Percorsi d'artista
courtesy of © Sugimoto |
Opera di Hiroshi Sugimoto
15/01/2004
Hiroshi Sugimoto nasce in Giappone nel 1948. Il prezioso tempio Scintoista (opera dell'artista), sull'isola di Noashima in Giappone, cui si accede attraverso una scala di blocchi di cristallo, ben richiama il "cristallino" nitore dell'intelletto e l'anelito di comunione tra Uomo e Natura, Individuale e Universale, Personalità e Assoluto, poli costanti di oscillazione nella ricerca di Sugimoto. Le immagini dei "Mari", plasmate tra ombre e luci che ritmicamente si avvicendano, molto riecheggiano l'isola giapponese e danno efficace traduzione iconica dello scorrere del tempo naturale che, nella sua ciclicità, quasi si annulla, generando un'immagine astrattamente mentale.
Nel 1970 Sugimoto lascia il suo Paese e i tradizionali studi di economia e politica, per trasferirsi a Los Angeles e seguire i corsi di fotografia dell'Art Central College. Negli USA matura la sua formazione artistica, determinata dall'influsso dell'Arte Concettuale e del Minimalismo. L'uso della luce come "materiale artistico", di forme rettangolari e del bianco molto risente delle opere di Carl Andre o Dan Flavin, mediate dall'impiego della fotografia. Dal 1974 l'artista vive a New York, luogo di stampa delle sue foto.
Le sue immagini, sofisticate, non si avvalgono tuttavia di manipolazioni tecnologiche. La macchina che impiega richiama i modelli a soffietto dell'800, gli acidi e le pellicole adoperati sono elaborati da lui stesso, definitosi a ragione "alchimista" ed "erede delle botteghe d'arte italiane del XVI secolo. Pochi, essenziali scatti per un'immagine vengono selezionati fino alla perfezione e sviluppati nel paziente lavoro di stampa "artigianale".
La sua carriera fotografica inizia alla fine degli anni '70, con la serie dei Diorama, realizzata nei Musei di storia naturale di New York, in cui fotografa istallazioni di animali e uomini preistorici (allestite nelle sale), come se fossero istantanee prese dal vivo. Seguono la serie dei Ritratti (dagli anni '80), elaborata nel londinese Museo delle cere "Madame Tussaud", in cui più che altrove spiccano i dettagli "realissimi" dei soggetti; la serie dei Teatri, immagini di sale vuote e buie, ancora vibranti di voci (1978); i Mari (dal 1980), foto scattate in tutto il mondo (anche in Italia), divise con rigore geometrico dalla linea dell'orizzonte, espressione della "separazione incolmabile tra l'uomo e l'universo"; le Architetture (dal 1997), immagini interne ed esterne di monumenti noti, spesso fuori fuoco.
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