Palazzo Doria Pamphilj

Aldobrandini
 

20/02/2001

La fisionomia che oggi il Palazzo e la Galleria Doria Pamphilj hanno, è quella assunta tra gli anni ‘30 e ‘60 del ‘700. Il primo nucleo dell’attuale palazzo Doria Pamphilj al Corso fu fatto erigere dal cardinale Giovanni Fazio Santoro, titolare di Santa Maria in Via Lata, intorno al 1505. La costruzione dell’edificio era ancora in corso quando Giulio II lo volle per il nipote Francesco Maria della Rovere. Nel 1601 il palazzo divenne proprietà del cardinale Pietro Aldobrandini, e forse da qui provengono alcune opere d’arte appartenute a Lucrezia d’Este, moglie di Francesco Maria II della Rovere, poi passate nella collezione Aldobrandini. Dal famoso matrimonio tra Olimpia Aldobrandi, unica erede della famiglia, e Camillo Pamphilj, nipote di Innocenzo X (1644-1655), il palazzo inizia ad assumere il ruolo centrale che avrà nei secoli successivi. Nel palazzo del Corso, portato in dote da Olimpia, decisero di andare ad abitare i due giovani sposi, probabilmente per rimanere a debita distanza dal Papa e da Donna Olimpia, terribile madre di Camillo, che risiedevano nel palazzo Pamphilj di Piazza Navona e che tanto avevano fatto per opporsi alla loro unione. Fu affidata la costruzione della nuova ala del palazzo Aldobrandini- Pamphilj sul Collegio Romano all’architetto Antonio Del Grande ed il progetto dopo la morte di Camillo, avvenuta nel 1666, fu portato avanti dalla moglie Olimpia e dai figli Giovanni Battista (1649-1709) e Benedetto (1653-1729). Sarà quest’ultimo, divenuto cardinale, ad abitare questa nuova ala, che sempre verrà definita “pamphiliana”. Tipico ecclesiastico di inizio secolo, Benedetto fu più che altro uomo di mondo: nei suoi appartamenti provvedette alla decorazione di diverse camere e alla costruzione, oltre che di una cappella, anche di un teatro progettato da Carlo Fontana. Importante è ricordare che il fratello Giovanni Battista fu colui che si adoperò per l’allestimento della collezione all’interno delle stanze dove tutt’ora si ammira, portando nel nuovo palazzo alcuni dei capolavori che erano ospitati nel Palazzo di Piazza Navona e nella Villa del Belrespiro. Per volere di Camillo Pamphilj junior, nipote di Benedetto e di Giovanni Battista, tra il 1731 e il 1734 fu completamente rifatta dall’architetto Gabriele Valvassori la facciata su Via del Corso, opera assai innovativa per quegli anni in cui a Roma si andava affermndo un certo classicismo accademico. Furono inoltre chiuse le logge del primo piano che davano sul cortile cinquecentesco, le quali, ridotte a finestre, formarono la Galleria dove venne ospitata la collezione; si diede inizio quindi alla sua decorazione a grottesche e a cineserie. Del 1760 è la fine della linea romana della discendenza Pamphilj; Giovanni Andrea IV Doria Landi si trasferì a Roma acquisendo entrambi i cognomi. In occasione del suo matrimonio con Leopoldina di Savoia (1767) diede inizio ad una nuova fase per la decorazione degli ambienti di rappresentanza, decorazione che ha come filo conduttore tematico la gloria e la prosperità della famiglia. Una famiglia che ancora oggi si adopera attivamente per preservare un patrimonio d’arte di valore storico e artistico inestimabile.