I programmi dal 1° al 7 luglio

La settimana dell’arte in tv, da Mantegna a Segantini

Giovanni Segantini, La morte, 1896-1899, olio su tela, St. Moritz Giovanni Segantini Museum. Deposito Fondazione Gottfried Keller. Ufficio federale
della cultura, Berna © Museo Segantini, St. Moritz. Foto: © FotoFlury
 

Francesca Grego

01/07/2024

Quando la pietra diventa passione. Su Rai 5 la storia di Andrea Mantegna 
Come statue: così Giorgio Vasari descrive i personaggi dei dipinti di Andrea Mantegna, il maestro del Rinascimento dal carattere duro, spigoloso, “petroso”. Innamorato dell’arte classica, Mantegna fu talmente abile e innovativo nel restituire i volumi dei corpi da conquistarsi la fama di “scultore in pittura”. E in un disegno si ritrae nei panni di una Gorgone che pietrifica chiunque ne incroci lo sguardo. La sua storia rivive su Rai 5 lunedì 1° luglio alle 19.20 nel documentario Andrea Mantegna. Passione di pietra, di Emanuela Avallone e Linda Tugnoli: un viaggio nell’opera e nell’umanità del grande pittore veneto, dalla falegnameria del padre, in un piccolo centro del padovano, alla bottega dei Bellini a Venezia, dove incontrerà la moglie Nicolosia e instaurerà con il cognato Giovanni Bellini una collaborazione destinata a cambiare il futuro dell’arte. Fino all’approdo a Mantova, presso la raffinata corte dei Gonzaga, dove realizzerà la celeberrima Camera degli Sposi e il misterioso Cristo morto, fonte di ispirazione per artisti e registi cinematografici. 


Andrea Mantegna, Camera degli Sposi, Palazzo Ducale di Mantova

La libertà prima di tutto: viaggio nell’opera di Enrico Baj
Generali pieni di sé, dame goffe e surreali, fantocci vistosamente addobbati:  sono le figure con cui Enrico Baj esprime la sua avversione verso l’autorità. Lo racconta il documentario L'arte anarchica di Enrico Baj di Didi Gnocchi e Valeria Parisi, in onda martedì 2 luglio alle 20.15 su Rai 5 alle 21.15. L’intera opera di Baj è segnata dal desiderio di deformare, distruggere e reinventare tradizioni e luoghi comuni attraverso una irriverente e giocosa ironia. Lo scopriremo nella sua casa di Vergiate, una dimora degli anni Venti in provincia di Varese zeppa di opere d’arte e di ricordi. Milanese, Baj ha viaggiato e vissuto a lungo all’estero, entrando in contatto con i grandi innovatori del Novecento, da André Breton a Raymond Quenau, da Marcel Duchamp a Lucio Fontana, da Sergio Dangelo - con cui sull’onda delle atomiche di Hiroshima e Nagasaki firma il Manifesto tecnico della Pittura Nucleare - al designer Joe Colombo. Il suo universo è quello di uno sperimentatore instancabile, caratterizzato da un’estrema libertà nell’uso della materia - “che ha sempre più immaginazione di noi” - e delle tecniche, dal dripping al collage o all’intarsio. Dopo la consacrazione alla Biennale di Venezia del 1964, nel ‘72 Baj firma l’opera I funerali dell’anarchico Pinelli, le cui figure si ispirano alla Guernica di Picasso, la cui esposizione pubblica fu vietata per anni. Il documentario ne ricostruisce la vicenda nei dettagli, mentre il lavoro di Baj giace ancora smontato nei depositi della Galleria Marconi, in attesa di essere reso fruibile al pubblico. 


Enrico Baj, Matilde Di Canossa. Collezione Cucchiarelli Meoli

Art Night presenta il Rinascimento secondo Lorenzo Lotto
Una vita singolare e un’arte che spicca per originalità, segnando il Cinquecento con caratteri decisamente moderni. Inquieto, acuto, profetico, Lorenzo Lotto si racconta nella prossima puntata di Art Night: in onda mercoledì 3 luglio su Rai 5 alle 19.20, il documentario prende le mosse dal Santuario di Loreto, il rifugio dove il maestro veneziano visse i suoi anni più sereni, lasciando, prima di spegnersi silenziosamente, capolavori di straordinaria bellezza. Sul piccolo schermo avremo modo di ammirare intense pale d’altare e ritratti pionieristici, caratterizzati da un’attenzione per la psicologia e gli stati d’animo senza eguali nel suo tempo. Li ammireremo nei luoghi dove si conservano e per i quali, molto spesso, furono realizzati: lavori che documentano i voli pindarici di un uomo che ha gustato il successo e la sconfitta, vivendo in prima persona la crisi dei valori del Rinascimento italiano.


Lorenzo Lotto, Ritratto di giovane, 1498-1500 circa, olio su tavola. Accademia Carrara, Bergamo 

La rocambolesca vita delle opere d’arte in un documentario targato Rai 
La Gioconda sarebbe stata così famosa se non fosse stata rubata da Vincenzo Peruggia? La Venere di Milo sarebbe un’icona se avesse conservato il braccio mancante? E che dire della Torre di Pisa, che grazie al suo celebre difetto è diventata un simbolo dell’Italia nel mondo? Non sono pochi i capolavori che hanno avuto una vita avventurosa: opere così amate da spingere al furto, così potenti da diventare strumenti politici, opere che hanno affrontato guerre, calamità naturali, atti vandalici, e che spesso hanno acquisito fama e riconoscibilità proprio grazie alle alterne fortune. Dal David di Michelangelo allo Sposalizio della Vergine o alla Deposizione Baglioni di Raffaello, dalla Paolina Borghese di Canova all’affresco di Mario Sironi per l’Aula Magna dell’Università La Sapienza, giovedì 4 luglio alle 19.10 il documentario Opere avventurose ci accompagna alla scoperta delle loro storie, con i contributi di direttori di musei, restauratori ed esperti che ne  ricostruiscono le vicende per Rai 5. 


Venere di Milo, Parigi, Louvre | Foto: Shawn Lipowski (Shawnlipowski), Distracting background masked out and levels adjusted, Fuji F11 Camera at ISO 1600, 15 July 2006, via Wikimedia Creative Commons

Ritorno alla natura. A tu per tu con Segantini su Sky Arte
La pittura, il paesaggio alpino, l’esistenza singolare di uno dei più grandi divisionisti italiani sono al centro del film Segantini. Ritorno alla natura di Francesco Fei, in onda giovedì 4 luglio alle 21.15 su Sky Arte. Con Filippo Timi nel ruolo del protagonista, l’avventura di Giovanni Segantini prende vita in un’opera intensa e ispirata: alle vicende di un orfano poverissimo e analfabeta, chiuso in riformatorio a dieci anni e apolide per tutta la vita, fa da contraltare la potenza di un impulso creativo che lo porterà a conquistare le più alte vette dell’arte, suscitando gli apprezzamenti di grandi come Paul Klee e Vasilij Kandinskij. Su tutto, la natura magnetica delle Alpi, habitat d’elezione di un “pittore di montagna”, che impregnano l’opera di Segantini di luce, atmosfere ed energia. Divisionismo e simbolismo, materia e spiritualità si fondono nelle creazioni di un artista selvaggio e solitario, eppure pieno di grazia e poesia: lo raccontano gli interventi della nipote Gioconda Segantini, insieme al direttore dell’Accademia di Brera Franco Marrocco e agli esperti Annie-Paul Quinsac e Romano Turrini.


Giovanni Segantini, L'amore alle fonti della vita, 1896, Olio su tela, 69 × 100 cm, Milano, Galleria d'Arte Moderna