In attesa del docufilm Ermitage. Il Potere dell’Arte, al cinema il 21-22-23 ottobre
La grande storia dell'Ermitage e San Pietroburgo: un dialogo lungo oltre 250 anni
Piazza Ermitage. Dal film Ermitage. Il Potere dell’Arte. Nexo Digital
Samantha De Martin
11/10/2019
Un ponte immaginario che connette da sempre la Russia, e l’anima sfuggente di San Pietroburgo, all’Europa.
Questo è l’Ermitage, gioiello della città che Fëdor Dostoevskij descriveva come “la più astratta e premeditata del mondo, immessa in una lanterna magica che la proietta ingigantendone i particolari su un’enorme schermo di spazio e di acque”. L'immenso scrigno, inscindibilmente legato all’anima della metropoli che Pietro il Grande decise di fondare sulla foce del fiume Neva, spalanca le sue fastose sale al pubblico, in una veste inedita e con tutta la sua potente bellezza, grazie all’ultima produzione originale firmata 3D Produzioni e Nexo Digital.
Il docufilm Ermitage. Il Potere dell’Arte, realizzato in collaborazione con Villaggio Globale International e Sky Arte, arriverà in anteprima nelle sale italiane il 21, 22 e 23 ottobre. Diretto da Michele Mally su soggetto di Didi Gnocchi, che firma anche la sceneggiatura con Giovanni Piscaglia, il documentario rientra nel progetto de La Grande Arte al Cinema ed è stato realizzato con la piena collaborazione del Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo e del suo Direttore Michail Piotrovskij per raccontare la storia del museo, scrigno dell’anima russa, nelle cui sale scorre l’identità complessa di San Pietroburgo.
A cucire il dialogo perenne tra il complesso museale e la città, consentendo al pubblico di respirare le anime baltiche di questi luoghi, presentando le bellezze dell’Ermitage e di San Pietroburgo e addentrandosi nelle grandi storie che ne hanno attraversato le strade, è l’attore Toni Servillo.
Dalla fondazione di Pietro il Grande - che ha unito le 42 isole per trasformarle nella capitale dell’impero russo, posando la prima pietra nel 1703 per farne una finestra sull’Europa - allo splendore di Caterina la Grande, dal trionfo di Alessandro I contro Napoleone, alla Rivoluzione del 1917 fino ai giorni nostri, la storia del museo viaggia di pari passo a quella della città.
Il film racconta questo dialogo incessante, descrivendo visivamente lo sviluppo urbano e architettonico della metropoli, alternando il racconto degli oltre tre milioni di oggetti custoditi negli oltre 30 km di percorso di visita, a quello delle delle dimore nobiliari affacciate sui canali, dei palazzi più raffinati disegnati dai progettisti italiani Trezzini, Rastrelli, Quarenghi.
La Prospettiva Nevskij - la strada maestra della città che ha accolto i maggiori eventi politici, culturali e sociali - il Lungoneva, i ponti, il Cavaliere di Bronzo - colossale monumento equestre dedicato a Pietro il Grande - le statue di Pushkin, Gogol e Caterina la Grande, le dimore nobiliari affacciate sui canali, si susseguono nel film con ritmo vivace.
Per due secoli residenza degli zar, che abitavano il Palazzo d’Inverno, crocevia di artisti, architetti, intellettuali, musicisti chiamati da tutta Europa a costruire i mito della Venezia del nord, San Pietroburgo, assieme al suo museo, è stata protagonista di eventi tragici e grandiosi, dall’apertura della Russia al mondo occidentale alla rivoluzione bolscevica, fino all’eroica resistenza durante la seconda guerra mondiale, quando ancora si chiamava Leningrado.
Oggi la città, con il suo possente patrimonio artistico, è tra i siti protetti dall’Unesco. E l’Ermitage, tra tutti i suoi palazzi, è quello che più di ogni altro monumento ne racconta l’anima.
La costruzione di questo complesso di edifici inizia nel 1762, solo 59 anni dopo la nascita della città. E stucchi, tinte, marmi, testimoniano ancora oggi, a distanza di secoli, il lavoro di artigiani sapienti.
Era il 1764 quando la zarina Caterina II - “ingorda d’arte e d’amore” - acquistò a Berlino la collezione da cui sarebbe nato il primo nucleo dell’Ermitage. Da quel momento prese il via l’arricchimento sistematico di un patrimonio che già dopo un decennio contava oltre 2mila tele e che raccoglieva via via disegni, sculture, capolavori dell’arte decorativa ed applicata.
Dalla grande arte europea sapientemente rappresentata da Leonardo e Raffaello, da Van Eyck, Rubens, Tiziano, Rembrandt e Caravaggio, lo sguardo corre verso l’esterno, tra luoghi ricchi di memorie. Come La Fortezza di Pietro e Paolo, il primo edificio costruito a San Pietroburgo, teatro di avvenimenti celebri, come la grazia concessa a Dostoevskij davanti al plotone di esecuzione, e che ospita le tombe degli zar.
L’Ermitage è anche il tempio in cui la politica si è fatta arte. Acquistando i capolavori di olandesi, francesi, fiamminghi, italiani, spagnoli, gli zar hanno costruito una delle più importanti collezioni al mondo che, anche durante i periodi più bui della storia, ha saputo essere terreno di scambio e di dialogo.
La leggenda di San Pietroburgo passa anche per la grande letteratura. A raccontare la storia della città è anche l’abitazione dalla quale Dostoevskij osservava la vita della Neva, ambientazione dei suoi romanzi, tra i quali Le notti bianche, il suo inno d’amore a San Pietroburgo.
Anna Achmatova e Vladimir Nabokov - con la sua casa che conserva la sua prima collezione di farfalle e la lampada magica con la quale giocava da bambino - sono oggi più vivi che mai, mentre nell’Hotel Angleterre c’è ancora la camera in cui morì il poeta Sergeij Esenin.
Il docufilm ripercorre le difficili condizioni degli intellettuali delusi dalla Rivoluzione e il drammaticico assedio di Leningrado, in uno dei momenti più tragici della storia della città.
Il capitolo buio del regime di Stalin coincide con la cessione di importanti opere dell’Ermitage a collezionisti stranieri.
Ma la San Pietroburgo che accoglie l’Ermitage è anche la culla della grande musica russa. Michail Glinka, Sergej Prokofev, Piotr Caikovskij, Dimitrij Shostakovich sono autori che hanno cercato nella musica la sinfonia più autentica della Russia.
Le immagini de Il Lago dei Cigni, in programma al Teatro dell’Ermitage, conducono lo spettatore alle radici del balletto russo. Il film spiega inoltre perché la fondazione di San Pietroburgo, costruita in 60-70 anni su una palude, con l’aiuto di falegnami, architetti, ingegneri giunti da tutta Europa, abbia cambiato il destino della Russia, aprendo alle mode, ai gusti e ai costumi occidentali.
Non mancano gli architetti italiani, come Bartolomeo Rastrelli che nel 1730 inizia la costruzione del Palazzo d’inverno - oggi al centro del complesso museale dell’Ermitage - a contribuire fortemente allo sviluppo di questo immenso scrigno. Ad arricchirne il ritratto composito e sfaccettato c’è il regista russo Aleksandr Sokurov, che con il film Arca Russa ha interpretato l’Ermitage come un luogo sospeso nel mondo e nel tempo, in costante navigazione sul mare della storia.
Leggi anche:
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• L'Ermitage sbarca al cinema con Toni Servillo
• La Grande Arte torna al cinema. Tutti gli appuntamenti del prossimo autunno
Questo è l’Ermitage, gioiello della città che Fëdor Dostoevskij descriveva come “la più astratta e premeditata del mondo, immessa in una lanterna magica che la proietta ingigantendone i particolari su un’enorme schermo di spazio e di acque”. L'immenso scrigno, inscindibilmente legato all’anima della metropoli che Pietro il Grande decise di fondare sulla foce del fiume Neva, spalanca le sue fastose sale al pubblico, in una veste inedita e con tutta la sua potente bellezza, grazie all’ultima produzione originale firmata 3D Produzioni e Nexo Digital.
Il docufilm Ermitage. Il Potere dell’Arte, realizzato in collaborazione con Villaggio Globale International e Sky Arte, arriverà in anteprima nelle sale italiane il 21, 22 e 23 ottobre. Diretto da Michele Mally su soggetto di Didi Gnocchi, che firma anche la sceneggiatura con Giovanni Piscaglia, il documentario rientra nel progetto de La Grande Arte al Cinema ed è stato realizzato con la piena collaborazione del Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo e del suo Direttore Michail Piotrovskij per raccontare la storia del museo, scrigno dell’anima russa, nelle cui sale scorre l’identità complessa di San Pietroburgo.
A cucire il dialogo perenne tra il complesso museale e la città, consentendo al pubblico di respirare le anime baltiche di questi luoghi, presentando le bellezze dell’Ermitage e di San Pietroburgo e addentrandosi nelle grandi storie che ne hanno attraversato le strade, è l’attore Toni Servillo.
Dalla fondazione di Pietro il Grande - che ha unito le 42 isole per trasformarle nella capitale dell’impero russo, posando la prima pietra nel 1703 per farne una finestra sull’Europa - allo splendore di Caterina la Grande, dal trionfo di Alessandro I contro Napoleone, alla Rivoluzione del 1917 fino ai giorni nostri, la storia del museo viaggia di pari passo a quella della città.
Il film racconta questo dialogo incessante, descrivendo visivamente lo sviluppo urbano e architettonico della metropoli, alternando il racconto degli oltre tre milioni di oggetti custoditi negli oltre 30 km di percorso di visita, a quello delle delle dimore nobiliari affacciate sui canali, dei palazzi più raffinati disegnati dai progettisti italiani Trezzini, Rastrelli, Quarenghi.
La Prospettiva Nevskij - la strada maestra della città che ha accolto i maggiori eventi politici, culturali e sociali - il Lungoneva, i ponti, il Cavaliere di Bronzo - colossale monumento equestre dedicato a Pietro il Grande - le statue di Pushkin, Gogol e Caterina la Grande, le dimore nobiliari affacciate sui canali, si susseguono nel film con ritmo vivace.
Per due secoli residenza degli zar, che abitavano il Palazzo d’Inverno, crocevia di artisti, architetti, intellettuali, musicisti chiamati da tutta Europa a costruire i mito della Venezia del nord, San Pietroburgo, assieme al suo museo, è stata protagonista di eventi tragici e grandiosi, dall’apertura della Russia al mondo occidentale alla rivoluzione bolscevica, fino all’eroica resistenza durante la seconda guerra mondiale, quando ancora si chiamava Leningrado.
Oggi la città, con il suo possente patrimonio artistico, è tra i siti protetti dall’Unesco. E l’Ermitage, tra tutti i suoi palazzi, è quello che più di ogni altro monumento ne racconta l’anima.
La costruzione di questo complesso di edifici inizia nel 1762, solo 59 anni dopo la nascita della città. E stucchi, tinte, marmi, testimoniano ancora oggi, a distanza di secoli, il lavoro di artigiani sapienti.
Era il 1764 quando la zarina Caterina II - “ingorda d’arte e d’amore” - acquistò a Berlino la collezione da cui sarebbe nato il primo nucleo dell’Ermitage. Da quel momento prese il via l’arricchimento sistematico di un patrimonio che già dopo un decennio contava oltre 2mila tele e che raccoglieva via via disegni, sculture, capolavori dell’arte decorativa ed applicata.
Dalla grande arte europea sapientemente rappresentata da Leonardo e Raffaello, da Van Eyck, Rubens, Tiziano, Rembrandt e Caravaggio, lo sguardo corre verso l’esterno, tra luoghi ricchi di memorie. Come La Fortezza di Pietro e Paolo, il primo edificio costruito a San Pietroburgo, teatro di avvenimenti celebri, come la grazia concessa a Dostoevskij davanti al plotone di esecuzione, e che ospita le tombe degli zar.
L’Ermitage è anche il tempio in cui la politica si è fatta arte. Acquistando i capolavori di olandesi, francesi, fiamminghi, italiani, spagnoli, gli zar hanno costruito una delle più importanti collezioni al mondo che, anche durante i periodi più bui della storia, ha saputo essere terreno di scambio e di dialogo.
La leggenda di San Pietroburgo passa anche per la grande letteratura. A raccontare la storia della città è anche l’abitazione dalla quale Dostoevskij osservava la vita della Neva, ambientazione dei suoi romanzi, tra i quali Le notti bianche, il suo inno d’amore a San Pietroburgo.
Anna Achmatova e Vladimir Nabokov - con la sua casa che conserva la sua prima collezione di farfalle e la lampada magica con la quale giocava da bambino - sono oggi più vivi che mai, mentre nell’Hotel Angleterre c’è ancora la camera in cui morì il poeta Sergeij Esenin.
Il docufilm ripercorre le difficili condizioni degli intellettuali delusi dalla Rivoluzione e il drammaticico assedio di Leningrado, in uno dei momenti più tragici della storia della città.
Il capitolo buio del regime di Stalin coincide con la cessione di importanti opere dell’Ermitage a collezionisti stranieri.
Ma la San Pietroburgo che accoglie l’Ermitage è anche la culla della grande musica russa. Michail Glinka, Sergej Prokofev, Piotr Caikovskij, Dimitrij Shostakovich sono autori che hanno cercato nella musica la sinfonia più autentica della Russia.
Le immagini de Il Lago dei Cigni, in programma al Teatro dell’Ermitage, conducono lo spettatore alle radici del balletto russo. Il film spiega inoltre perché la fondazione di San Pietroburgo, costruita in 60-70 anni su una palude, con l’aiuto di falegnami, architetti, ingegneri giunti da tutta Europa, abbia cambiato il destino della Russia, aprendo alle mode, ai gusti e ai costumi occidentali.
Non mancano gli architetti italiani, come Bartolomeo Rastrelli che nel 1730 inizia la costruzione del Palazzo d’inverno - oggi al centro del complesso museale dell’Ermitage - a contribuire fortemente allo sviluppo di questo immenso scrigno. Ad arricchirne il ritratto composito e sfaccettato c’è il regista russo Aleksandr Sokurov, che con il film Arca Russa ha interpretato l’Ermitage come un luogo sospeso nel mondo e nel tempo, in costante navigazione sul mare della storia.
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