Art Tour: Monaco di Baviera
Monaco, città d’arte e di avanguardie
Art in Munich - Monaco di Baviera vista da ARTE.it | Foto: Giorgia Bombino © ARTE.it 2017
Eleonora Zamparutti
06/10/2017
Aria tersa, che viene giù dalle Alpi. Aiuole verdi e ordinate. Le vie del centro storico chiuse al traffico, costeggiate da edifici ben curati e punteggiate da locali tradizionali e negozi di ogni tipo.
C'è la bella piazza principale, la famosa Marienplatz sulla quale si affaccia l'edificio neogotico del Municipio nuovo. E poco distante la vivace Viktualienmarkt, la piazza che ospita il mercato con la sua moltitudine di fontane e banchi verdi dove si possono acquistare prodotti a km 0 di alta qualità e dove la birra scorre a fiumi.
Monaco di Baviera è città vivibile, anzi, vivibilissima. Lo dicono i suoi abitanti, lo confermiamo anche noi della Redazione di ARTE.it in visita nella metropoli tedesca alla scoperta dei tesori d'arte racchiusi nelle dimore storiche e nei suoi musei. Collezioni in grado di competere, per la qualità dei capolavori che raccolgono, a livello internazionale. Ma soprattutto un'area museale molto estesa sulla quale la città investe incessantemente, restaurando, ampliando e progettando nuovi spazi espositivi. Musei, oltrettutto, dotati di portafoglio, capaci di procedere a nuove acquisizioni che vanno ad ampliare le loro collezioni.
E' una città in movimento München, sospesa tra tradizione e incessante innovazione.
Lo testimoniano i numerosi interventi architettonici nei quali ci si imbatte appena varcata la soglia dell'aeroporto: il Parco Olimpico e la sua Olympiahalle edificati nel 1972, l'Allianz Arena, lo stadio costruito nel 2005 su progetto degli architetti svizzeri Herzog & de Meuron, il nuovo centro polifunzionale BMW Welt, avveniristica opera dello studio Coop Himmelb(l)au di Vienna, il nuovo Museo di Antichità Egizie, progettato nel 2012 dall’architetto Peter Böhm che regala ai visitatori l'impressione di entrare in una piramide, il museo dedicato alla tecnologia e alla sostenibilità ambientale Siemens Forum (Richard Meier & Partners Architects, 1999) e la nuova sede Siemens Headquarter, conclusa nel 2016 su progetto di Henning Larsen.
E città verde, con i suoi bellissimi parchi e giardini come l'Englischer Garten e il Parco di Nymphenburg.
D'estate Monaco offre ai più sportivi la possibilità di surfare sul Fiume Eisbach in pieno centro, di nuotare nelle fresche e cristalline acque dei tanti laghi della Bavaria, di correre in bicicletta lungo le piste ciclabili. D'inverno di approfittare dei vicini comprensori sciistici.
Nel centro di Monaco pulsa un cuore d'arte e cultura.
La chiamano Kunstareal ed è l’area dove si concentrano i musei di Monaco di Baviera: si espande per un chilometro quadrato all’interno del quartiere Maxvorstadt, girarla a piedi è facile.
Con il tempo si impara a riconoscere il contenuto dal suo contenitore.
Il palazzo ricoperto da strisce di mattonelle di ceramica colorata, opera dello studio Sauerbruch Hutton, ospita un’eccellente selezione dei lavori appartenenti alla collezione Brandhorst tra cui opere di Cy Twombly (da ammirare il Ciclo di Lepanto), Andy Warhol, Georg Baselitz, Sigmar Polke, Joseph Beuys, Damien Hirst e Jeff Koons.
La Sala 22 delle Neue Pinakothek ospita la celebre opera di Giovanni Segantini Das Plügen | Foto: Giorgia Bombino © ARTE.it 2017
Poco distante il gigantesco palazzo storico dell’Alte Pinakothek - custode del pezzo forte del Dürer, l’Autoritratto con pelliccia - costruito nel 1826 in stile rinascimentale per volere di Ludwig I e ora in fase di un importante intervento di restauro e riallestimento delle sale in vista della riapertura fissata per il 2018, conserva un immenso patrimonio di oltre 14.000 dipinti con alcuni capolavori assoluti dell’arte fiamminga, tedesca e italiana tra cui l’unico Leonardo in suolo tedesco, la Madonna del garofano.
Il capolavoro di Albrecht Dürer, Autoritratto con Pelliccia (realizzato nel 1500) è il fiore all'occhiello dell'Alte Pinakothek a Monaco di Baviera, insieme alla Madonna del Garofano di Leonardo da Vinci
Non è distante l’imponente Pinakothek der Moderne che ha la missione, tra le tante, di serbare memoria di una delle pagine più drammatiche dell’arte di regime: la sala 13 intitolata “Artisti sotto i nazional-socialismi” ospita alcune opere realizzate nel periodo della dittatura in Germania tra il 1933 e il 1945.
La selezione dei lavori ha come scopo quello di mostrare alcuni esempi concreti delle limitate possibilità espressive a disposizione degli artisti a quel tempo e delle sfide che hanno dovuto affrontare per contenere le interferenze del regime nazista sulle loro carriere.
Si tratta di lavori rappresentativi dello spirito che animava le esposizioni dedicate alla “Grande Arte Germanica” che si tennero tra il 1937 e il 1944 all’Haus der Kunst con l’esibizione di opere scelte di propaganda, mentre poco distante si procedeva alla diffamazione della cosiddetta “Arte Degenerata”, esponendo oltre 600 lavori di artisti non graditi come Paul Klee, Piet Mondrian, Wassily Kandinskij, Marc Chagall, e molti altri.
In occasione della ricorrenza degli 80 anni da quel triste capitolo, Okwui Enwezor, direttore dell’Haus der Kunst, ha messo in calendario la mostra “Monaco, Settembre 1937” allestita presso l’Archive Gallery e aperta fino al febbraio 2018.
Come un gioco di scatole cinesi, giusto per dare l’idea delle dimensioni e della varietà della proposta alla Pinakothek der Moderne, al piano -1 dell’edificio è ospitato il Museo del Design, con una vasta ed esaustiva raccolta di oggetti e mobili del Novecento. Il Museo fu fondato nel 1920 al tempo in cui fioriva la scuola del Bauhaus.
Il Museo del Design di Monaco, ospitato presso la Pinakothek der Moderne, è uno dei primi in Europa | Foto di Werner Boehm
Oltre al quartiere dei musei, la monumentalità di Monaco di Baviera si respira lungo la Ludwigstrasse, arteria principale della città che si congiunge a nord con la Leopoldstrasse.
Il corso, voluto da Ludwig I, costeggiato da imponenti edifici in stile neoclassico si dipana dalla Odeonsplatz dove sorge la Loggia dei Marescialli o Feldherrnhalle, realizzata nel 1844 per volere di Ludwig I su modello della Loggia dei Lanzi di Firenze, e accanto ad essa la barocca Chiesa dei Teatini che riprende nella facciata le forme di Sant’Andrea della Valle di Roma, mentre nei due campanili ricorda lo stile della basilica veneziana di Santa Maria della Salute.
La Loggia dei Marescialli a Monaco di Baviera | Foto: Giorgia Bombino © ARTE.it 2017
E’ in questo punto della città che, con una certa sorpresa, si avverte la fascinazione verso l’arte italiana nutrita nel corso dei secoli al di là dalle Alpi.
A più risprese l’austera cultura tedesca di matrice cattolica ha manifestato una forte ammirazione nei confronti dell’arte italiana classica e rinascimentale e verso l’arte francese, del Settecento in particolare, per la fastosità delle sue architetture, delle scenografie paesaggistiche e dello stile.
Complici le donne italiane a corte, come Anna Maria Luisa de’ Medici, seconda moglie del principe elettore Guglielmo I, e la principessa Enrichetta Adelaide di Savoia, consorte del principe elettore Ferdinando Maria, che a Monaco diffuse l’amore per il gusto italiano. Furono loro a chiamare architetti e progettisti dall’Italia per costruire importanti edifici come il Castello di Nymphenburg e la Residenz.
Il Castello di Numphenburg | Foto di Joerg Lutz
Alcuni esponenti della famiglia dei Wittelsbach, una delle più antiche casate d’Europa che governarono la Baviera per oltre otto secoli, amarono profondamente l’arte e ne capirono la valenza simbolica in termini di rappresentazione della ricchezza e del potere.
Ludwig I sostenne anche finanziariamente la creazione di mirabili collezioni. Una su tutte, frutto della paziente attività di ricerca e della cospicua spesa sostenuta dal sovrano, è quella di statue classiche conservata presso la Glyptothek, che può vantare come fiore all’occhiello il Fauno Barberini (220 a.C.), rarissimo originale ellenistico in marmo, appartenuto alla famiglia romana.
La statua detta il Fauno Barberini è un originale greco di età ellenistica. E' attualmente conservato presso la Glypthotek di Monaco di Baviera | Foto: Giorgia Bombino © ARTE.it 2017
Monaco è sempre stata, ed è ancora oggi, una città molto ricca.
Con oltre 1,5 milioni di abitanti, giovani coppie con numerosi bambini al seguito per le strade, un’Università che conta 80mila studenti, una rete di trasporti invidiabile con ben 22 linee della metropolitana, piste ciclabili lunghe chilometri e un tessuto industriale di primo livello con i quartieri generali di aziende del calibro di BMW, Siemens, Osram, Allianz, la città bavarese è costretta a cedere il passo a Berlino solo quando si apre il capitolo che riguarda le nuove generazioni di artisti e i centri nevralgici della produzione d’arte odierna.
In effetti è a Berlino che negli ultimi decenni si sono concentrate le avanguardie contemporanee, richiamate da una metropoli dove il costo della vita finora è stato contenuto. Anche se oggi nuove città hanno il sopravvento anche su Berlino, come Colonia, Lipsia e altre.
In bicicletta lungo le strade di Monaco | Foto: Giorgia Bombino © ARTE.it 2017
Eppure per buona parte del Novecento, Monaco ha avuto il primato di capitale dell'arte e della cultura in Germania.
Sui banchi dell’Accademia di Belle Arti di Monaco, voluta da Massimiliano I nel 1807 e costruita in stile neorinascimentale veneziano, hanno studiato artisti come Giorgio De Chirico, Wassily Kandinskij, Paul Klee, Edvard Much, Franz Marc.
I locali che punteggiano ancora oggi le strade di Schwabing erano il centro di ritrovo degli artisti che aderivano alle avanguardie del primo Novecento: Wassily Kandinskij, Gabriele Münter e il Circolo del Cavaliere Azzurro, per citarne alcuni. A quel tempo editori illuminati davano alle stampe riviste illustrate satiriche come “Simplicissimus”, a cui collaboravano Herman Hesse e Thomas Mann tra gli altri, e “Jugend”, da cui prende il nome lo Jungendstil o Libery tedesco.
Oggi i vecchi numeri di quelle riviste si possono ancora acquistare dai vecchi librai nei pressi di Schellingstrasse.
La vetrina di una libreria antiquaria a Monaco | Foto: Giorgia Bombino © ARTE.it 2017
Crocevia di artisti, intellettuali e ideologi, Monaco nel primo ventennio del Novecento era la città dove abitare. Dalla fine di Ottobre fino all'8 Aprile del 2018, il Lenbachhaus, depositario di una straordinaria collezione di dipinti espressionisti, rende omaggio a Gabriele Münter, singolare figura d’artista, donna di estrema modernità, eclettica e aperta alla sperimentazione multidisciplinare, che fu tra l’altro compagna di Kandinskij e che contruì ad animare la scena artistica.
Ma il fermento di primo Novecento durò solo una stagione: la sopraggiunta dittatura mise brutalmente fine alla libertà di pensiero e di espressione.
Alcuni recenti interventi d’artista per le strade della città hanno oggi il compito di serbare la memoria del passato, come ad esempio i fogli di pietra incastonati sul marciapiede all’ingresso dell’Università che ricordano i volantini della Rosa Bianca, movimento non violento di resistenza fondato da un gruppo di studenti che si opponevano al regime nazista e che furono condannati a morte.
I volantini della Rosa Bianca, simbolo della Resistenza, sono oggi riprodotti su pietra e sono visibili all'esterno dell'Università | Foto: Giorgia Bombino © ARTE.it 2017
Ma la vitalità di Monaco si continua a esprimere ancora oggi attraverso una serie di iniziative. La città chiama a sé street artist e collettivi da tutto il mondo perché intervengano su muri e pilastri “legali”.
La scorsa estate l’evento Scale Wallart, ospitato presso l’ex campus Siemens, ha avuto un notevole successo, ottenendo l’adesione di 15 nomi importanti dell’arte di strada del calibro di Aryz, Axel Void, Loomit, SatOne, Daniel Man, Okuda e altri che hanno realizzato opere su centinaia di metri quadrati di immobili industriali abbandonati dando vita a un percorso di visita lungo Hofmannstrasse.
Altre opere si possono ammirare sulla Tumblingerstrasse e sulla Rupperstrasse. Il MUCA, il Museo privato di Arte Urbana e Contemporanea che si propone come spazio espositivo, residenza d’artista e agenzia curatoriale per la realizzazione di arte in spazi esterni, offre un ricco calendario di eventi ed esposizioni nel corso dell'anno.
Interventi di Street Art per le strade della città | Foto: Giorgia Bombino © ARTE.it 2017
Ongi anno a Settembre si svolge la manifestazione Open Art che vede coinvolte numerose gallerie d’arte e varie istituzioni che per tre giorni consecutivi ospitano nuove esposizioni, si aprono a tour guidati e ospitano lezioni di artisti e curatori.
Fitto è anche il programma delle mostre a venire: in calendario è prevista un'importante retrospettiva su Paul Klee e le celebrazioni per i 100 anni del Bauhaus previste nel 2019.
C'è la bella piazza principale, la famosa Marienplatz sulla quale si affaccia l'edificio neogotico del Municipio nuovo. E poco distante la vivace Viktualienmarkt, la piazza che ospita il mercato con la sua moltitudine di fontane e banchi verdi dove si possono acquistare prodotti a km 0 di alta qualità e dove la birra scorre a fiumi.
Monaco di Baviera è città vivibile, anzi, vivibilissima. Lo dicono i suoi abitanti, lo confermiamo anche noi della Redazione di ARTE.it in visita nella metropoli tedesca alla scoperta dei tesori d'arte racchiusi nelle dimore storiche e nei suoi musei. Collezioni in grado di competere, per la qualità dei capolavori che raccolgono, a livello internazionale. Ma soprattutto un'area museale molto estesa sulla quale la città investe incessantemente, restaurando, ampliando e progettando nuovi spazi espositivi. Musei, oltrettutto, dotati di portafoglio, capaci di procedere a nuove acquisizioni che vanno ad ampliare le loro collezioni.
E' una città in movimento München, sospesa tra tradizione e incessante innovazione.
Lo testimoniano i numerosi interventi architettonici nei quali ci si imbatte appena varcata la soglia dell'aeroporto: il Parco Olimpico e la sua Olympiahalle edificati nel 1972, l'Allianz Arena, lo stadio costruito nel 2005 su progetto degli architetti svizzeri Herzog & de Meuron, il nuovo centro polifunzionale BMW Welt, avveniristica opera dello studio Coop Himmelb(l)au di Vienna, il nuovo Museo di Antichità Egizie, progettato nel 2012 dall’architetto Peter Böhm che regala ai visitatori l'impressione di entrare in una piramide, il museo dedicato alla tecnologia e alla sostenibilità ambientale Siemens Forum (Richard Meier & Partners Architects, 1999) e la nuova sede Siemens Headquarter, conclusa nel 2016 su progetto di Henning Larsen.
E città verde, con i suoi bellissimi parchi e giardini come l'Englischer Garten e il Parco di Nymphenburg.
D'estate Monaco offre ai più sportivi la possibilità di surfare sul Fiume Eisbach in pieno centro, di nuotare nelle fresche e cristalline acque dei tanti laghi della Bavaria, di correre in bicicletta lungo le piste ciclabili. D'inverno di approfittare dei vicini comprensori sciistici.
Nel centro di Monaco pulsa un cuore d'arte e cultura.
La chiamano Kunstareal ed è l’area dove si concentrano i musei di Monaco di Baviera: si espande per un chilometro quadrato all’interno del quartiere Maxvorstadt, girarla a piedi è facile.
Con il tempo si impara a riconoscere il contenuto dal suo contenitore.
Il palazzo ricoperto da strisce di mattonelle di ceramica colorata, opera dello studio Sauerbruch Hutton, ospita un’eccellente selezione dei lavori appartenenti alla collezione Brandhorst tra cui opere di Cy Twombly (da ammirare il Ciclo di Lepanto), Andy Warhol, Georg Baselitz, Sigmar Polke, Joseph Beuys, Damien Hirst e Jeff Koons.
La Sala 22 delle Neue Pinakothek ospita la celebre opera di Giovanni Segantini Das Plügen | Foto: Giorgia Bombino © ARTE.it 2017
Poco distante il gigantesco palazzo storico dell’Alte Pinakothek - custode del pezzo forte del Dürer, l’Autoritratto con pelliccia - costruito nel 1826 in stile rinascimentale per volere di Ludwig I e ora in fase di un importante intervento di restauro e riallestimento delle sale in vista della riapertura fissata per il 2018, conserva un immenso patrimonio di oltre 14.000 dipinti con alcuni capolavori assoluti dell’arte fiamminga, tedesca e italiana tra cui l’unico Leonardo in suolo tedesco, la Madonna del garofano.
Il capolavoro di Albrecht Dürer, Autoritratto con Pelliccia (realizzato nel 1500) è il fiore all'occhiello dell'Alte Pinakothek a Monaco di Baviera, insieme alla Madonna del Garofano di Leonardo da Vinci
Non è distante l’imponente Pinakothek der Moderne che ha la missione, tra le tante, di serbare memoria di una delle pagine più drammatiche dell’arte di regime: la sala 13 intitolata “Artisti sotto i nazional-socialismi” ospita alcune opere realizzate nel periodo della dittatura in Germania tra il 1933 e il 1945.
La selezione dei lavori ha come scopo quello di mostrare alcuni esempi concreti delle limitate possibilità espressive a disposizione degli artisti a quel tempo e delle sfide che hanno dovuto affrontare per contenere le interferenze del regime nazista sulle loro carriere.
Si tratta di lavori rappresentativi dello spirito che animava le esposizioni dedicate alla “Grande Arte Germanica” che si tennero tra il 1937 e il 1944 all’Haus der Kunst con l’esibizione di opere scelte di propaganda, mentre poco distante si procedeva alla diffamazione della cosiddetta “Arte Degenerata”, esponendo oltre 600 lavori di artisti non graditi come Paul Klee, Piet Mondrian, Wassily Kandinskij, Marc Chagall, e molti altri.
In occasione della ricorrenza degli 80 anni da quel triste capitolo, Okwui Enwezor, direttore dell’Haus der Kunst, ha messo in calendario la mostra “Monaco, Settembre 1937” allestita presso l’Archive Gallery e aperta fino al febbraio 2018.
Come un gioco di scatole cinesi, giusto per dare l’idea delle dimensioni e della varietà della proposta alla Pinakothek der Moderne, al piano -1 dell’edificio è ospitato il Museo del Design, con una vasta ed esaustiva raccolta di oggetti e mobili del Novecento. Il Museo fu fondato nel 1920 al tempo in cui fioriva la scuola del Bauhaus.
Il Museo del Design di Monaco, ospitato presso la Pinakothek der Moderne, è uno dei primi in Europa | Foto di Werner Boehm
Oltre al quartiere dei musei, la monumentalità di Monaco di Baviera si respira lungo la Ludwigstrasse, arteria principale della città che si congiunge a nord con la Leopoldstrasse.
Il corso, voluto da Ludwig I, costeggiato da imponenti edifici in stile neoclassico si dipana dalla Odeonsplatz dove sorge la Loggia dei Marescialli o Feldherrnhalle, realizzata nel 1844 per volere di Ludwig I su modello della Loggia dei Lanzi di Firenze, e accanto ad essa la barocca Chiesa dei Teatini che riprende nella facciata le forme di Sant’Andrea della Valle di Roma, mentre nei due campanili ricorda lo stile della basilica veneziana di Santa Maria della Salute.
La Loggia dei Marescialli a Monaco di Baviera | Foto: Giorgia Bombino © ARTE.it 2017
E’ in questo punto della città che, con una certa sorpresa, si avverte la fascinazione verso l’arte italiana nutrita nel corso dei secoli al di là dalle Alpi.
A più risprese l’austera cultura tedesca di matrice cattolica ha manifestato una forte ammirazione nei confronti dell’arte italiana classica e rinascimentale e verso l’arte francese, del Settecento in particolare, per la fastosità delle sue architetture, delle scenografie paesaggistiche e dello stile.
Complici le donne italiane a corte, come Anna Maria Luisa de’ Medici, seconda moglie del principe elettore Guglielmo I, e la principessa Enrichetta Adelaide di Savoia, consorte del principe elettore Ferdinando Maria, che a Monaco diffuse l’amore per il gusto italiano. Furono loro a chiamare architetti e progettisti dall’Italia per costruire importanti edifici come il Castello di Nymphenburg e la Residenz.
Il Castello di Numphenburg | Foto di Joerg Lutz
Alcuni esponenti della famiglia dei Wittelsbach, una delle più antiche casate d’Europa che governarono la Baviera per oltre otto secoli, amarono profondamente l’arte e ne capirono la valenza simbolica in termini di rappresentazione della ricchezza e del potere.
Ludwig I sostenne anche finanziariamente la creazione di mirabili collezioni. Una su tutte, frutto della paziente attività di ricerca e della cospicua spesa sostenuta dal sovrano, è quella di statue classiche conservata presso la Glyptothek, che può vantare come fiore all’occhiello il Fauno Barberini (220 a.C.), rarissimo originale ellenistico in marmo, appartenuto alla famiglia romana.
La statua detta il Fauno Barberini è un originale greco di età ellenistica. E' attualmente conservato presso la Glypthotek di Monaco di Baviera | Foto: Giorgia Bombino © ARTE.it 2017
Monaco è sempre stata, ed è ancora oggi, una città molto ricca.
Con oltre 1,5 milioni di abitanti, giovani coppie con numerosi bambini al seguito per le strade, un’Università che conta 80mila studenti, una rete di trasporti invidiabile con ben 22 linee della metropolitana, piste ciclabili lunghe chilometri e un tessuto industriale di primo livello con i quartieri generali di aziende del calibro di BMW, Siemens, Osram, Allianz, la città bavarese è costretta a cedere il passo a Berlino solo quando si apre il capitolo che riguarda le nuove generazioni di artisti e i centri nevralgici della produzione d’arte odierna.
In effetti è a Berlino che negli ultimi decenni si sono concentrate le avanguardie contemporanee, richiamate da una metropoli dove il costo della vita finora è stato contenuto. Anche se oggi nuove città hanno il sopravvento anche su Berlino, come Colonia, Lipsia e altre.
In bicicletta lungo le strade di Monaco | Foto: Giorgia Bombino © ARTE.it 2017
Eppure per buona parte del Novecento, Monaco ha avuto il primato di capitale dell'arte e della cultura in Germania.
Sui banchi dell’Accademia di Belle Arti di Monaco, voluta da Massimiliano I nel 1807 e costruita in stile neorinascimentale veneziano, hanno studiato artisti come Giorgio De Chirico, Wassily Kandinskij, Paul Klee, Edvard Much, Franz Marc.
I locali che punteggiano ancora oggi le strade di Schwabing erano il centro di ritrovo degli artisti che aderivano alle avanguardie del primo Novecento: Wassily Kandinskij, Gabriele Münter e il Circolo del Cavaliere Azzurro, per citarne alcuni. A quel tempo editori illuminati davano alle stampe riviste illustrate satiriche come “Simplicissimus”, a cui collaboravano Herman Hesse e Thomas Mann tra gli altri, e “Jugend”, da cui prende il nome lo Jungendstil o Libery tedesco.
Oggi i vecchi numeri di quelle riviste si possono ancora acquistare dai vecchi librai nei pressi di Schellingstrasse.
La vetrina di una libreria antiquaria a Monaco | Foto: Giorgia Bombino © ARTE.it 2017
Crocevia di artisti, intellettuali e ideologi, Monaco nel primo ventennio del Novecento era la città dove abitare. Dalla fine di Ottobre fino all'8 Aprile del 2018, il Lenbachhaus, depositario di una straordinaria collezione di dipinti espressionisti, rende omaggio a Gabriele Münter, singolare figura d’artista, donna di estrema modernità, eclettica e aperta alla sperimentazione multidisciplinare, che fu tra l’altro compagna di Kandinskij e che contruì ad animare la scena artistica.
Ma il fermento di primo Novecento durò solo una stagione: la sopraggiunta dittatura mise brutalmente fine alla libertà di pensiero e di espressione.
Alcuni recenti interventi d’artista per le strade della città hanno oggi il compito di serbare la memoria del passato, come ad esempio i fogli di pietra incastonati sul marciapiede all’ingresso dell’Università che ricordano i volantini della Rosa Bianca, movimento non violento di resistenza fondato da un gruppo di studenti che si opponevano al regime nazista e che furono condannati a morte.
I volantini della Rosa Bianca, simbolo della Resistenza, sono oggi riprodotti su pietra e sono visibili all'esterno dell'Università | Foto: Giorgia Bombino © ARTE.it 2017
Ma la vitalità di Monaco si continua a esprimere ancora oggi attraverso una serie di iniziative. La città chiama a sé street artist e collettivi da tutto il mondo perché intervengano su muri e pilastri “legali”.
La scorsa estate l’evento Scale Wallart, ospitato presso l’ex campus Siemens, ha avuto un notevole successo, ottenendo l’adesione di 15 nomi importanti dell’arte di strada del calibro di Aryz, Axel Void, Loomit, SatOne, Daniel Man, Okuda e altri che hanno realizzato opere su centinaia di metri quadrati di immobili industriali abbandonati dando vita a un percorso di visita lungo Hofmannstrasse.
Altre opere si possono ammirare sulla Tumblingerstrasse e sulla Rupperstrasse. Il MUCA, il Museo privato di Arte Urbana e Contemporanea che si propone come spazio espositivo, residenza d’artista e agenzia curatoriale per la realizzazione di arte in spazi esterni, offre un ricco calendario di eventi ed esposizioni nel corso dell'anno.
Interventi di Street Art per le strade della città | Foto: Giorgia Bombino © ARTE.it 2017
Ongi anno a Settembre si svolge la manifestazione Open Art che vede coinvolte numerose gallerie d’arte e varie istituzioni che per tre giorni consecutivi ospitano nuove esposizioni, si aprono a tour guidati e ospitano lezioni di artisti e curatori.
Fitto è anche il programma delle mostre a venire: in calendario è prevista un'importante retrospettiva su Paul Klee e le celebrazioni per i 100 anni del Bauhaus previste nel 2019.
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