Il 3, 4 e 5 aprile sul grande schermo

Perugino. Rinascimento immortale. Al cinema la riscoperta del pittore che ispirò Raffaello

Perugino. Rinascimento immortale, backstage | Courtesy Nexo Digital
 

Eleonora Zamparutti

31/03/2023

Nemmeno i roghi di Savonarola riuscirono ad annerire la dolcezza delle sue Madonne, i quadri devozionali di straordinaria armonia che sarebbero stati presi a modello da moltissimi pittori a lui successivi.
Grazie alla costanza nella pittura e all’impermeabilità del suo carattere, Perugino riuscì a passare indenne i marosi del suo tempo. Il pittore che il banchiere Agostino Chigi stimava come il “meglio maestro d’Italia”, l’imprenditore che seppe diffondere in tutta Italia il marchio di fabbrica dei suoi dipinti grazie a uno stile riconoscibile, a un linguaggio semplice e diretto, gettò le basi di una pittura armonica, equilibrio perfetto tra uomo e natura, realtà e ideale, inventando composizioni e iconografie capaci di fare scuola e di sedurre le principali corti italiane.

Eppure a offuscare la vita brillante di Pietro di Cristoforo Vannucci sarabbe stato ben presto l’astro nascente di Raffaello, il suo allievo più illustre, ma anche Vasari che relegò l’artista umbro a figura di secondo livello, descrivendolo come esempio di un passato dell’arte da superare.
A restituire a Perugino il giusto posto nella storia nell’arte, mettendone in luce le novità, i meriti, il carattere, a 500 anni esatti dalla sua scomparsa arriva al cinema Perugino. Rinascimento immortale. Nelle sale solo il 3, 4 e 5 aprile, il docufilm prodotto da Ballandi e diretto da Giovanni Piscaglia - su soggetto dello stesso Piscaglia con Marco Pisoni e Filippo Nicosia - nelle sale italiane con Nexo Digital (elenco sale su nexodigital.it) in occasione della grande mostra della Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia, racconta la vita e l’opera del “divin pittore” partendo dal legame con la sua terra, l’Umbria.



Perugino. Rinascimento immortale, backstage | Foto: © Alessandro Bachiorri | Courtesy Nexo Digital

A esplodere sul grande schermo saranno i paesaggi luminosi che si spalancano sulle sponde del Lago Trasimeno immortalato spesso da Perugino sullo sfondo dei suoi dipinti. Il legame con il paesaggio è una chiave interessante nel docufilm, che vede la partecipazione straordinaria di Marco Bocci. Perugino è stato infatti uno degli inventori di questo genere: i semplici sfondi della pittura a lui precedente acquistano con il suo pennello un’autonomia inedita.
Grazie all’impiego dei droni i dipinti entrano in sintonia con la natura, le valli, i colori della sua terra, con il Lago Trasimeno che diventa un fulcro simbolico.

Da Castel della Pieve, un borgo incastonato in quei paesaggi, Pietro Vannucci, e il pubblico con lui, intraprende un percorso artistico che lo porterà a imporsi nelle capitali creative dell’epoca, Roma e Firenze, a contatto con maestri come Verrocchio e con colleghi come Botticelli e Leonardo da Vinci. Ma arriva un momento in cui per l’artista centrale del Rinascimento, il più famoso e richiesto nel ventennio che va dal 1480 al 1500, la fama si spegne con lo scorrere dei secoli fino a giungere sbiadita fino ai giorni nostri.
Il film approfondirà da vicino anche l’allestimento delle due sale interamente dedicate all’artista alla Galleria Nazionale dell’Umbria, condividendo con il pubblico anche il restauro di alcuni suoi capolavori.


Pietro di Cristoforo Vannucci, detto Perugino, Cristo in pietà, 1495, tempera su tavola, Perugia. Courtesy Galleria Nazionale dell'Umbria

Le peculiarità del pittore e il suo fondamentale ruolo all’interno della storia del Rinascimento passeranno attraverso il racconto e il contributo di esperti come il direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria Marco Pierini, il direttore delle Gallerie degli Uffizi di Firenze Eike Schmidt, lo storico Franco Cardini, il coreografo e ballerino Virgilio Sieni, solo per citare alcune voci.
Il viaggio nell’Italia dei grandi capolavori di Perugino ci guida invece tra gli affreschi della Cappella Sistina, al Collegio del Cambio, all’Archivio di Stato di Perugia, e ancora nella Cattedrale dei Santi Gervasio e Protasio a Città della Pieve, alla Pinacoteca di Bologna, solo per ricordare alcune tappe di questo avvincente itinerario.

Il pubblico è invitato a immergersi tra le prime opere perugine come le Tavolette di San Bernardino, a entrare ne L’Adorazione dei Magi della Galleria Nazionale dell’Umbria, ad apprezzare la pittura armonica dell’artista che caratterizza dipinti come La Consegna delle Chiavi della Cappella Sistina in Vaticano, il Compianto su Cristo Morto della Galleria Palatina di Firenze, la Pietà e L’Orazione nell’Orto degli Uffizi, e ancora straordinari cicli ad affresco come nel Collegio del Cambio di Perugia.



Pietro di Cristoforo Vannucci, detto il Perugino, Sposalizio della Vergine, 1502, Olio su pannello, 234 × 185 cm, Musée des Beaux-Arts, Caen

Il nastro della storia si riavvolge e gli ultimi vent’anni della sua vita vedono Perugino nuovamente nella sua Umbria mentre le invenzioni dei geni dell’arte come Raffaello, Leonardo e Michelangelo ne oscureranno la fama.
In questa parabola tragica ed eroica di un artista che, dopo aver raggiunto la vetta del riconoscimento e della fama in tutta Italia, cade clamorosamente ma senza darsi mai per vinto, c’è un pittore che è stato un fecondatore del linguaggio dell’arte come solo Giotto aveva fatto prima di lui. Questa grandezza nel suo declino è data dal fatto che Perugino, ritiratosi nella sua Umbria lontano dai riflettori delle grandi città, prosegue la sua ricerca pittorica tornando a dipingere di mano propria, fino a morire di peste, nel 1523 a Fontignano, “con il pennello in mano”, mentre lavora all’ultimo affresco.


Perugino. Rinascimento immortale, backstage | Courtesy Nexo Digital

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FOTO - Perugino. Rinascimento immortale

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