stimato tra 15 i e i 20 milioni di sterline. Un autentico capolavoro su tela ovale nera, sfondata, e lacerata a mani nude dall'artista all'epoca stregato dal progresso scientifico delle missioni spaziali di Jurij Gagarin.
La ciliegina sulla torta ce la mette infine Robilant + Voena che, fino al 20 novmbre, nella sede di Dover Street, presenta la prima personale di un altro artista italiano del dopoguerra: il milanese Gianni Colombo, conosciuto per le sperimentazioni con l'arte cinetica e immersiva.
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